È stato un viaggio molto stimolante, pieno di riscoperte, conferme e perfino di sorprese.
Photo courtesy of pbase.com
Ho respirato tutta la Parigi che sono riuscito a far entrare nei polmoni nel breve periodo che ci siamo concessi per visitarla (una settimana). Credo di essermi un po’ innamorato di questa città, specie per il suo altrimenti indefinibile esprit artistique che ha conquistato anche me.
Come al solito, credo di partire senza troppi pregiudizi, e invece scopro di averne comunque molti da smentire, con gioia:
I parigini non sono antipatici
Questa era un’idea che mi portavo appresso da sempre. Sarà perché in passato ho conosciuto un paio di parigini effettivamente poco simpatici, sarà che una mia ex – francese di Lyon – li descriveva come snob con la puzza sotto il naso¹…
Insomma niente di tutto questo: i contatti che abbiamo avuto con gli indigeni sono stati all’insegna della comprensione e della bendisposizione. Mi sono stati rivolti molti più sorrisi benevoli di quanti avessi messo in conto… e anzi pure qualcuno di troppo (single: andate a Parigi!) ha anche indispettito la mia femme, che ogni tanto aveva voglia di diventare manesca :D
Mi sono capitate cose che finora avevo relegato a fantastica prerogativa degli ispanici: in metro una bella signora sentendo i nostri discorsi ha inforcato le lenti e con la mappa alla mano ci ha spiegato in quale stazione dovevamo fermarci per fare il percorso più breve. Decisamente promossi i parigini.
So parlare francese!
Il poco francese che so parlare deriva più da cosiddetto “pillow talk” o da altri scambi molto poco formali avvenuti per viaggi, lavoro o vacanze. Non l’ho mai studiato e non è una delle lingue in cui mi sarei mai specializzato, ma alla fine come ogni buon siciliano rimango affascinato dalla cultura e dalla lingua francese.
Tranne qualche strafalcione colossale, tipo invenzione di parole “francesizzando” vocaboli spagnoli oppure confusione endemica tra articolo indeterminativo maschile e femminile (un/une)… ho riscoperto che – pur andando quasi esclusivamente ad orecchio – la mia pronuncia è abbastanza credibile e le mie frasi sono quasi sempre comprensibili :)
Ad esempio, ho un dubbio da chiarire e lo rivolgo ai mei lettori fracofoni che avranno voglia di darmi una risposta. Non so esattamente da dove derivi questa mia abitudine, ma uso molto (troppo?) spesso la forma impersonale al posto di quella declinata, specie al posto della prima persona plurale, es. invece di:
Nous avons deja acheté les billets
Mi viene spontaneo dire:
On a deja acheté les billets
Scusate l’esempio cretino, eventuali errori ortografici o la mancanza di accenti ma il francese scritto non è decisamente il mio forte :)
Parigi non è cara
L’unica cosa che si paga caro a Parigi è l’alloggio: specialmente il rapporto qualità prezzo è decisamente sfavorevole. Stavamo in un tre stelle che poteva essere comodamente catalogato come due stelle bruttarello, per i nostri parametri.
Tutto il resto (a parte l’acqua in bottiglia, economica solo al supermercato) è altamente variabile, e cercando un minimo di non farsi infinocchiare da ristoranti finto-tipici gestiti magari da… immigrati greci², ed evitando di sfidare troppo la sorte, si trova sempre qualche bistrot, brasserie o perfino café che in qualsiasi ora del giorno e della notte serve cibo generalmente ottimo e a prezzi convenienti.
Ovviamente il tipico turista italiano che si aggira come uno zombie alla ricerca di ristoranti italiani da quattro soldi per poi criticare la pasta troppo scotta, la pizza fritta o i nomi di ricette inventati… è meglio che stia a casa, come sempre.
L’uomo non è fatto per camminare
Nell’affanno di vedere dal vivo l’arte e i luoghi che tutti conoscono per averne visto foto approssimative nei libri, avremo percorso almeno un centinaio di chilometri. Troppi, ma non riuscivamo a fermarci!
Dallo “scippo di Stato” che è il Louvre – sono contrario a quella concezione di “museo”, fondato sul furto di opere – fino al magnifico Centre Pompidou e al suo ancor più esaltante contenuto, è stato un tuffo irripetibile. Da un’angolo all’altro dei quartieri più o meno famosi e delle icone storiche di Parigi è stato ancora più irripetibile: adesso infatti sono praticamente sfinito e ho recuperato solo in parte il sonno perduto.
L’uomo non è decisamente fatto per camminare, la donna invece vi è forse più inclinata: la mia peupe (o poupée) continuava a propormi itinerari pedonali con ostentata, quanto sospetta, freschezza…
Marais
Nel mio vocabolario mentale Marais sta a Parigi come Chueca sta a Madrid. Entrambi sono quartieri vivi e pieni di gente a tutte le ore, entrambi non sono (ancora) presi troppo d’assalto dai turisti e riescono a mantenere una certa identità, entrambi sono famosi per essere quartieri gay³ e disinvolti.
Una particolarità di Marais è che inoltre risulta essere un po’ il quartiere ebraico, quindi ci trovate qualche tipico tratto distintivo che amerete se come me siete attratti da questa cultura. Se vi piacciono i cibi molto speziati di sicuro vorrete provare il Fallafel, anche se consiglio di non esagerare ;)
E se poi ogni tanto mentre passeggiate per Rue du Roi de Sicile o riposate al Jardin de George Cain sentite degli strani richiami un po’ fuori contesto… alzate la testa: ci sono i gabbiani a Marais :)
—
[¹] In seguito ho capito che tra Lyon e Parigi c’è del sano “spirito competitivo” che a volte sfocia in semplice cordiale antipatia.
[²] Sì, mi è capitato…
[³] Precisazione obbligatoria per chi ama le etichette: sono un “etero” senza fobie o pruriti sconvenienti.