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Ubuntu non è Democrazia: è un Marchio. Sorpresi?

Ci crogiolavamo tutti nel nostro essere Debian radical-geek1 quando notammo modelle nude che ammiccavano “io te la do perché tu me la dai” e ovviamente fu subito amore.
“Una Debian africana con reparto marketing e fantastiliardi per realizzare ogni nostro desiderio?”.
Sembrava la Distro Finale e per molti lo è stata e lo sarà ancora… A patto di mettere a fuoco alcuni dettagli, tipo che le modelle poi devono essersi rivestite. E tipo che prima o poi i fantastiliardi finiscono.

Cos’è Ubuntu? Le ragioni del suo successo

Tante cose. Prima di essere una distribuzione GNU/Linux, Ubuntu è una filosofia. Molto prima di essere una distribuzione è una parola africana dai tanti significati e sfumature possibili. Tra i tanti, in passato sono stati segnalati:

  1. “Io sono perché noi siamo”
  2. “Io te la do perché tu me la dai ” appunto
  3. “Non sono capace di installare Debian”
  4. “Io so che tu sai che io so”2

Analizziamo tutti questi significati. Sì, sono serissimo :D

Io sono perché noi siamo

Nelson Mandela

Ovvero “Umanità verso gli altri“. È lo slogan ufficiale preso in prestito pari pari dalla succitata antica parola e filosofia africana, come spiega diligentemente Nelson “avrà seni come meloni” Mandela3 nel breve video presente in ogni CD di installazione di Ubuntu.
Fondamentalmente una ottima scelta per un africano come Mark Shuttleworth, nuovo miliardario arricchitosi per aver venduto la sua compagnia nella primissima esplosione di dotCom, uomo dietro alla distribuzione e dietro alla società-che-vende-servizi Canonical. Una scelta che si sposa con gli ideali di una comunità di sviluppatori (e anche qualche utente) di software libero e che promette tutto quel che viene in mente a chi legge lo slogan.

Io te la do perché tu me la dai

Shuttleworth ha messo in moto una vasta e intelligente operazione di marketing, iniziata ancora prima del lancio della prima versione di Ubuntu, nell’ottobre del 2004, e proseguita fino ad oggi.

Alcuni esempi di immagini trovate cercando "Ubuntu" su Google

Tra i tanti capisaldi ci sono state assunzioni e/o coinvolgimenti di sviluppatori del team di GNOME e Debian; commissioni a studi pubblicitari professionali per curare logo, linee grafiche coordinate e altro; trovate destinate a far percepire l’imponenza di disponibilità di risorse come quella di spedire CD gratuitamente a chiunque li richieda e in qualsiasi quantità; riuscitissime pubblicità virali iniziate con la per-nulla-scandalosa esibizione di bellissimi corpi seminudi negli sfondi desktop delle prime versioni (basta una rapida ricerca con Google per Ubuntu Calendar per vederli) e degenerati nei famosi loghi alternativi a base di tette e culi che ancora rimbalzano da un blog all’altro (ecco, ora ne ho riportato anche io qualche esempio, ma a scala ridotta perché vi voglio forti, sani e liberi dal male).
Riprendendo criticatissime parole recentemente scritte da Mark “il pallone è mio” Shuttleworth: “we delegate well”, ossia “siamo bravi a commissionare il lavoro” …alle giuste persone, aggiungo io, anche se queste persone sono semplici appassionati che pubblicizzano Ubuntu a titolo personale. Non posso che dargli atto che ci riesce benissimo e non vedo niente di male in ciò.

Non sono capace di installare Debian

Acidissimo diagramma che mostrerebbe i rapporti tra Debian e Ubuntu

Non ricordo più chi ha la paternità di questa battuta (forse qualcuno di Ars Technica), ma ha colto nel segno lo spirito con cui Ubuntu si proponeva e tuttora si propone come “Linux per esseri umani” che non hanno voglia di sbattersi con installatori o comandi criptici e preferiscono un sistema operativo che non li costringa a perdere il loro status di normale utente per acquisire necessariamente quello di smanettone segaiolo drogato asociale.
Al di là delle infinite e sterili polemiche “Debian vs Ubuntu”, in realtà (un po’ anche grazie a Ubuntu) Debian è ormai semplicissima da installare anche per chi non si fa di silicio in vena, e lo stesso vale per tutte le distribuzioni maggiormente votate all’utente desktop. Ci sono automatismi che abilitano ad installare ed usare Linux chiunque dotato di pollice opponibile. Il punto sorprendente è che ben pochi di questi automatismi sono stati creati “in house” da Canonical per Ubuntu, che invece si è quasi sempre limitata a riutilizzare progetti creati da altri distributori o sviluppatori (anche se non mancano progetti originali). La straordinaria capacità di Ubuntu è però nell’amalgamare il tutto con giusto equilibrio, capacità che passa anche per importanti accordi commerciali che hanno assicurato l’appoggio di produttori e distributori di PC con Ubuntu preistallato, del calibro di DELL.
Anche qui nulla da dire: ottimo lavoro che ha portato risultati tangibili.

Io so che tu sai che io so

Ci avrete scommesso che questa era la parte più importante… Come esposto in maniera spicciola e approssimativa, Ubuntu prodotto commerciale racchiude cose diversissime come: ideali politici, estetica (anche quella degenerata in pecoreccia), risorse tecniche, risorse umane, risorse economiche… Ma non dimentichiamoci appunto che è soprattutto un prodotto commerciale sostenuto da un’azienda e non da una iniziativa umanitaria.
A differenza di preservativi, lavatrici e automobili però Ubuntu non è un prodotto destinato alla vendita per ricavare profitti diretti, in quanto è liberamente e legalmente disponibile a tutti. Anzi, dal momento che i CD vengono addirittura distribuiti fino a casa a spese del produttore, possiamo dire che il confezionamento di Ubuntu come prodotto commerciale è pensato per essere una voce in ingente e permanete perdita per il produttore.
Già, perché a differenza di Debian da cui proviene, che come molte altre distribuzioni è sviluppata dalla comunità, Ubuntu è l’espressione di Canonical, una società che ha investito su Ubuntu i fantastiliardi di cui sopra, apparentemente senza ottenere in cambio grandi cose. Canonical a sua volta è l’espressione di un uomo, un imprenditore che gestisce un patrimonio spropositato, non solo in soldi ma in esseri umani. Che lavorano per lui quasi sempre a titolo gratuito in quanto lui è perché noi siamo eccetera eccetera.

Il Marchio (Ubuntu Brand)

2010. Sono passati quasi sei anni dalla nascita di questa stupenda distribuzione.

Il nuovo logo di Ubuntu

Ubuntu ha cominciato ad allargare i propri orizzonti e offrire anche servizi, senza peraltro disdegnare soluzioni chiuse o proprietarie, quali negozi musicali sulla falsa riga di quanto fatto da Apple o non meglio definiti servizi di cloud computing sulla falsa riga di Amazon S3. Sono tentato di considerare il completamento e la (parziale?) apertura di Launchpad come un segnale che un periodo di crescita infrastrutturale interna per Ubuntu si sia concluso, e che adesso l’enorme spinta propulsiva sarà reindirizzata verso l’esterno. Per adesso senza troppo successo ma staremo a vedere.
Dopo sei anni un numero incredibile di esseri umani in tutto il mondo usa Ubuntu tutti i giorni e beneficia dell’opportunità di avere un sistema operativo libero e gratuito non rivolto solo a cantinari e che invece mira a raggiungere livelli sempre più alti di ergonomia e facilità d’uso. Allo stesso tempo un numero altrettanto incredibile di esseri umani organizzati in una ferrea e articolatissima gerarchia planetaria sviluppa, traduce, documenta, pubblicizza Ubuntu e ci mette la propria faccia.
Io apprezzo semplicemente il visionario seppure danaroso4 imprenditore. Un amministratore accorto che dopo anni vede i suoi investimenti non portare ancora frutti sperati e che ha il dovere di passare al livello successivo: come ad esempio i servizi e il settore enterprise, dove da decenni Red Hat fa scuola. A costo anche di ammettere che Ubuntu non è una democrazia e che nel suoi processi di sviluppo non tutti possono decidere tutto.

Ubuntu non è una democrazia. Sorpresi?

Beh, se siete arrivati fin qui leggendo tutti i paragrafi e non vi siete solo fermati alle foto scollacciate (bravi!) credo che anche per voi sia passato in secondo piano il fatto che Shuttleworth abbia esplicitamente detto qualcosa (di nemmeno troppo brillante) riguardo all’ordinamento politico di Ubuntu, che non è democrazia e beninteso nemmeno meritocrazia. Qualcosa che è mi chiara e mi sta bene fin dal giorno #1, quando si è auto-nominato Benevolo Dittatore a Vita ;)
Come dicevo ieri, parlando del tema (cfr “Nuovo tema di Ubuntu: pregi e difetti“), sotto il frivolo vestito c’è molto da valutare, e oltre alle novità tecniche è proprio il modo in cui il nuovo corso e il nuovo marchio verranno tradotti in realtà a costituire un lungo capitolo a parte, su cui ho opinioni che magari esporrò con calma. Ma da osservatore imparziale, distaccato e disinteressato quale sono, confido che Mr Ubuntu saprà convincere la sua sterminata gerarchia che questa è la giusta direzione, forse l’unica, e che varrà ancora la pena seguirlo.
Così è, se vi pare.

Note all'articolo

  1. Beh non proprio tutti, qualcuno che usava Red Hat ci sarà pure stato []
  2. Ok le definizioni #2 e #4 le ho inventate solo io oggi, lo ammetto []
  3. Ricordo bene che fu una frase realmente usata da Mandela a proposito della figlia nella sua corrispondenza con la moglie, dal carcere in cui era recluso? Non chiedetemi come o perché mi venga in mente questo particolare. []
  4. Se mai le due qualità dovessero necessariamente essere in contrapposizione []

0 commenti

  1. Santiago ElRumCubano

    però, non credi che dovrebbe per coerenza cambiare nome?
    intendo cambiare nome alla distro. Anch’io poco fa ho scritto questo articolo che linkai nella box.
    http://www.uielinux.org/blog/39-quattro-chiacchere-in-liberta/261-in-che-modo-canonical-manda-a-puttane-il-significato-di-ubuntu.html
    Mi fa piacere che anche tu ti sei pronunciato, perché di articoli che parlando del tema non ce ne sono tantissimi, e pure nel forum di ubuntu sembra che la notizia sia scontatissima.
    Io comunque credo che nome “ubuntu” non gli si addice più. E forse Canonical non ha mai seguito la filosofia di ubuntu, il concetto si addice alla comunità open, che però non l’ha inventata Mark.
    Per il resto penso anch’io che Mark può fare quel che vuole. E anche Canonical.

    • felipe

      No, francamente non mi sento in diritto di dire a nessuno di cambiare nome.
      Non dimentichiamo poi che comunque Ubuntu è una immensa ricchezza per tutto il pianeta del software libero, e che non sarebbe realistico chiedere a Shuttleworth più di quel che fa. Basta mettere tutto nella giusta prospettiva :)

      • Santiago ElRumCubano

        si, innanzitutto volevo dire che in tutto il mio discorso è sottinteso un “a mio parere”. Lascio in chiaro che quando dico “dovrebbe” è perché cerco di vedere un filo logico di coerenza nei comportamenti.
        Alla fine, capirai se vado da Shuttleworth a dirgli di cambiare nome. Come ho già detto concordo con te sul fatto che Shuttleworth può fare quel che vuole e anche Canonical. Non ero neanche sorpreso poi, perché come ho scritto nel mio post, la sua dichiarazione è stata la conferma dell’idea che mi ero fatto di Ubuntu.
        Contributo o no al mondo open, questo non toglie che gli si permetta di agire senza coerenza. E poi anche qui a me rammarica dirlo ma ho letto che a livello effettivo, Novell e RedHat contribuiscono con tantissime di linee di codice open, cosa che Canonical non fa. Cosa intendi per immensa richezza al mondo open? Se intendi il riavvicinamento o la politica “linux per essere umani” allora si, di questo gli do atto. Ma io non ho messo in discussione se le sue scelte erano sbagliate o meno.
        PS: Non ho capito perché secondo te non c’è neanche un minimo di meritocrazia. Secondo te alla fine non è neppure meritocratico?

