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Rovine del passato e del presente

Sono tornato da Akragas/Girgenti/Agrigento pieno di commozione per ciò che ho visto in questi giorni: un continuo spettacolo di grandiosità e miseria che forse è uno dei migliori esempi dei contrasti pericolosamente affascinanti della mia isoletta.


La Valle dei Templi …e anche di qualche ciminiera
Leggere e ascoltare le descrizioni di ciò che doveva essere l’antica e potentissima Akragas greca, immaginare l’immensa piscina artificiale della Kolymbetra popolata da piante, pesci (era un vivaio) e uccelli esotici, stupirsi di fronte alle imponenti dimensioni di quello che doveva essere il tempio di Zeus, rivivere le devastazioni compiute nel corso dei secoli a danno di quei resti pagani minacciosi, intuirne la forza in tutti i sensi…
Poi cambiare prospettiva e ritrovarsi da una parte con lo sfondo delle ciminiere delle raffinerie di petrolio di Porto Empedocle; e dall’altra le brutture dei quartieri moderni di una città accresciutasi in fretta e senza riguardi, nel dopoguerra. Scoprire che il centro storico di Agrigento è invece molto suggestivo, anche perché costruito con la stessa pietra debole dei templi (calcare sedimentario) a volte letteralmente: nei secoli passati le rovine sono state spesso usate come cave di pietra.
Contrasti che bruciano, e ti fanno amare ancora di più quella terra rossa, che calpesti quasi con il timore di farle altro torto. Mi sono realmente commosso all’arrivo, quando all’improvviso dopo una curva ci siamo trovati di fronte il Tempio di Giunone, così disarmato e fieramente immobile da più di 2.000 anni.
Gli agrigentini sono incazzosi, simpatici e pazzi e io avrei mille cose da raccontare, ma mi limito a consigliarvi di prenotare il prossimo fine settimana ;)

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