Fabio, ho letto la tua analisi1 del fatto che Mark Shuttleworth stia finanziando un team di sviluppatori per migliorare ergonomia ed estetica di GNOME e KDE2. In sostanza scrivi che prima di pensare a raggiungere la luccicanza di MacOSX, ci si dovrebbe concentrare sulle vere deficienze di Ubuntu: potenziamento del sistema base (supporto hardware), semplificazione dei nomi di versione e maggiore attenzione al mercato enterprise.
Pur trovandola una ricetta piuttosto semplicistica, sono abbastanza concorde sui punti discussi, specialmente per l’augurata semplificazione dei nomi3, credo però che il resto sia già nell’agenda di Canonical da un pezzo, a partire dai fruttuosi – per tutti – accordi con aziende come Dell, anche se non credo che un solo distributore GNU/Linux possa farsi carico di intercettare il supporto degli IHV4.
Non mi torna invece la tua conclusione: perché negare l’impatto strategico che avrà un tale finanziamento sistematico teso a migliorare l’esperienza d’uso dei nostri dektop? La conquista degli utenti passa anche da lì :)
Note all'articolo
- Che trovo appunto `echo $POST_TITLE | awk ‘{print$3, $4}’` [↩]
- Le aree di intervento saranno in dettaglio X, OpenGL, GTK+, Qt, GNOME e KDE, cfr “Mark Shuttleworth – Design, user experience and development at Canonical e “Fabio Marzocca – Memo per Canonical“ [↩]
- I vari [Ku,Xu,Edu,Go,Myth,ecc]buntu… sembrerà una cosa da poco, ma io voglio usare Ubuntu e basta, anche se il mio desktop è KDE [↩]
- Non è una malattia, significa solo: Independent Hardware Vendors, N.d.felipe [↩]