  2. Neffscape

    Per quanto mi riguarda il malinteso non è mai esistito. Ubuntu mi piace come progetto proprio per la sua natura di prodotto commerciale che sa però trarre il meglio dall’apertura verso la comunità e dalla forte leadership che è invece tipica degli ambienti imprenditoriali. Senza la forte leadership di Shuttleworth e di Canonical in generale, ubuntu sarebbe una nave senza timoniere, soprattutto – temo – sarebbe un grande pollaio senza nessun gallo capace di prendere (buone o cattive) decisioni perseguendo una visione che prevede oltre che alla libertà l’obiettivo della sostenibilità economica. I progetti come Debian naturalmente sono fantastici, ma richiedono ai propri sviluppatori di essere benefattori. Secondo me Shuttleworth ha capito una cosa fondamentale: anche se tutti noi amiamo il software libero e ci piace dare il nostro contributo per rendere più bello il mondo, tutti ogni tanto amano nutrirsi con vero cibo e vere bevande, e lo stesso vale per gli sviluppatori. Progettare la rivoluzione dell’open source non è possibile se prima non risolviamo questo problema fondamentale. L’open source non può essere un lavoro se non viene retribuito e pertanto non sarà mai l’obiettivo professionale di un programmatore professionista che ha intenzione di pagare le tasse e dare cibo “vero” ai propri figli. Ubuntu è un prototipo ambizioso, che vuole unire gli ideali di apertura, gratuità e umanità del software libero senza rinunciare a dar da mangiare ai propri sviluppatori. È un modello che se dimostrasse successo potrebbe davvero cambiare il mondo.
    Dato che però Canonical investe fior di quattrini per realizzare il proprio obiettivo è chiaro che pretende di poter comandare. E ci mancherebbe. Sinceramente non vedo perchè la gente si scandalizzi di queste dichiarazioni!

    • Santiago ElRumCubano

      io credo che il problema che tu poni abbia a che fare con la differenza tra freesoftware e opensource. Che Canonical appoggi l’opensource e non il free software è sottinteso.
      Io non mi scandalizzo perché anche altre distro usano un sistema di meritocrazia che mi sta bene. Quello che mi da fastidio è la campagna di marketing basata su un concetto filosofico che in realtà ha preso dalla comunità.
      In altre parole, Shuttleworth non ha inventato la comunità open, esa esisteva anche prima. Forse il suo sistema l’ha fatto conoscere ecc, ma il concetto di ubuntu è nella comunità open e non soltanto nella sua distro.
      Per le altre questioni e sul perché – sempre a mio parere – Ubuntu non è degna di quel nome, lo trovi nel mio articolo linkato prima.

      • d4n1x86

        Santiago ElRumCubano ho letto il tuo blog e ho letto affondo anche il commento di Neffscape e posso dire che avete ragione entrambe. È vero che come dice Santiago sul suo blog con tale modo di fare si perde il significato filosofico della parola Ubuntu ma come dice Neffscape io che sviluppo dovrò pure mangiare. Insomma l’idea di Canonical è buona potrebbe veramente trovarsi avanti peccato è il risultato che si sta ottenendo. Cosa voglio dire? scusate ma lo sfondo viola di 10.04 fa cagare in confronto allo sfondo di leopard (odio apple e i mac), e se Canonical ha pagato per farsi fare quello schifo allora stanno rovinati di cervello. Sono convinto che chiedere alla comunità cosa ne pensa o fare un contest avrebbe portato risultati migliori e sapete perchè? perchè Ubuntu è usata da milioni di persone tutti i giorni e tra questi ci sono anche professionisti di grafica o semplici appassionati che avrebbero fatto di certo meglio. Ubuntu non è una democrazia? bene allora posso dire che non lo è perchè è stato deciso così. Sarebbe bastato presentare 4 temi differenti con i pulsanti dove gli pareva con una bella domanda quale vi piace di più? e farlo pubblicare su i vari forum di Ubuntu almeno in quelli più grandi come quello in inglese, spagnolo, francese ecc; si dava 1 mese per votare e alla fine si facevano le somme e si metteva il tema più bello. Con un piccione avrebbero preso 2 fave avrebbero scelto loro (poichè imponevano 4 temi) però avrebbero dato una parvenza di democrazia facendo scegliere a chi ci dovrà passare i prossimi 6mesi/3anni davanti. In realtà questa cosa di cui parlo io la fanno già tutti compresa la Microsoft; se l’utenza dice mi fa schifo sta cosa, Microsoft accontenta l’utenza. Lo vogliamo chiamare “Accontentiamo Gli Utenti”?
        Sapete qualsiasi prodotto prima di essere venduto viene studiato affondo che impatto ha sul mercato. Un gruppo di persone vengono chiamate e “pagate” (di solito danno buoni benzina), per dire quale confezione preferiscono tra le 4 del prodotto X, quale tra i 5 biscotti gli piace di più ecc ecc ecc. Perchè si fà questo? perchè così si accontenta l’utenza finale rendendo il prodotto il più accattivante possibile. In Canonical sono così orbi che non si rendono conto che fingendo una “democrazia” avrebbero fatto qualcosa di successo e per fare la loro ricerca di mercato non avrebbero dovuto neanche sganciare 1€.
        Mi sa che di marketing ancora non ci capiscono un gran che e i risultati si vedono. Come diceva il famoso saggio “Il cliente ha sempre ragione”; qui non è questione di democrazia è questione di come si fà il marketing se produci una cosa che non piace a nessuno perdi clienti, se invece ascolti il cliente e la fai come può piacere a lui allora acquisti clienti, fama successo e gloria :D

      • Neffscape

        Ho letto il tuo articolo e capisco le tue motivazioni anche se non le condivido al 100%. È vero, non sempre ubuntu coinvolge la comunità in ogni processo ed è vero “commissionare” un lavoro a un gruppo esterno sembrerebbe remare contro alla classica interpretazione del concetto di ubuntu. Ciononostante “Ubuntu continua ad “essere” per merito di ciò che siamo tutti”, perché in quel “noi tutti” non possiamo escludere il lavoro di leadership e le decisioni fatte dalla dirigenza del progetto che ha determinato che per le questioni di comunicazione e marketing era meglio rivolgersi altrove. Ubuntu è quello che è anche a causa di questa decisione, quindi il concetto di ubuntu è rispettato. Semmai si può dire che non è vero che ubuntu è sempre aperta a meccanismi di tipo meritocratico. Ci sono dei campi come ad esempio quello della comunicazione e del marketing in cui Canonical preferisce fare da sola, e credo che lo faccia perchè sia convinta, in questo modo, di poter ottenere migliori risultati (prima di tutto occorrono professionisti, in secondo luogo non si poteva aspettare ancora 5 anni per mettere in piedi un nuovo concetto. Serviva un lavoro prodotto entro una certa scadenza). Dato che lavoro nel settore (marketing e pubbliche relazioni) mi sento di appoggiare l’idea che sta alla base delle scelte di Canonical: l’aspetto grafico è parte di un lavoro che non coinvolge unicamente i designer ma anche i “markettari” responsabili della strategia di comunicazione responsabile di far percepire il prodotto ubuntu al giusto pubblico target.
        Farò in proposito un esempio pratico. Ubuntu vive di fondi che dovrebbero essere raccolti grazie a servizi commerciali offerti da canonical in relazione al sistema operativo ubuntu. La componente “canonical” è fondamentale per finanziare il progetto e per renderlo possibile. È un pilastro fondamentale e insostituibile per l’obiettivo di ubuntu. Per sostenere il pilastro “canonical” è necessario trovare una strategia che le permetta di vivere, in altre parole per farle guadagnare dindi sonanti e partner strategici. Per poter ottenere partner e soldi è necessario prima di tutto far conoscere canonical e farla percepire come “responsabile” del progetto. Per questo motivo, i designer hanno concepito una brand identity che prevede la messa in evidenza dei tre pilastri che rendono possibile ubuntu. Canonical (rappresentata dal colore viola), La comunità degli utenti (arancione) e gli sviluppatori (puntini). La messa in evidenza dei tre pilastri che rendono possibile ubuntu era necessario per far capire prima di tutto che ubuntu è formato da diversi elementi e secondariamente per dare un “peso” all’impegno di canonical in questo progetto (la predominanza del viola significa proprio questo). Grazie a questa strategia, Canonical spera di essere identificata in modo più chiaro come promotrice e leader del progetto, in modo da poter essere identificata con maggiore evidenza dal proprio pubblico come entità primaria a cui rivolgersi quando si parla del prodotto “ubuntu”. Probabilmente Canonical voleva che le potenziali aziende partner discutessero in prima persona con lei eventuali azioni strategiche e non passassero semplicemente dalla comunità, elemento che monopolizzava l’immagine di ubuntu in precedenza. È anche un modo per ricordare che se vuoi avere supporto per ubuntu non c’è soluzione migliore che rivolgerti ai leader del progetto, che sono in grado di offrire servizi commerciali di alto livello. Per concepire una strategia coerente e dettagliata come questa era necessario rivolgersi a “gente del mestiere”, se non altro per riuscire ad arrivare ad una soluzione di qualità prima del prossimo millennio. Ora l’interfaccia grafica è un discorso molto complesso perchè non può prescindere da requisiti di usabilità (per stabilire i quali esiste un apposito gruppo nella comunità di ubuntu), ma non può neanche entrare in contraddizione con gli aspetti di marketing e la corporate identity stabilita dai professionisti. Per questo motivo era più facile per canonical commissionare la creazione di un tema grafico che rispondesse alle esigenze del gruppo usabilità e alle componenti della brand identity. Per questo motivo si è concepito il tutto “a scatola chiusa”. Ora “ubuntu è ciò che è per via di ciò che siamo tutti”: comunità, canonical e sviluppatori. Non si può certo dire che il nuovo brand e l’identità di ubuntu non siano impregnati di questo valore.

        • d4n1x86

          Scusa ma la scelta di marketing in questo nuovo look dove si trova? Qualcuno ha commissionato, qualcuno ha fatto e non ci si è preoccupati minimamente di vedere se al cliente piace.
          http://it.wikipedia.org/wiki/Ricerca_di_mercato
          Se io sono l’azienda Alpha e devo produrre un wallpaper devo fare delle ricerche tra i clienti del mio prodotto per vedere se mi piace o meno. Oppure se sviluppo un sito web dovrò chiedere il parere degli utenti per migliorarlo (come ha fatto Felipe); la Canonical quando ha fatto questo per il nuovo look? lo ha semplicemente imposto senza nessuna ricerca.
          Secondo me si stanno dando la zappa su i piedi dopo il tema, i bottoni e quest’ultima dichiarazione di non “democrazia”, o se meglio la vogliamo dire di non ascolto del cliente, molti utenti andranno via da Ubuntu per trovarsi altro che li soddisfi di più…. Molti migreranno ad altre distro alcuni opteranno per Kubuntu (in segno di rivolta) e altri torneranno a Windows.
          Vedremo se il tempo mi darà ragione ma se ho ragione mi sa che nel giro di poco vedremo la fine.

          • Neffscape

            Scusa, ma parli di ricerca di mercato un po’ a sbalzo. La ricerca di mercato la fai per capire dove posizionarti e in quale mercato competere, identificando i target su cui agire. La valutazione dei risultati si fa dopo la messa in opera della strategia, cosa che non è ancora stata fatta (per ora si sa solo che alcuni membri della comunità non gradiscono *inserire elemento a caso qui*) ma non si tratta di dati misurabili né per forza significativi. Siamo appena entrati in fase beta, diamo tempo al tempo.
            Le scelte di marketing (che non è sinonimo di ricerca di mercato) si notano nella scelta dei colori del tema (arancione e viola sono predominanti nello schema di colori, indice di un’aderenza alla nuova brand identity, che è stata appunto studiata con dei professionisti del settore), nelle nuove icone del software manager e in altri piccoli dettagli. Comunque giudicando un tema in base ai nostri gusti personali non arriveremo mai a niente. Chiediamoci qual’è lo scopo del nuovo tema e qual’è quello del nuovo brand. Una volta che abbiamo risposto a queste domande aspettiamo la diffusione di Lucid, raccogliamo dati empirici e valutiamo se abbiamo raggiunto gli obiettivi. Il marketing è una scienza, mica pizza e fichi.

          • d4n1x86

            Fatto stà che si torna sempre al mio discorso. Se tutti i clienti dicono i bottoni a sinistra o il nuovo tema ci fà cagare e tu continui a dire no deve essere così perchè qui non è una democrazia decidiamo noi cosa stai facendo? è stupidita, altro che problemi di democrazia; ripeto se speri di vendere un prodotto che ha un mercato di 100 persone e a 80 di queste non piace come è fatto stai facendo delle scelte di marketing che ti portano alla chiusura. Per capire questo non serve ne un commercialista ne un genio. Canonical non è ne la Microsoft ne la Apple; la prima ha messo a credere al popolo ignorante che computer = windows e quindi non se ne può fare a meno, la seconda si vanta di fare cose nuove e innovative (anche se spesso non lo sono) sfruttando sempre l’ignoranza e fomentato i fondamentalisti. Canonical invece non ha nulla di tutto c’ho, chi usa Ubuntu o derivate sa benissimo che c’è altro su cui andare sia nel mondo Linux che in’altri mondi. Se continuano a fare una distribuzione piena di software Bugato e che graficamente non piace a molti, molti se ne andranno.
            È inutile parlare di Aplha Beta o quant’altro visti i presupposti che si stanno mettendo, Mark Shuttleworth, non ha intenzione di dare spazio a critiche, vediamo che fine farà con questa politica. Secondo me non sarà bella.

          • speedyx

            Ma di cosa parli? Il tema te lo puoi cambiare da solo.
            E se usi kubuntu è ancora meglio ;)
            VIVA KDE!

          • kgiac

            Concordo in pieno! Io uso (K)ubuntu perché finora mi ha fatto comodo, ma se un giorno il caro Mark dovesse sgarrare lo lascio senza problemi. Tanto di distro ne trovo quante ne voglio (basta che ci stia KDE!).

    • flux

      Concordo con Neff… Tra i motivi per cui mi piace Ubuntu c’è anche questa sua natura commerciale (per chi ne ha bisogno) ma nello stesso tempo aperta alla comunità opensource. Se non fosse per questa sua duplice natura, molto probabilmente non sarebbe altro che una Slackware modificata per una ristretta cerchia di poveri nerd, invece è per tutti noi ed è il segreto del suo successo.
      ps. Contento di rivederti felipe, da quando non c’eri, chissà perchè il mio Google Reader lo vedevo una volta ogni due settimane eheheh

  3. Pinins

    Mi sembra di intravedere Stallmann che possiedeil tuo animo e che parla attraverso te :)
    comunque sì, shuttleworth sempbra voler essere sempre più lo Steve jobs del free software. Il problema è che secondo me le due cose son incompatibili, dunque abbiamo 2 alternative
    1)rinunciamo ad avere il nostro Mark Jobs
    2) rinunciamo a un po’, non dico tutta, della nostra Freedom
    ma pare che qualcuno abbia già deciso che la scelta corretta sia la seconda.
    PS io ho guardato le donnine e poi son passato all’ultimo paragrafo direttamente, conservo ancora la tua stima? :P

  4. JPage89

    Alla fine ha detto l’Ovvio, solo che nessuno voleva ammetterlo
    Alla fine ogni distro famosa è un marchio
    democrazia è se decidi TU insieme ad altri cosa fare
    l’unica distro forse democratica è LinuxFromScratch
    anzi, già fà un grandissimo lavoro a spendere milioncini per un progetto che almeno all’immediato non porta assolutamente a nulla (sperando però che il mondo non si ubuntizzi, come fanno i driver ati di recente)

  5. AleCutu

    Mark ha semplicemente detto
    “Abbiamo un team che si occupa di questo, un team che si occupa di quello. È meritocrazia, se vuoi contribuire nelle scelte devi far parte del team relativo, devi quindi meritartelo”
    Secondo me questo è giusto! Nessuna decisione accontenterà mai tutti, chi se lo merita deciderà :-) E comunque io aspetterei la versione finale prima di parlare! :D

    • Santiago ElRumCubano

      Ma sei sicuro che quel team sia raggiungibile da tutti? Il problema è che alcuni team sono privati.
      La versione finale non c’entra niente. Può darsi che la sua visione porti benefici e conquisti il mondo. Ma a me interessa che non ti venda oro per bronzo. Il concetto filosofico di ubuntu ha democrazia dentro. Lui lo usa solo per farsi pubblicità

      • Barra Greenbitweb

        Beh in tutti i team ci sono dipendenti canonical e persone “normali” della comunità.
        Può essere difficile farne parte: faccio fatica ad immaginare quante persone abbiano chiesto di entrare nel team che si occupa di grafica e usabilità solo perchè magari è da 10gg che hanno iniziato a fare qualcosa con GIMP….

      • pasovp

        Secondo me questa cosa filosofica a cui ti appelli può essere vista in mille modi, ma ricorda che che sebbene Canonical/Ubuntu è diventata quel che è ANCHE grazie alla comunità, anche la comunità di Ubuntu è quel che è pure grazie a Canonical. Il concetto filosofico può parlare di democrazia, ma parla anche di umanità (che non è perfetta) e di identità (che non può essere condivisa).
        Da nessuna parte è mai stato detto che Ubuntu è Debian e che la comunità sceglie tutto quello che vuole “perchè è giusto così e perchè è democratico”! Perciò nessuno ha imbrogliato nessuno.
        La comunità e la società insieme possono andare lontano insieme, ma non possono sostituirsi l’una con l’altra.

  6. sagana

    Sinceramente quando sono passato a linux l’ho fatto con ubuntu, ma appena ho capito cos’era veramente l’ho rimosso iniziando a provare altre distro.
    Questo perchè come dice Santiago, anche nel suo articolo (che ho letto, e concordo in granparte ;) ubuntu si sponsorizza per ciò che non è e usa un nome inappropriato rispetto agli obbiettivi e mezzi del progetto.
    Insomma è ingannatore secondo la mia opinione, ti promette di essere free ed open e poi finisci per scoprire che è solo open e solo in parte (e probabilmente secondo me, basterà aspettare qualche anno e… eccoti comparire ‘ubuntu more figo’ a pagamento e la versione attuale sarà aggiornata quanto windows 95).
    Insomma esistono distribuzioni altrettanto valide (non faccio nomi per evitare guerre di religione) perchè non usarle?
    La solita solfa è: ubuntu ci ha portato centinaia di utenti e ha fatto conoscere il mondo linux.
    La mia risposta è: Se gli utenti che ci ha portato ubuntu sono quelli convinti che sia meglio installare codec proprietari per ascoltare gli mp3 piuttosto che convertire tutto in ogg, se gli utenti che l’hanno installato eliminando windows sono utenti che amano i driver proprietari preinstallati e che usano flash di adobe invece della controparte open, allora sono utenti di cui sinceramente facevo anche a meno.
    Voi direte, sì ma anche tu sei arrivato qui con ubuntu e io rispondo: io cercavo qualcosa di diverso da windows ho trovato linux e la distro più pubblicizzata era ubuntu, fosse stata Sidux o Mandriva l’avrei installata lo stesso.
    Anche se verrò probabilmente ignorato dalla bambagia ubuntoniana la mia proposta è: perchè non provare altre distro e poi rimanerci? Ubuntu è un ottimo trampolino di lancio, ma poi perchè rimanerci?
    Se ubuntu è una distro che installi e tieni e che ti toglie la voglia di provare altro, allora è più simile a windows che a una normale distro linux e se è così allora forse sarebbe il caso di non dire più installo ubuntu linux, ma installo ubuntu, un SO a parte.
    PS: potete benissimo non concordare, questa è solo la mia umile opinione, ma in ogni caso non risponderò a eventuali sotto-commenti, non ho il tempo di combattere “guerre di religione” questo è solo un commento.

    • SempreIo

      Concordo.
      Si fotta l’omino dello spazio e tutta la marmagli d’insulsi poppanti che s’è portato appresso.
      E ridia alla comunità quello che ha tolto, sia che si tratti di concetti o di tempo regalato a sviluppare il SUO sogno di dominio del mondo.
      E si fotta pure Linus, che se non fosse tanto fintamente Free e ipocritamente Open avrebbe scelto la BSD per mignotte come licenza, sfanculando tutti gli abomini opensorci che sputano sulla GPL continuandola ad usare.

    • speedyx

      Amo le tecnologie libere, ma puoi concordare sul fatto che molto hardware e molti contenuti della rete sarebbero inutilizzabili senza compromessi con software non libero.
      Ho usato sidux e fedora per più di un anno ciascuno, ma alla fine ho sempre avuto il bisogno di vedermi un dvd, di ascoltare degli mp3 o di visualizzare stream online come flash o silverlight.
      Sebbene preferisco sidux, USO Linux Mint KDE, e SMANETTO con sidux. Senza software proprietario al momento non puoi fare altro.

      • tosky

        Attenzione: stai confondendo problemi diversi.
        – Per l’uso di formati come mpeg e derivati il software è assolutamente libero (ffmpeg in primis); il problema in questo caso sono i brevetti sul software (problema controverso, che comunque è limitato nel tempo, seppure lungo – 20 anni).
        – La visualizzazione di DVD cifrati è impedita per legge: il diritto dei produttori a proteggere i dati ha purtroppo la precedenza su quello dei consumatori a visualizzarli, ergo il sistema che ufficialmente è segreto ed è illecito decifrarlo.
        – silverlight è una bestia strana, un po’ software libero, ma con blob binari per i codec, ma che possono essere sostituiti con software libero (ffmpeg), ma poi torna il problema dei brevetti.
        – flash è una tecnologia di cui sono state pubblicate le specifiche, di cui purtroppo al momento l’unica implementazione completamente funzionante è proprietaria, ma di cui avremo in futuro implementazioni libere sempre più funzionanti (gnash sta migliorando, lentamente, ma alcune modifiche strutturali sono finalmente arrivate). Certo, resta il problema dei brevetti sui contenuti codificati in alcuni formati (vedi sopra).

          • tosky

            @ Amon Paike
            > il problema sui brevetti non è un problema europeo
            Errore. Lo è almeno in parte, purtroppo, contrariamente al pensare comune; perché viene considerato brevettabile ogni cosa che produce un effetto tecnico (non era questo il termine legale, ma dovrei ritrovare i miei appunti); e in questo modo molti brevetti su roba squisitamente matematica (tutte le tecniche legate alla codifica mpeg, ad esempio) sono stati fatti rientrare dalla finestra (vedi anche la nota in fondo a questa pagina:
            http://www.gnu.org/philosophy/savingeurope.html )
            Prova a cercare i brevetti del Fraunhofer Institute elencati qui:
            http://eupat.ffii.org/pikta/xrani/mpeg/index.en.html
            nell’apposito motore di ricerca:
            https://register.epoline.org/espacenet/regviewer?lng=en
            Ovviamente se le modifiche proposte alla legislazione in tema di brevetti fossero passate, sarebbe stato peggio, ma questo non toglie che alcuni problemi restino. Certo, si potrebbero provare ad impugnare in alcuni casi, ma è una causa in tribunale, con tutto quello che comporta.

    • Aska

      @Giulio
      Bel commento provocatore. In pratica stai dicendo che hai provato Ubuntu, non l’hai realmente utilizzato poichè sei passato subito ad un’altra distribuzione.
      Il resto del messaggio mi fa capire che fai parte di quella cerchia di utenti che passa le giornate a reinstallare distribuzioni linux.. come può essere obiettivo il tuo commento?
      Io tempo fa mi sono installato una suse e l’ho tenuta per due anni, poi ho installato una mandrake e l’ho tenuta per un anno.
      Da 12 anni uso comunque windows e son tornato su linux grazie ad Ubuntu dalla versione 6.06.
      In pratica ho installato ubuntu, mi son fatto le configurazioni che ritenevo utili ed ho continuato ad aggiornarlo e ad aggiornare le mie configurazioni. Ubuntu ha pregi e difetti ma lo trovo comodo e quindi continuo ad usarlo.
      Per quel che mi riguarda, Mark deve poter prendere decisioni sull’aspetto di una distribuzione da lui sponsorizzata.
      Non ci vedo nulla di male.

      • sagana

        Rispondo a te, ma non sul mio commento perchè come ho detto, ho già argomentato il mio punto di vista lì. Voglio solo evitare ulteriori fraintendimenti: le distro che ho installato, compresa ubuntu, le ho provate circa per 3/6 mesi l’una (all’inizio ce ne ho messo per capire il mondo linux e scegliere da che parte schierarmi o se evitare di farlo, insomma ho impiegato del tempo anche a capire la natura di ubuntu e delle altre distro), in modo da ambientarmi e comprende la filosofia di ognuna e scoprire se ce ne fosse una da tenere fissa senza impedirmi di continuare a provarne altre. Questo perchè secondo me l’utente linux non dovrebbe passare da “collaboratore-utente linux” a “collaboratore-utente specifica-distro” ma al contrario dovrebbe provare le varie distro e nel frattempo scegliersene una da tenere fissa mentre cerca di sostenere i progetti nascenti e controlla nel tempo se è nata qualche altra distro che ritiene più utile di quella fissa scelta precedentemente. Questo perchè linux è cambiamento, scelta e libertà, secondo il mio punto di vista.

        • speedyx

          Sono d’accordo completamente con te. L’unica scelta che considero così solida che non cambierò nei prossimi anni è KDE, per il resto debian-kde, mepis, kubuntu, mint-kde, sidux… fedora-kde, opensuse, mandriva … NON HO PREGIUDIZI.
          Oltre a mint-kde ho 4 partizioni sul mio pc per testare sul vivo le nuove distro.

    • Diavolo_Rosso

      Il tuo è un pò un discorso da “Radical Geek” che non si regge in piedi nella realtà.
      La stragrande maggioranza degli utenti che usano un pc non hanno ne il tempo ne la voglia di passare ore a convertire audio e video per passare a formati liberi (tralasciando volutamente la marea di gente che non sa neanche che differenza ci sia tra un formato e un altro), o di passare ore a smadonnare su siti fatti completamente in flash (che purtroppo sono parecchi) che non ne vogliono sapere di funzionare come si deve con Gnash e compagni.
      L’enorme mole di utenti che Ubuntu ha fatto guadagnare al mondo open e che tu disprezzi tanto, è la stessa fetta di mercato che non avendo nessuna voglia di diventare dei geek/nerd, hanno chiesto a gran voce migliorie da parte delle software/hardware house e ci hanno procurato driver nativi e hardware e software compatibile a iosa.
      Personalmente sono passato a GNU/Linux perchè ero stanco di farmelo mettere in quel posto da Microsoft e compagni, non per diventare un geek mannaro che passa le notti a ricompilare kernel o a compilare sorgenti sperando che l’ultima pre-alpha instabile di Gnash inizi a fare almeno un decimo di quello che fa flash che per altro non è neanche allo stesso livello della controparte su Windows.
      Purtroppo il mondo dell’informatica è fatto di standard “de iure” e di standard “de facto” che volenti o nolenti sono usati dalla stragrande maggioranza degli informatici competenti o meno che siano. Portare avanti una guerra contro gli standard proprietari trovo che sia inutile e contro produttivo. Se tutti la pensassero come te probabilmente ora saremo ancora ai tempi in cui il kernel andava compilato a mano e non era neanche detto che tutto avrebbe funzionato corettamente.
      In linea definitiva Ubuntu resta ancora la distro con il miglior rapporto usabilità/sbattimento e finché sarà cosi ben venga. Che poi non è una democrazia o il tema fa cagare perché non è stato scelto dagli utenti sono aspetti irrilevanti per quanto mi riguarda. Il tema si cambia ed ho sufficienti capacità per far fare al mio pc quello che mi pare come mi pare. Le scelte di Mark mi lasciano indifferente.

      • sagana

        Tutta quella mole di utenti se è tanto pigra per imparare ad usare come si deve linux allora forse è meglio che non ci passi affatto! Fino a qualche tempo fa la storia era “Se vuoi usarlo te lo impari” e non valeva solo per le distro, ma per per la vita stessa, questa concezione del tutto e subito “perchè non ho tempo” è diseducativa per le nuove generazioni. È come andare a pescare con la dinamite: rovini lo spirito della pesca, non ti rilassi è svolgi un attività illegale e controproducente.
        Anche lavorando tutto il dì se uno si appassiona trova il tempo di imparare qualcosa ogni giorno, che sia linux come il cucinare dolci e se non ha la voglia di imparare, mi sembra che nessuno lo costringa ad abbandonare windows o a non utilizzare al suo posto un mac.
        Molti degli utenti che passano a linux lo fanno “per non pagare windows” e ti sembra una motivazione questa? Sono gli stessi utenti che scaricano il nuovo cd del loro gruppo preferito che il mese dopo si scioglie per mancanza di fondi! Una cosa è dire “tutti sono così guarda la realtà” e questo lo capisco, ma un’altra cosa è dire “Accettala così com’è” questo no, mi spiace, ma se posso perlomeno ancora lamentarmi, in questa società, allora non farò a meno di farlo, per quanto inutile possa essere.
        Io non ho mai detto di volere che tutti gli utenti la pensino come me, sarebbe controproducente per il mondo linux, dico che molti utenti sono troppo superficiali, un po’ come lo sono con linux lo saranno nella vita reale, io faccio quello che faccio perchè ritengo che per migliorare il mondo almeno un po’, si debba iniziare dalle piccole cose e che nel mio piccolo un leggero cambiamento posso anche attuarlo, lo so sono un ingenuo idealista, ma che ci vuoi fare, sono nato così ;)
        Il punto che non consideri è: adesso cambi il tema come vuoi e fai fare al tuo pc quello che vuoi, ma un domani? Magari pensi che un domani sarai libero di usare altre distro se ubuntu ti dovesse stufare, o dovesse diventare misteriosamente closed e a pagamento (cosa che sospetto) ma per come vanno le cose ora temo che in un domani le altre distro saranno un numero radicalmente minore, e la possibilità di scelta data da linux finirà nel cesso.
        È un po’ come dire: massì compriamo quest’auto incredibilmente inquinante ed utilizziamola anche solo per andare a trovare la nonna che vive alla fine della stessa strada in cui vivo io, tanto finche lo facciamo noi che vuoi che succeda?
        Il fatto che si parli di computer, tecnologia e linux non rende il problema diverso solo perchè lo vogliamo vedere diverso.
        PS: ho scritto troppo, sono proprio un rompiballe ;D

        • Diavolo_Rosso

          Io in parte ti capisco, perchè anche io ho iniziato come te. Sono perito informatico, e non mi vergogno di definirmi geek quasi al limite della nerdaggine. All’inizio passavo intere giornate a installare e provare qualunque distro mi capitasse a tiro e installare demoni solo per lo sfizio di farli funzionare. Ho provato anche a configurare un server mail solo per lo sfizio di mandarmi una mail da solo e dire “cazzo! ce l’ho fatta! funziona!”. Ma ora non è più cosi. Non c’è ne il tempo ne la voglia di buttare via le giornate in questa maniera. Bisogna portare la pagnotta a casa e perdere tempo a fare del lavoro inutile diventa contro producente.
          Ma alla fine il tuo discorso rimane sempre “Radical Geek”.
          “Se vuoi usare Linux devi essere nerd, altrimenti ciccia!”
          Non è un approccio che funziona in nessun campo della vita. Non devi fare Gates di cognome per usare Win ne tantomeno chiamarti Jobs per usare Mac, quindi perchè ti dovresti chiamare Stallman o Linus, per usare Linux? Io ho partecipato a diverse fiere con il LUG della mia zona, per mostrare alla gente cos’è Linux e cos’è l’open-source, e non hai neanche la minima idea di quanti anziani si fermavano allo stand a chiedere e a informarsi perchè erano passati a Linux o avevano intenzione di farlo perchè ne condividevano la filosofia magari, ma da buoni figli dei loro tempi di informatica ci capivano ben poco. Io cosa avrei dovuto rispondere a questa gente? Di tornarsene a casa? Che Linux non faceva per loro? Non è questo lo spirito che unisce una comunità. La realtà è che il mondo informatico è composto da chi ne sa e da chi è in grado di andarsi a leggere un giornale on-line e di fare poco altro ancora. Non giova a nessuno ghettizzare questi ultimi solo perchè non sono nati con il silicio nelle vene.
          Riguardo la questione Democrazia o Non Democrazia invece, secondo me sottovaluti la potenza dell’open-source. Il kernel linux e la quasi totalità dei software che completano il pacchetto GNU/Linux sono nati per essere liberi e lo rimarranno fino alla loro morte, e mai nessuno potrà cambiare questo dato di fatto. Anche se Ubuntu diventasse closed o a pagamento, e con lei seguissero tutte le maggiori distribuzioni, nulla negherebbe ad altri di fare nuove distribuzioni, primo tra tutti proprio Stallman che dalla testa della Free Software Foundation dubito fortemente che rimanga a guardare. Se poi ritieni che di questo passo anche tutto il mondo GNU viri verso il closed-source, beh….libero di farlo, ma personalmente ritengo che sia più probabile un attacco silone alla terra, o la ribellione di skynet e l’arrivo di un’armata di terminator cattivi dal futuro :)

          • sagana

            Certo rispetto la tua opinione e una volta era anche la mia ;) ma sinceramente io non ci vedo nessuna nerdaggine o geekaggine nel impararsi quei due comandi da terminale, se poi vogliamo parlare di semplicità di windows e mac, ho amici che possono fare di tutto con una distro linux lasciata nel pc sul tavolo della cucina e poi non sanno trovare la barra delle applicazioni del mac o non capiscono perchè il menu di windows xp non diventi trasparente.
            È tutta una questione di abitudine, ad imparare i comandi base non ci mette niente nessuno e non devi essere Linus per lanciare un “yum update” anche se puoi benissimo ignorare il terminale per tutta la tua vita con le distro moderne e ok.
            Il punto è: se vuoi la libertà, comprendi la libertà, apprezza la libertà, non guardare in bocca al caval donato.
            Se poi pensi che non capisca cosa vuol dire avere troppi impegni lavorativi anche solo per compilarsi la nuova versione di amarok, non credere, comprendo benissimo dato che anch’io fatico parecchio solo a stare dietro al mio blog e a quei due che seguo, figuriamo pure a stare dietro alla distro, ma c’è la metto tutta, perchè mi appassiona.
            Non credo che tutto il mondo GNU stia per cadere nel closed, dico solo che metà del mondo GNU vira verso ubuntu e ubuntu presto lascerà il mondo linux, dico che qui abbiamo 80% di appassionati di ubuntu e 20% di apppassionati di linux, questo dico, non sono contro la semplificazione delle distro sono contro la scelta obbligata “windows style” se ad esempio una volta installata una distro venisse presentato una piccola guida interattiva e animata che ne spiega il funzionamento basilare, pensi che nessuno la capirebbe o avrebbe voglia di seguirla? A mio avviso i più esperti di informatica la salterebbero e andrebbero ad istinto, mentre nonnini e inesperti la seguirebbero imparando.
            Ogni giorno siamo non solo invogliati, come dicevo prima, ma anche costretti ad imparare qualcosa di nuovo. Anche solo ambientarsi in un social network è un esperienza e ci si mette del tempo ad imparare.
            Quello che dico io è che se viene offerto un prodotto valido le persone lo utilizzeranno anche a costo di dover imparare a fare qualche operazione in più, per questo apprezerei che la canonical usasse i suoi soldi per migliorare ubuntu non per renderlo meno linux.
            Per fare un esempio un po’ scomodo, photoshop è un ottimo strumento, ma non è tra i più semplici da utilizzare, ma se vuoi creare un design professionale lo impari ad usare e ti attacchi e ho visto nelle aziende persone costrette ad imparare l’utilizzo di software tutto tranne che intuitivi senza lamentarsi troppo perchè sapevano che padroneggiando tali strumenti avrebbero potuto svolgere un operato migliore.
            Questo vorrei per linux, che ci fossero alcune distro capaci di offrire un prodotto competitivo e capace di pubblicizzarsi in modo che gli utenti faticassero quel minimo per imparare ad usarlo e poi ne fossero soddisfatti.
            E non ci vedo niente di male, ne strani progetti geek per il dominio del mondo informatico.
            Sto preparando una lezione per domani, perciò ho scritto un po’ di fretta, spero di non aver scritto troppe castronate-opinionali, a presto ;)

  7. Alessio Treglia

    Fa piacere leggere nuovamente qualcosa di “fresco” su queste pagine.
    Ubuntu é da sempre un brand (come Debian, del resto, supportata da <a href="http://www.spi-inc.org/"SPI).
    Ubuntu non é mai stata democrazia.
    Ubuntu da sempre cerca di applicare modelli meritocratici (come Debian, del resto) ma, trattandosi di una creazione dell’uomo, é lungi dall’essere perfetta.
    Ubuntu é Ubuntu, Debian é Debian, il Free Software é Free Software e l’Open Source é Open Source: l’importante é conoscere, poi si è liberi di scegliere ;)

    • felipe

      In linea con gli slogan idioti: “a me fa piacere perché a te fa piacere” ecc :D
      Ovviamente concordo con il resto

  8. Amon Paike

    A me che L’astronauta per ora faccia il paperon dei paperoni in una causa che si accomuna alla mia , non dispiace , abbiamo alcuni obbiettivi e nemici comuni, quando questi non mi si allineearanno più alla mia visione, non ci metterò troppo a fanculizzarlo

  9. neuromachine

    Non ho capito se questo post è assimilabile a una presa di coscienza di un dato di fatto consolidato sin dalla nascita del progetto ubuntu oppure alla scoperta dell’acqua calda : non ho capito il perchè di questo post dopo le paroline magiche di Mr. Shuttle_è-meglio-la-Soyuz_worth , poichè molti puristi debian più volte hanno sollevato a suo tempo la questione che passare a ubuntu non significava passare semplicemente ad un’altra distribuzione , ma bensì dalla filosofia del software libero alla legge del marketing. E quindi a sostenere “Mbutu” anche tu o non ci avevi capito una mazza o eri sordo allora oppure speravi di entrare nel giro per guadagnarci come molti altri hanno fatto/tentato di fare salvo poi rimanere poveracci o peggio diventarlo appresso alle fregnacce propinate da Mork.
    Oppure devo pensare che questo sia un post di storia su ubuntu che fa luce su dubbi , incertezze ma sopratutto certezze consolidate dal caro Mork che viene da Snork …
    L’affermazione “Ubuntu non è una democrazia” mi sta bene , ma “Ubuntu è una meritocrazia” ASSOLUTAMENTE NO!!!!!
    Una meritocrazia presuppone che in un ambito lavorativo / di impegno retribuito , siano i migliori ad avanzare , a fare carriera , a confrontarsi con impegni a più elevato grado di difficoltà … ma alla base di tutto ciò ci sta la parola “retribuzione”.
    Il problema con ubuntu è che gran parte dei testers e dei contributors a grandi numeri ci perdono del tempo “aggratis” e questo al mio paese si chiama “sfruttamento” , non certo meritocrazia.

    • Amon Paike

      “Il problema con ubuntu è che gran parte dei testers e dei contributors a grandi numeri ci perdono del tempo “aggratis” e questo al mio paese si chiama “sfruttamento” , non certo meritocrazia.”
      sei veramente sicuro che sia cosi??? io ho tutt’altra impressione

      • neuromachine

        Bella riposta …. a questo punto è verificata ( per quanto mi riguarda ) la mia terza ipotesi : “… oppure speravi di entrare nel giro per guadagnarci come molti altri hanno fatto/tentato di fare salvo poi rimanere poveracci”

      • Amon Paike

        intendevo , “perchè aggratis?” se ubuntu è libero , da usare , folkare. modificare e farci quel che ti pare… si lavora per una comunità, in cui ci guadagnano tutti, se viene elaborata una parte d’avanguardia, nessuno vieta di prendere quel pezzo di codice ed implementarlo in un’altra distro; l’accusa di sfruttamento non è una accusa equa.
        Che poi un’azienda riesce a convogliare comunità con guadagni di contorno non vedo dove sia il danno, nessuno obbliga nessuno, e nessuno manca di rispetto nessuno.
        Ho “lottato e sperato” tanto che le cose finalmente emergessero, ed ora che qualcosa sta cambiando realmente, a momenti sembra che la canonical sia diventata la microsoft , bha non vi capisco.
        Ancora ci troviamo in una società in cui il capitalismo economico la fa da padroni; non sono per niente daccordo sull’attaccare il fragile prestigio di aziende che con tutti i difetti sono alleate.

    • Rocker Rabbit

      io dico che “meritocrazia” fa rima con “gratificazione” e non con “retribuzione” e secondo me questo è quello che rende possibile l’open (e non il free)…non credo che gli sviluppatori volontari lavorino così per imposizione divina…

  10. rolly

    Il re è nudo!
    Ben vengano dunque i pulsanti a sinistra che, per quanto scomodi, stanno avendo il pregio di far uscire finalmente allo scoperto il capitalista dal volto “umano” e allo stesso tempo far “drizzare le reni” ad una comunità sempre più pecorona e viziata.
    Il problema sta essenzialmente nel credere ingenuamente che ci si trovi all’interno di un contesto democratico solo perché le nostre idee coincidono con i provvedimenti che vengono presi di volta in volta. Poco importa sapere poi come sono stati presi, l’importante è il risultato.
    Questa mistificazione non crea grossi problemi, soprattutto se esiste un certo apparato propagandistico che “indirizza” le idee. Anzi, diciamo che semplifica ed accelera molti passaggi e contemporaneamente ci fa dormire sonni tranquilli.
    Ma a volte il meccanismo si inceppa o si fa inceppare e improvvisamente ci si accorge che le decisioni vengono prese a prescindere dalle nostre idee e la sensazione non è delle più piacevoli.
    Come spesso capita non sono alcuni banali accadimenti a motivare l’inizio di un conflitto, ma ne offrono solo l’occasione per qualcosa che covava da tempo e che si è preferito far finta di non vedere. Ultimamente sono diverse le scelte discutibili portante avanti dal nostro filantropo: Mono, Ubuntu Music Store, apple-filia giusto per citarne alcune, guardacaso ormai in via di “metabolizzazione” più o meno consapevole.
    Ma non è neanche questo il punto. Il punto è che probabilmente si è ad una svolta epocale, forse figlia dei tempi. Non credo che il grande capo si sia fatto prendere dall’incazzatura di un momento e abbia esagerato. Penso invece che si tratti di una strategia precisa, votata al cambiamento d’immagine e dovuta alla sua posizione di distribuzione egemone.
    Possiamo dire che Canonical/Ubuntu ha preso coscienza di se, delle proprie potenzialità, e non ritiene più necessario perdere tempo nel far credere le proprie posizioni quelle della comunità. L’obiettivo ormai è un altro, e si chiama business. La comunità, soprattutto quella consapevole, non è più necessaria, ha esaurito il suo ruolo storico. La partita ormai è un’altra, e si gioca su ben altri fronti.
    Molti obietteranno, ma tutto questo casino per 2 pulsanti? Certo che no, sono solo prove tecniche di trasmissione. Diciamo che ci stanno testando per il momento. Tranquilli, le mazzate verranno in seguito e saranno pesanti per chi crede in determinati valori.
    Regoliamoci di conseguenza

    • Alessio Treglia

      Belle parole, belle idee, ma… hai mai provato a esprimerle con gli strumenti messi a disposizione dalla Comunità?
      Hai mai provato a entrare in uno dei team che partecipano attivamente allo sviluppo di Ubuntu?

    • d4n1x86

      Io ti dico che la penso come te. Però se con un SO pieno di BUG sperano di andare da soli, mi sa che gli spetta la fine di Don Chisciotte contro i mulini a vento.

  11. speedyx

    Il benevolo dittatore a vita ci ha dato la più pratica distribuzione per l’utente non sviluppatore, forse seconda solo a Linux Mint per usabilità (sempre basata su ubuntu).
    Lo ringrazio, la uso, la diffondo … per migliorare la vita informatica dei miei amici.
    Se sceglie lui, i suoi fidati, e le scelte mi convengono, continuerò ad usarla (sebbene usi kubuntu e Linux Mint KDE).
    Il giorno che potrò raccomandare altro, non avrò pregiudizi politici.
    Per me libertà dell’utente, usabilità e donazioni volontarie sono essenziali per il mio sistema operativo.

  12. gekseppe

    Per me sono sole seghe mentali: ubuntu mi piace e lo uso.
    Il giorno in cui non sarà più così smetterò di usarlo e passerò ad altro.
    Nel frattempo, se Mark “il pallone è mio” Shuttleworth avrà messo nel tema predefinito uomini in mutande, cambierò il tema e raccomanderò ubuntu a qualche mio amico gay…

    • Amon Paike

      La penso esattamente come te.
      Ho notato che molti post sono scritti da gente a cui semplicemente rode il culo , mossi da sentimenti stupidi come invidia , individualismo , ingratitudine.
      Felipe è furbo da questo punto di vista, sa benissimo che siamo cosparsi di benzina, lui accende il fiammifero e lo butta nel bosco.
      Bonifica l’area … sono curioso di vedere i semi delle piante nuove che ha in mente.

  13. dottorblaster

    Sai che stavo pensando di scrivere un post dove definivo Shuttelworth benevolo dittatore?
    Le grandi menti pensano allo stesso modo ;D
    A parte tutto, ottimo post, ottimo piglio, ottime immagini! :P
    Anch’io la penso come te: c’è stato un fraintendimento, la community ha creduto di contare sempre qualcosa… quando invece sono anni che io dico (e forse lo dicevi anche tu) che conta quanto Kunta Kinte (e in quanto Kunta Kinte, canta, ma questa è un’altra storia). Quindi boh.

  14. espositomario

    Attualmente uso in prevalenza Ubuntu (9.10 64bit) ma spesso smanetto con Debian Testing, penso che un ulteriore sviluppo e una maggiore diffusione di Debian rispetto a *buntu sia ciò che occorre al Software Libero per vincere la propria sfida. Servirebbe anche più coesione da parte degli utenti…

  15. Nikalza

    Qual’è il problema?
    1.Con ubuntu sono riuscito e riesco a fare tutto quello che voglio a prezzo zero, dove con le altre distro ho avuto mooolti problemi e con windows ho pagato per avere.
    2.Mark è un imprenditore e fa i suoi interessi (giustamente come li farebbe ognuno di noi)
    3.Gente che lavora a gratis? Beh ognuno e “libero” di fare quel che vuole al prezzo che vuole.
    4.Leggetevi il GNU licence e scoprirete che il software che si “migliora” si può anche rivendere!
    @Pollycoke : bentornato e felice di leggerti di nuovo. Ah, Belle Gnocche. :D

  16. Davide

    Il fatto che Ubuntu non sia democrazia non mi disturba. L’utilizzo di un software per quel che mi riguarda non ha nulla di filosofico ma esclusivamente di pratico: oggi uso Ubuntu, non dovessi piu trovarlo adatto passerei ad altro. Leggevo poco tempo fa che ormai il software Linux è sviluppato in larghissima parte da multinazionali come IBM, Google, Novell o Oracle che non sono propriamente organizzazioni filantropiche. continuare a parlare di linux come se fosse “Utopia” di Thomas Moore mi lascia perplesso di fronte alla realtà delle cose.
    Credo che il 2010, grazie a google soprattutto, Linux esploderà nel mercato consumer e la cosa non puo che farmi piacere: ci sarà forse meno libertà come qualcuno teme, ma sicuramente anche molta meno anarchia (vero problema sino ad ora alla diffusione del pinguino) ma in compenso aumenterà la concorrenza tra i vari OS che non puo che portare benefici ai consumatori che potranno contare su prodotti sempre migliori a prezzi piu concorrenziali e finalmente ad una maggiore interoperabilità tra sistemi.
    Linux deve molto a Shuttleworth che ha trasformato un sistema operativo sconosciuto ai piu in uno stile di vita. ma non si fa niente per niente.

  17. MementoMori

    Io penso che quando qualcuno tocchi o minacci o usi in espressioni negative la parola “democrazia” molti si alzano in piedi scandalizzati senza motivo.
    Siamo stati ammaestrati all’equivalenza “democrazia = libertà”: ma chiunque abbia voglia di analizzare seriamente tale “assioma” scoprirà (se è stato onesto con l’indagine) che è falso. Da secoli è presente un dialogo in merito ma stranamente durante i miei studi “superiori” non è mai stato letto ne analizzato. E non conosco nessuno che l’abbia letto nello stesso periodo di studio. Al contadin non far sapere…
    Chi fosse interessato all’argomento è “libero” di trovare il testo al quale mi riferisco con una semplice ricerca in una semplice libreria.
    La parola meritocrazia ha poco senso per me. Serve solo a far dimenticare il _vero_ significato della parola aristocrazia. Ben venga l’aristocrazia di Mark! Lunga vita all’aristocrazia di tutti i team di sviluppo di qualunque progetto presente e futuro.
    Se il governo di Mark è aristocratico allora tutti ne avremo benefici.

  18. bev

    ma io lo dico da sempre: ‘Mbutu is not linux!!!
    è solo un qualcosa da installare per poter parlar male di microsoft

  19. OLCapo

    Io dico che se non ci fosse stato Ubuntu/Pollycoke, non avrei mai scoperto Linux e sarei ancora a formattare il mio pc ogni 5/6 mesi.
    Grazie Marc, grazie Felipe!

    • Aska

      @OLCapo
      Io dico che se formattavi windows così frequentemente, non cambierai abitudini con linux.
      Io su windows installavo e mantenevo. quando si verificavano problemi cercavo/trovavo la soluzione senza formattare. In anni di utilizzo ho formattato solo due volte il pc di casa. Sul lavoro windows2000 è durato sino alla sostituzione del pc (qualche mese fa).

      • OLCapo

        @Aska
        Certo se usi windows con i soliti programmi, stò certo che dura una vita, io voglio un sistema dove Installo/disistallo senza che il computer dopo qualche mese cominci a rallentare vistosamente, con ubunut/linux questo non accade.
        Mi piace sperimentare nuovi programmi e se poi non mi piacciono li disistallo, ma senza avere paura di pregiudcare tutto il sistema, deframmentare e roba varia… ma dai!

  20. andree

    Poco fa riflettevo sul fatto che, con il contributo delle comunità che progettano le distro, si potrebbe sviluppare un sottosistema (per esempio fondere dpkg ed rpm per avere 1 solo gestore di pacchetti) che unisca in un unico progetto tutti i doppioni che vengono usati dalle varie distribuzioni. Si potrebbe chiamare LinuxDisroUnderground dopodichè ogni distribuzione userà quel lavoro per strutturare il proprio sistema operativo. Un’altracosa che mi veniva in mente è di eliminare le distribuzioni come linux mint, e tutte le derivate non di rilievo, se fosse possibile anche ubuntu e di comprendere tutti questi contributi ed idee in una sezione chiamata componenti aggiuntivi, un po’ come fa firefox adesso. Per es. installo in ubuntu il componente aggiuntivo linux mint e trasformo in parte il mio desktop, poi lo disinstallo e ritorno al punto di partenza. Questo decreterebbe il successo delle distro linux (firefox si sta diffondendo perchè ha molte estensioni che permettono di personalizzarlo in modo semplice e non ci sono 10000 fork) ed oltretutto eviterebbe la dispersione di gran parte del lavoro che viene fatto dai programmatori per sviluppare strumenti che hanno le medesime funzionalità e lo stesso scopo.

  21. Gianni e Pinotto

    oh ma smetiamola è un semplice logo con una semplica veste grafica nuova!!!!
    tutto sto polverone per nulla…come dice felipe il pallone è suo e ha il sacrosanto diritto di fare quello che gli pare….lo vuole bucare? è giusto che lo buchi. gli vuole cambiare colore?è giusto che lo faccia….se non vi piace siete liberissimi di tenere la vecchia versione, modificare la nuova o cambiare addirittura distribuzione….più libertà di questo!!!

  22. Valerio

    Anche Slackware non è una democrazia, ma nessuno grida allo scandalo :D anzi, molto meglio Shuttleworth che letteralmente butta i suoi soldi in Ubuntu, che è stata l’unica distro che ha attirato così tanta gente al mondo Linux

    • rusino

      io ho iniziato con Gentoo , e ho ancora diversi computer con vecchie distribuzioni Gentoo e Red Hat ancora funzionanti, aggiornati fin dal 94 come anche macchine windows che non hanno mai conosciuto il comando format. :)
      Comunque,
      Uso Ubuntu da diversi anni e mi spaventa un pò come ci si avvicini sempre di più a .Net con Mono l’ inusabilità di gnome shell, come anche l’idea che Mark arrivi a far diventare Ubuntu sempre più vicino ad un mondo capitalista.. ma negli occhi di Mark ci vedo i miei.. se avessi i soldi che ha lui, farei esattamente le stesse cose, e farei tutto ciò in mio potere pur di non offendere ne tradire la comunità stessa che ha creato il brand.. ma la palla e sua e se i colori del desktop gli piace viola e i pulsanti a sinistra.. pazienza.. esiste gnome-look, ubuntu tweak, ecc..
      Io ho creato un mio pacchetto di tema, che installo subito dopo ogni macchina linux con gnome..

  23. pionono1870

    Io penso che ci sia stata una specie di “illusione collettiva”.
    Canonical ha tirato su una distribuzione che da subito si è contraddistinta per facilità, usabilità, etc. Si è creata una grossa comunità, ma si è creata una grossa comunità intorno a un prodotto di una azienda, non dimentichiamolo.
    Io uso ubuntu da quasi subito, ma mai ho pensato che la comunità debba avere l’ultima parola sulle decisioni, condivise o no, di mister ubuntu o comunque di chi prende le decisioni lì dentro.
    Chi ha pensato questo, penso che forse si sia lasciato un po’ prendere la mano dall’entusiasmo. Bello, legittimo, ma doloroso quando si torna alla realtà.
    Io non penso che ci sia una distribuzione che sia “decisa” dalla comunità. Se ci dovesse essere, segnalatemela.
    Le grosse distribuzioni (a partire da fedora), hanno obiettivi commerciali, proprio come ubuntu. Hanno persone che decidono, che guadagnano. Anche lì c’è una comunità di persone che aiuta a titolo gratuito. Ma la proprietà è di altri, che piaccia o no.

    • pionono1870

      Dimenticavo: non dimentichiamoci che parliamo dell’allineamento delle linguetta del gestore di finestre. Questa, come hanno detto altri, è stata forse la prima volta in cui la comunità si è scontrata (quasi) compatta contro mister ubuntu ed è venuta fuori la realtà.

    • JPage89

      infatti:D
      come ho detto prima, penso che l’unica democratica sia from scratch, anche se li parlerei di monarchia assoluta dato che deciti tutto tutto tu :D

  24. tozmadman

    Diariba su temi, diatriba sulle parole del patron ubuntu, diatriba su free e non free, ma alla fine…quanti utenti perderà ubuntu? nessuno o forse uno o due, perchè anche quelli che blà blà blà questo non va bene questo, è copiazzato dal mac, quest altro era meglio quello prima, saranno ancora li ad aspettare trepidanti 5 minuti prima dell uscita della relase finale per poterla scaricare ed avere installata sul propio pc in tempo zero.
    Quanti nuovi utenti guadagnerà ubuntu? tanti un gran bacino di utenza e come al solito schiaccerà le altre distro.
    Ubuntu è bello per questo, sei utente inesperto? cmq puoi avere software e tutto a portata di mano in modo semplice e senza troppi sbatti, il tema di default non ti piace echecaxxo cambiatelo, e non venitemi a parlare di shock dopo l affermazione che ubuntu non è una democrazia, chissenefrega, non vi và bene, basta cambiare distribuzione, ma non venga in mente che si và verso lidi migliori perchè cmq son tutte nella stessa situazione, alla fine in tutto uno o pochi devono decidere.
    Poi si sente parlar della filosofia che sta dietro la parola Ubuntu…la comunità ha cmq un buon peso nel progetto canonical, ma la stessa comunità non può pensare di avere potere decisionale, se fosse così ogni volta dovrebbero uscire milioni di versioni di ubuntu, oppure una sola ma che sarebbe un crogiolo di roba messa lì senza senso.
    Io ho usato parecchie distro e ubuntu (e le sue derivate) è una delle poche funzionante così com è appena installata su quasi tutti i pc, è anche una delle poche aggiornate cosi frequentemente, e all’ utente che vuole avvicinarsi a linux interessa questo, non gli fotte pensare che il sig Shuttleworth ha detto che ubuntu non è una democrazia, all’ utente medio di pc non interessa perder tempo stando li a cercar di modificare le voci in grub modificare xorg, l’ utente medio ascolta gli mp3 non gli ogg, all utente medio interessa avere un Os funzionante subito e se per questo si deve scendere a compromessi con plugin propietarie ecc. benvenga.
    Linux deve essere usabile subito per acquistare un bel bacino d’ utenza, io e tanti altri utilizzano linux perchè si ha la possibilità di avere pieno possesso del pc, ma quella curiosità che spinge una persona a mettere mano ai file di configurazione al terminale ecc ecc arriva col tempo o non arriva mai.
    Il patron canonical ha fatto questo è grazie a lui che linux si è allargato a macchia d olio, quindi poche ciance sulle sue parole, solo gli stupidi potevano pensare che non fosse quella la situazione, non è mai stato detto ma in tutte le distro funziona così, ditemi dov’è la distro in cui la scelta finale è della comunità?

  25. Colin Donati

    Tutto sto parlare di democrazia. Partiamo dal presupposto che la democrazia non funziona, la maggioranza è per lo più stupida e non dovrebbe decidere, soprattutto la maggioranza è un concetto autoritario per il quale due poveri cristi si devono piegare alla decisione di altri tre perché sono in maggioranza. L’unico pregio di questo sistema è la sua funzionalità, se si volesse essere tutti d’accordo prima di prendere una decisione staremmo ancora a valutare se la ruota è meglio tonda o quadrata. Detto questo, sento parlare di voler ascoltare gli ogg invece degli mp3, non mi sembra che Ubuntu propini gli mp3, anzi il sistema è privo di qualsiasi software proprietario appena installato, ognuno è libero di fare quello che vuole della sua macchina, ben vengano gli utenti estremisti. Io credo che i meriti di Shittleworth stiano andando oltre ogni più rosea aspettativa, sta cercando di convogliare gli sforzi di una comunità altresì dispersiva in un qualcosa di realmente “umano”, per dirla come piace a lui. Andate a fare un giro su Fedora, ottima distro, ma in termini di usabilità non tanto lontana dalle distribuzioni di 5 o 6 anni fa. Siamo stati a dire a lungo che Linux doveva cercare di sfondare sul desktop, nel momento in cui un cristo si propone di investire soldi con questo obiettivo, allora tutti a dargli addosso. Siete davvero sicuri che se la comunità avesse diritto di decidere su ogni singolo pelo staremmo a parlare di una distribuzione coerente con se stessa? Io credo proprio di no. Volete mettere bocca nello sviluppo? Scrivetemi una patch per poter controllare i tasti luminosità del Samsung R519 di mio fratello e fatela accettare al team che sviluppa il kernel, più autorità di questa dove la trovate? L’aspetto con ansia.
    Riguardo poi alla meritocrazia, c’è eccome, non sono pochi gli utenti, restando ad esempio nel comparto grafico, che si sono fatti notare con un progetto e che ora lavorano, gratis o retribuiti per Canonical. Mi viene in mente gente come Neil Patel, partito da una dock adesso si occupa di usabilità in Ubuntu, se ne potrebbero citare molti altri.
    Quindi vediamo di fare meno chiacchiere vuote sulla libertà e speriamo che lì dalle parti di Canonical continuino a pensare come un’azienda e non come un ragazzino brufoloso, se vogliamo davvero che Linux, sia esso chiamato Ubuntu o altro, possa davvero diffondersi.
    Questo è quanto, secondo me, non c’è tanto da discutere quando lì fuori nel mondo c’è un mondo di distribuzioni vario e multiforme, cercando bene se ne potrebbe trovare anche una che bandisce totalmente il colore arancione o il software con la lettera “u” al suo interno.

    • apeacox

      quoto in pieno ogni punto. aggiungo solo qualcosa (già detta anche da altri):
      siamo sicuri che SENZA il supporto di Canonical parleremmo di “vastissima comunità Ubuntu”? Già solo il marketing, la piattaforma Launchpad ed il free-shipping sono 3 aspetti senza i quali Ubuntu non sarebbe quello che è, nè avrebbe tutto questo seguito in termini di utenza: del resto qualcuno dovrà pur pagare le risorse messe a disposizione. Per non parlare degli accordi commerciali con entità come DELL, IBM, AMD/ATI, etc…
      Sotto questo aspetto, anche la filosofia della parola “ubuntu”, non perde di significato in quanto la “comunità è tale anche grazie a Canonical”, così come è vero il contrario.
      Infine non bisogna dimenticare che il prodotto finale è e rimane LIBERO in termini di prezzo quanto di utilizzo. Se non fosse così, non esisterebbero le N-mila derivate di Ubuntu, molte delle quali si limitano esclusivamente a cambiare l’aspetto grafico di default e, al massimo, il software preinstallato, comunque proveniente dai repository Ubuntu. Alla fine, il prodotto finale è sempre frutto del lavoro di altri (Canonical, sviluppatori e volontari di vario tipo) con un nome ed una grafica differenti.
      ciao a tutti, bentornato felipe ;)
      A.

  26. kurtz77

    Bé non è che l’abbiamo scoperto adesso che Ubuntu vuole essere in primis un affare commerciale.
    Canonical, nonostante il nome fuorviante, non è mica l’oratorio dei salesiani…
    Solo che adesso Shuttleworth ha sturato le orecchie a chi ha fatto finta di non sentire…
    E che sarà mai? :)

  27. STOP DIMENTICA

    Non sono sorpreso per niente! Dovremmo discutere su cosa s’intende per “democrazia”! Governo del popolo?… Quindi Ubuntu dovrebbe essere governata in base alle decisioni del 50% + 1 dei suoi utenti; c’è una struttura decisionale in quella comunità in grado di esprimere tale valore? Forse dal 50% + 1 dei suoi sviluppatori? Io credo che sia impossibile applicare il principio della democrazia ad un progetto che si occupa di software sia questo closed o open! Cosa differente è la tendenza generalizzata dei progetti open source ad essere aperti verso le aspettative, gusti tendenze, critiche, sensi, smanie, pensieri della comunità!

  28. pionono1870

    Nota storico-biografica: anni fa usavo slackware e usavo già gnome.
    Ero contentissimo, mi trovavo bene.
    C’era una bella comunità di utenti slackware. Una bella comunità di utenti che aiutava con la documentazione, che pacchettizzava il software per gnome, insomma una “comunità” (fantomatica essere virtuale).
    A un certo punto mister-slackware decide, per motivi suoi, di TOGLIERE il supporto ufficiale di slackware a gnome. Traduzione: se volevi gnome o te lo compilavi o installavi pacchetti di fonti terze, con tutto quello che poteva conseguirne, per quanto fatti bene.
    Ora non ricordo i dibattiti di quel tempo, ma non ho mai pensato che mister-slackware avesse preso a pesci in faccia la comunità di gnomisti-slackweristi. Io forse nel mio piccolo ero uno di quelli, che, vista la decisione del legittimo “proprietario” della distribuzione, ha deciso di cambiare lidi, provando altre distribuzioni.
    La morale, per come la vedo io, mi pare chiara..

    • d4n1x86

      Si vede proprio che noi italiani non sappiamo proprio cosa è la democrazia e cosa è la comunità. Se tu crei qualcosa e dici facciamo una comunità non sei il proprietario sei solo il fondatore, le scelte devono essere prese poi dalla comunità stessa altrimenti non è più una comunità, ma un posto in cui uno comanda e gli altri seguono. Ora lo sappiamo tutti quanti che Ubuntu è qualcosa di proprietà di un’azienda e che quindi decidono loro, ma se la maggior parte dell’utenza e quindi degli “acquirenti” dice non ci piace questo o quello, l’azienda dovrebbe cercare di accontentare il più possibile il cliente pur di non perderlo e proprio questo è quello che Canonical non sta facendo, ascoltare il cliente.

      • Alessio Treglia

        Meno male che ci sei tu a istruire noi poveri “italiani” sul significato dei termini “democrazia” e “comunità” (mi viene in mente la serie tv Boris, ma lasciamo perdere).
        Chiedo anche a te quello che ho provato a chiedere ad altri in precedenza: hai provato a far valere le tue ragioni utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla Comunità?

        • d4n1x86

          1) A me non frega niente (uso Debian) me ne sono andato da Ubuntu proprio perchè la comunità italiana fa pietà. È piena di lamer e troll e finti esperti (infatti si sono visti i risultati, con la comparsa di siti alternativi, come linuxqualityhelp), per poi non parlare della disponibilità al confronto e al chiarimento degli sviluppatori; 1 volta gli ho mandato una mail circa 3 anni fa, sono ancora in attesa di una risposta e dirò anche che ormai me ne sbatto della loro risposta.
          2) Quali strumenti devo utilizzare? dopo una dichiarazione del tipo decidiamo tutto noi voi non contate un cazzo? (la domanda è retorica).
          3) Fatevi una passeggiata sul forum di Ubuntu inglese e mettetevi a piangere, c’è gente che scrive software e lo posta sul forum per dare nuove funzionalità alla distro e non fanno minimamente parte del team di sviluppatori. Allora sfanculiamo anche loro? vediamo che fine fà Ubuntu senza tutta la comunità dietro di esperti. Stanno sputando nel piatto in cui mangiano, senza la comunità starebbero ancora ai problemi di ubuntu 5.10
          4) Visto che gli piace cantarsela e suonarsela da soli cominciassero a pagare chi gli fa il beta test o chi gli fa le segnalazioni di BUG. Sono proprio curioso di vede che cosa succede se nessuno di quelli che non può mettere lingua non gli facesse il test delle nuove release cosa succederebbe. Già così ubuntu è piena di BUG, senza test arriverebbero al rilascio che sarebbe pari ad una alpha2 o 3. La parola comunità è proprio questo e la parola Ubuntu è molto affine a comunità, ognuno fa quello che può per contribuire a uno scopo comune, quindi io facevo il beta test, qualcun’altro sviluppa, altri traducono e così via.
          Ora però si sta facendo saltare questa organizzazione dicendo, sti cazzi di voi utenti (e tester e developer esterni) e delle vostre critiche, decidiamo noi. La cosa è 2 volte stupida 1 perchè così distruggi il concetto di comunità senza il quale nessuna distribuzione linux vive, 2 se sei un’azienda e vuoi vendere un prodotto devi fare cose che piacciono hai tuoi clienti e non cose che sono criticate dall’acquirente finale (o utilizzatore).

          • felipe

            Non voglio prendere le parti da difensore di Canonical o chissà che, ma considera che perfino i chiusissimi Windows e MacOS hanno schiere di volontari pronti a trovare soluzioni, a documentarle, a scrivere software gratuito/libero… in una frase: a fare comunità. Vuoi che non continui ad averli Ubuntu, che in ogni caso è al 99% software libero? :)
            Io credo che non cambierà una virgola perché al di là di una ristretta cerchia di persone che hanno tutto il diritto di porsi il problema, a pochi interessa veramente prendere decisioni per Ubuntu. Ad esempio a me non interessa, ma questo non significa che non mi interessi la distro.

          • d4n1x86

            Hai detto bene a quasi nessuno interessa prendere decisioni. Questo appunto non giustifica il modo di parlare di Mr.Ubuntu. Questo non è prendere decisioni è collaborare a un progetto per renderlo migliore.
            Poi forse mi esprimo male ma quello che sto dicendo è semplice. Analizziamo un’istante cosa è successo; Molti si sono lamentati del nuovo tema sopratutto dei pulsanti a sinistra. Dopo vari giorni di polemiche da parte di tantissimi utenti in tutto il mondo, qualcuno fa una domanda a Mr.Ubuntu che risponde che per poter mettere lingua bisogna entrare nel team di sviluppo e che l’unico modo per entrarci a far parte è per meritocrazia e sostenendo quindi che decide lui e altri 4 quello che si fa o non si fa (Ubuntu non è una democrazia). E sin qui filerebbe tutto se non fosse che ci sono 2 falle nel suo ragionamento:
            1) E se io sono uno che partecipa alle traduzioni? e se sono un tester? o se sono un developer di un qualsiasi software per ubuntu? comunque faccio parte di un team (sta moda del test open è nata da poco; se ci ricordiamo i videogame vengono testati da gente che viene pagata per farlo) o almeno di una parte del team che è esterna a Canonical (che poi loro non riconoscono come team).
            2) Oltre a non accettare una critica (in maniera stupida) non si sta rispettando la logica di mercato. Prima di produrre un prodotto si controlla se così com’è piace al pubblico. In questo caso molti stanno criticando quindi vuol dire che a molto pubblico non piace, quindi cosa stanno facendo? Cosa è un esperimento per vedere quanto sono riusciti a far diventare stupidi gli utenti? o per vedere se l’utenza fa tutto quello che vuole il padrone? Il modo di ragionare mi ricorda molto quelli che dicono “Non puoi criticare linux perchè non lo paghi”. Anche la critica più stupida può essere costruttiva per migliorare un progetto. Anche tu Felipe in fase di test del blog hai accettato “critiche/suggerimenti” per migliorare e rendere più usabile e accattivante pollycoke. Le aziende pagano, come ho già detto, delle persone per farsi dare un parere e loro che hanno tutto gratis sputano sopra alla mano tesa che l’utenza gli dà?
            Io l’unica critica che faccio da parte mia è che ubuntu include troppo software bugato nei repository ufficiali portando molte cose all’instabilità, l’aspetto estetico delle cose per me è sempre in secondo piano. Quando sviluppo un software mi curo sempre che la basi funzioni perfettamente e poi solo dopo ci metto su di tutto per renderlo spettacolare. Canonical sta operando all’inverso è arrivata a metà strada tra stabile ed instabile pur di mettere sempre software nuovo e ora cura tutta l’estetica per attirare ancora più pubblico. Perfetto ben vengano i nuovi utenti ma ci va bene a noi utenti linux di anni dare questa immagine fallace di linux? a me no linux è sinonimo di stabilità non di caos e randomicità e crash. Parliamoci chiaro perchè devo scegliere ubuntu a windows7? se poi mi ritrovo su un sistema instabile tanto vale che mi sto su windows che almeno ha driver per tutto e non devo passare le giornate a smanettare.
            Il motivo per cui mi sono allontanato da Ubuntu (Kubuntu) e passato a Debian Testing con KDE è stato proprio il fattore crash (instabilità). Dopo anni di linux mi sono ritrovato ad odiare talmente tanto ubuntu per tanti bug che ho trovato che per un minuto sono stato tentato di formattare tutto e mettere solo Windows7, per fortuna che ho usato il cervello e ho provato Debian.

          • neuromachine

            “Io credo che non cambierà una virgola …”
            le ultime parole famose … ubuntu farà la fine di Linspire , del resto ci hanno già appioppato il music store.

          • Alessio Treglia

            1) Tua opinione. Anche Ubuntu-it mette a disposizione degli strumenti, tutto sta nell’avere la pazienza e la voglia di documentarsi e contribuire secondo le regole.
            2) https://wiki.ubuntu.com -> Trovi quasi tutto lì.
            3) Qui non si vuole sfanculare nessuno, anche io ho scritto delle apps e degli script che non sono entrati nei repository.
            4) Perdona ma… “ma che te stai a ‘nventà”!
            Come parli bene di test (http://qa.ubuntu.com/) e sviluppo (https://wiki.ubuntu.com/UbuntuDevelopment)! Un consiglio: comincia a dare un’occhiata ai link di cui sopra, poi ne riparliamo ;)

          • d4n1x86

            Quei link non mi servivano già so di cosa si tratta.
            1) si è una mia opinione e anche di molti altri (proprio per questo sono nati tanti siti alternativi)
            2) la domanda era retorica
            3) Io non parlo di software in repository, parlo del fatto che c’è gente che lavora gratuitamente per Ubuntu sviluppando applicazioni più o meno utili, facendo testing e cose simili, però così non si tiene conto neanche dell’opinione di questi. Ora è tutto chiaro quindi ci sono due Team per Canonical uno di Classe A che decide e l’altro di Classe B che lavora nell’ombra tutti i giorni e che come prova a dire scusa capo ma sta cosa non ci piace lui risponde zitti voi, non contate un c…o siete del Team B non avete il diritto di parola.
            4) Mi sto inventando che se gli piace fare tutto da soli e non gli piacciono le critiche si possono pure sviluppare il giocattolo tutto da soli senza chiedere una mano alla comunità vediamo cosa esce fuori, a mio parere esce una grossa merda. Poi mi pare proprio che la prima riga di questo link https://wiki.ubuntu.com/UbuntuDevelopment entri in contraddizione con il fatto del mettere bocca. Insomma se si tratta di dare una mano sei benvenuto ma se critichi te ne puoi andare anche quella è la porta, bene mi piace questa filosofia. Un’azienda così può fare solo una fine, o cambiano modo di porsi o ci risentiamo quando giocheremo con le sue ceneri.

          • Alessio Treglia

            1) La mia era una risposta, la tua un broncio.
            2) La risposta invece era seria.
            3) No, ci sono dei team. E basta. Gli altri è giusto che si sentano liberi ma non si può pretendere di decidere se non si collabora con gli strumenti della Comunità.
            4) “Ubuntu is developed by a team of UbuntuDevelopers.”
            Cos’è? Credevi che solo dicendo “Viva Ubuntu! Viva Ubuntu!” fossi davvero da considerare un partecipante attivo al progetto?

      • pionono1870

        Guarda che ubuntu è nata per volonta e forza e soldi di canonical.
        Poi si è creata una comunità, come si crea intorno a *tutte* le distribuzioni linux e a tutti i progetti di questo tipo. Mi pare evidente che la comunità che si crea sia proporzionale al numero di utenti che la utilizzano, e le due cose si autoalimentano.
        Io lo sapevo già che Ubuntu è di proprietà di Canonical. Come ho scritto, c’è stata una sorta di euforia collettiva, un po’ miope forse, che si è creata intorno a una distribuzione che di fatto rappresenta, fino ad ora, il migliore tentativo di creare un OS basato su linux semplice, potente, facile da installare e gestire, etc.
        Ma confondere questo entusiasmo e questa comunità con la proprietà, beh, ce ne passa un po’.
        E questo non vuole dire che mister ubuntu faccia bene: anche io penso che farebbe bene ad ascoltare i *consigli* che la comunità gli dà. Ma non mi strappo i capelli se decide di non farlo..

        • d4n1x86

          Uuuu e come se non se li strapperà. Io già vedo il quadro di quello che succede dopo queste dichiarazioni. La proprietà sarà anche la sua ma il lavoro come ho detto non lo fanno solo loro, lo fanno anche tutti quelli che partecipano indirettamente al progetto a partire da Debian. Per poi non parlare della grande diatriba che è nata sul fatto che Ubuntu non aiuti per nulla Debian e che non voglio aprire. Insomma spolpiamo Debian spolpiamo gli utenti però quando poi si tratta di prendere decisioni è tutto mio, va bene spero che dalla prossima release non ci sia 1 solo idiota che gli faccia testing così vediamo cosa tirano fuori. La storia insegna andatevi a rileggere la storiellina dei Patrizi e dei Plebei ;)

          • pionono1870

            Il problema, a mio avviso, è che qualcuno ha pensato che mister-ubuntu fosse una specie di benefattore. Tutti i “grossi prodotti” hanno dietro una comunità che fa beta-testing, traduzioni, etc etc. Nessuno escluso.
            Ti posso chiedere, nel panorama attuale, dove si può trovare una distribuzione “democratica”, in cui decide la comunità? Io credo che tutte le distribuzioni, e i grossi progetti, abbiamo qualche organo decisionale, più o meno ampio, che prende le decisioni. Poi, e ribadisco, mister-ubuntu farebbe bene ad ascoltare la comunità, mica sto dicendo il contrario.
            La cosa più grottesca è che la decisione di cui si parla è lo spostamento dei bottoni delle finestre a sinistra. Ti risulta che per altri temi grafici abbiano chiesto il parere della comunità? A me non risulta, ma è probabile che sia male informato.
            Chissà se avessero chiesto cosa si pensava di quel marroncino..
            PS: ti potrei anche citare la dialettica servo-padrone di Hegel, se vuoi ;)

          • d4n1x86

            La mia domanda è semplice cito quello che hai scritto:
            “Tutti i “grossi prodotti” hanno dietro una comunità che fa beta-testing, traduzioni, etc etc”
            I “Grossi produttori” di solito ascoltano i pareri degli utenti e dei collaboratori? a mio parere si, nel mondo in cui si è posta Canonical invece no.
            A mio parere il problema non è il tema ma quello che è successo per una domanda fatta. Io prima (quando usavo ancora kbuntu) facevo testing e alcuni miei amici hanno spesso contribuito anche a tradurre la distro in italiano, non facciamo parte nessuno di noi di nessun team di Canonical. Ora dimmi ti sembra corretto che se io faccio una critica mi devo sentir rispondere qui decido io? bene la mia risposta è traducitela da solo la distro e fatti i test da solo da me non riceveranno manco più un BUG report.

          • Alberto Russo

            Dici che “non te ne frega niente (usi Debian)” e non credo che tu collabori nella comunità di Ubuntu, ma, nonostante tutto, sei l’unico che si sta alterando.
            In tutte le “democrazie” vi è un problema sostanziale, non si può certo chiedere il voto a tutti. Per questo motivo esistono i delegati che prendono decisioni al nostro posto.
            Ora può capitare di non essere d’accordo con alcune scelte, quindi si è sempre LIBERI di cambiare part..(ops!) distro.

          • d4n1x86

            Ma chi si altera io sto esponendo la mia idea. insomma ho capito per non risultare alterato bisogna mettere le faccine sorridenti ogni 3 parole va bene :D contenti?
            Io non collaboro più, prima però si ho smesso dopo tanto tempo perchè mi ero stufato di certe cose, preferisco segnalare i BUG al team Debian che almeno da qualche soddisfazione.
            Comunque vi invito tutti a leggere l’originale:
            https://bugs.launchpad.net/ubuntu/+source/light-themes/+bug/532633/comments/167

  29. aytin

    Nota a margine: noto un certo disincanto, sia nel post che nei commenti. Sembra che Felipe, più di molti altri, sia riuscito a mettere in evidenza ciò che viene percepito come una lacerazione profonda. E’ un’impressione?

  30. Alessio Treglia

    Guardate che non funziona secondo l’implicazione “più_urlo -> più_ho_ragione”. IMHO c’é una maggioranza silenziosa che, se anche non approva fino in fondo tutti i cambiamenti introdotti, é comunque curiosa di provare il nuovo look.
    Dovremmo introdurre delle modifiche e assecondare questa isteria di massa (o meglio, “massina”) solo perché alcuni utenti minacciano di cambiare distribuzione?
    Cerco di essere un ottimo ospite ma la porta é sempre quella: quando vi sarete stufati, sarò disponibile ad accompagnarvi.

    • felipe

      Alessio mi fa piacere riaverti qui e praticamente siamo in pieno accordo su questa faccenda, ma mi scadi con l’ultima frase… Non credo tu abbia alcun diritto, dovere o perfino facoltà di accompagnare alcun ospite da alcuna parte :)

      • varyar

        Suppongo che si stesse riferendo a Mark “Life on Mars” Shuttleworth e non alla “Comunità” di Pollycoke :)
        Se posso dire i miei 2c, io continuo a pensare che, comunità o non comunità, finché io (Life on Mars) il cd te lo regalo (e te lo spedisco gratis in tutto il mondo), te lo prendi come dico io. Se non ti sta bene, la porta è quella…come dici? Non mi fai più i test? Estistraca$$i_interstellari…mica sei sul mio payroll…va va…fedora sta lì…
        Che poi è chiaro che Captain Kirk la sua comunità di riferimento l’ha già individuata…ed è abituata ad avere i pulsanti a sinistra.

      • Alessio Treglia

        Sai perché sono così brusco?
        Ne ho veramente piene le palle di persone che parlano tanto ma che non hanno la pazienza di informarsi e provare a cambiare le cose.
        Non pretendo mica che tutti si mettano a preparare/revisionare patch, c’è chi ha delle skills e chi ne ha delle altre, perciò la Comunità é organizzata in team e ognuno di questi ha dei compiti: nessun membro ha più dignità di un altro solo sulla base delle sue capacità.
        Questo per me é ubuntu e chi spara a zero sul mio lavoro o su quello degli altri contributor senza motivare ciò che dice e (soprattutto) senza fornire delle soluzioni alternative non merita quel bel sistema stabile e funzionante che si trova per le mani.
        Chiedo scusa per la poca cortesia dimostrata con l’ultimo messaggio, ma su questo discorso ultimamente sono piuttosto sensibile.

  31. Stefanauss

    Ho la curiosità di sapere quanti di quelli che hanno commentato hanno effettivamente letto il commento rilasciato da Mark Shuttleworth. Non molti, secondo me. Di sicuro non tutti. Pazienza, mi sa che me la dovrò tenere. xD
    Che Ubuntu non sia una distribuzione democratica è una ovvietà colossale, la cosa non mi ha sorpreso mentre mi sorprende che qualcuno lo credesse. Ma d’altronde una cosa come una distribuzione democratica semplicemente non esiste.
    Invece mi stupisce che sia un marchio. Questa “svolta” di Shuttleworth segna un percorso più impegnativo di quello che ha portato in sei anni Ubuntu ad essere LA distro Linux. Penso anche che sia la strada giusta per raggiungere la chimera del “Desktop su Linux” o, per usare il linguaggio proprio della distro, per chiudere il Bug #1. Se brandizzare la simbiosi tra il lavoro della comunità e le risorse “a perdere” di Canonical (trovatemi altre distro che commissionano studi di usabilità e cose del genere) per entrare con un peso specifico maggiore sul mercato Enterprise e Corporate (in estrema sintesi a me sembra questa l’idea di Shuttleworth) si rivelasse efficace e magari economicamente sostenibile, credo ci sarebbero ottime ripercussioni sull’esperienza Desktop. Non penso che Canonical mollerà mai sul suo Focus primario, Ubuntu distribuzione come la conosciamo noi oggi. Quello che voglio esattamente dire è che, se mai avverrà una transizione di Canonical da quasi-fondazione-no-profit che si occupa dello sviluppo di Ubuntu a società redditizia di servizi che girano attorno al software, nel tempo che questo impiegherà ad accadere potrebbe finalmente essere compiuto quel salto di qualità e quella *visione unitaria* che mancano a “Linux sul Desktop”.
    Infine una considerazione personale sulla (in)coerenza delle parole di Mark Shuttleworth, dello spirito etimologico di Ubuntu, della filosofia comunitaria: *non c’è la minima incoerenza*. Contrasti del genere non solo si sono già verificati in passato (La mancata LTS su Kubuntu, per fare l’esempio più eclatante) senza che nessuno ci vedesse chissà quale mancanza di attinenza con lo spirito comunitario, ma sono anche previsti dal Codice di Condotta della Comunità di Ubuntu. Il Team di Ubuntu e Shuttleworth non lo hanno di certo disatteso.
    Certo, magari molti penseranno “Ma così non sono ciò che sono per via di ciò che sono io!!!”. Pacifico che “Ubuntu” fa molto più figo e esotico di “CoC”, ma la prolissità è amica della chiarezza..

  32. Michele

    Non mi pare tanto terribile ciò che succede ora.
    Quante sono le distro che nel corso degli anni, per scarsa base di maintainer oppure per incompetenza manageriale hanno lasciato un vuoto?
    Quante sono le persone che nel corso di questi anni grazie al differente approccio di Ubuntu hanno scoperto che GNU-Linux non è quella “cosa” informe, pericolosa, difficile e solo per gli eletti di cui invece nel corso degli anni si era fatta la fama?
    Ah, poi possiamo stare a discutere per notti intere su quanto sia FIGO smanettare e spippolare a mano su un editor testuale sui file di sistema “perchè quello è il bello di linux”, o su quanto sia COOL studiarsi un manuale da non so quante pagine per poi poterne fare un uso minimo.
    Ma per piacere, ragioniamo in termini terra terra.
    Shuttleworth, tramite Canonical ed Ubuntu, ha fatto ciò che Gates non si è mai sognato di fare. Fino a non pochi anni fa l’installer di debian o quello di red hat, per non parlare di quello di slackware, erano croce e delizia di chi si voleva avvicinare al mondo linux. Ah, e sai che meraviglia gli install in cui c’è scritto configure make e make install e poi non funziona un piffero. Ah, non parliamo di svaligiare ftp in Lontanistan per poi scoprire che quella versione dell’archivio crea problemi più di quanto non risolva e via dicendo.
    Insomma, siamo bravi a riempirci la bocca di paroloni come democrazia, naturalmente nel senso distorto e male inteso che “qualcuno” attribuisce a questa parola, ossia volontà popolare, ma quando si tratta di qualcosa che può esser veramente democratico anche come utilizzo e come scopo, ossia la diffusione di un sistema operativo senza dovere ricorrere a santoni e guru, senza banalizzazione e senza infinito apprendistato, ma con un processo di apprendimento che può essere anche gradevole, ecco che spuntano tutti i sacri furori dei custodi dell’ortodossia.
    Non capisco però dove si vuole arrivare con questa mentalità protezionistica d’accatto che limita più che aprire nuovi fronti.

  33. Daniele87

    bha…
    Fondamentalmente sono d’accordo con Michele qua sopra.. Ubuntu ha segnato una netta rottura di quel divario che c’era fra persone-desktop linux. E a me non sembra che le cose non vengano più rilasciate con la licenza GPL ecc ecc..
    Francamente mi sono abbastanza rotto le balle di avere quattromilionicinquecentomilanovecentotre distro (la derivata della derivata della derivata della derivata) che mi cambia posizione di checcavolo ne so e non ci capisco più una mazza.
    A me piacerebbe tantissimo usare software libero per il mio desktop, il mio lavoro e i miei hobby però se si continua a disperdere le energie in (ripeto) quattromilionicinquecentomilanovecentotre progetti differenti e anche li (fork del fork del fork del fork del fork) non si va da nessuna parte.
    CI POSSONO ANCHE STARE PER CARITA’ E’ PROPRIO QUELLO IL BELLO DEL SOFTWARE LIBERO!
    Però ci deve essere UNA massimo DUE distro MANTENUTE, AGGIORNATE, USABILI che riescano ad entrare APPIENO nel mercato DESKTOP mantendo SEMPRE il concetto di SOFTWARE LIBERO.
    Una come il DE mantenuto e aggiornato e i vari software più importanti (per categoria).
    Gimp,Inkscape, cinelerra, Ardour e poi bho adesso non mi vengono in mente.. :) però il discorso è ci sono altri miliardi di programmi quando le energie potrebbero essere unite per migliorare questi progetti “principali” (che hanno piu’ rilievo) dato che sono OTTIMI sw e piccola cosa che fa tanto l’interfaccia grafica fa schifo al “cazzo” (scusate il francesismo)
    Allora li si che diventa un’altra storia, poi se ti vuoi passare le notti a colpi di ./configure && make && make install sei liberissimo di farlo :)
    Ripeto: se il software rimane LIBERO ben venga.

  34. Daniele87

    piccola aggiunta:)
    ..ma poi non credo che se si dica qualcosa o si proponga qualcosa a Mark “sono andato nello spazio e voi no” ti manda bellamente a f*ncul*

  35. FabioLabianca

    Complimenti, finalmente un nuovo articolo! :D Concordo con tutto quello che hai scritto.
    Anch’io, come altri, non accetto alcune decisioni prese in merito da Shuttleworth per la sua Ubuntu, vedi i tasti sulla sinistra per la nuova versione o come i sempre poco piacevoli (diciamo così) tema/colori/icone della distro, ma non ho mai pensato ad Ubuntu come una semplice comunità.
    Penso che si possa affermare con tranquillità, anzi, che molti programmi/distro basati sulla comunità hanno poca rilevanza e rimangono di nicchia proprio per il fatto che non hanno un vero piano di marketing, cosa che invece Shuttleworth ha tentanto di adottare, a volte con successo, altre volte con meno o poco successo.
    Purtroppo siamo in una società basata sui soldi… d’altronde come ci si potrebbe vivere senza? Anche chi sviluppa software open source andrebbe incentivato, cosa che invece non succede quasi mai dalla comunità stessa che utilizza tali software: in quanti hanno pagato per un sw open source?
    La comunità dimentica il fatto che open source NON DEVE significare gratis…anzi, altrimenti a lungo andare, questo si ritorcerà contro la stessa comunità. Non si può soltanto chiedere e pretendere questo o quello in una distro o software, ma bisogna anche incentivarne lo sviluppo.

    • Daniele87

      “La comunità dimentica il fatto che open source NON DEVE significare gratis…anzi, altrimenti a lungo andare, questo si ritorcerà contro la stessa comunità. Non si può soltanto chiedere e pretendere questo o quello in una distro o software, ma bisogna anche incentivarne lo sviluppo.”
      :) ovviamente.. uno per passione può anche farlo aggratis però davvero a lungo andare si rischia che la gente abbandoni perchè giustamente deve mangiare. basta solo non esagerare mantendendo un giusto prezzo per un software con la giusta etica.
      Esempio. Io sono in crisi in quanto è uscita con un mio amico l’idea di provare a mettere su una piccola cosa di design/studio grafico. ecco il problema che ho tirato fuori con questo mio amico sta proprio sulle licenze. Non propriamente sulle licenze ma in particolare sul costo facendomi proporre appunto Gimp (in confronto a Photoshop).
      Bene. Il succo è chi me lo fa fare di spendere 1500 euro per UNA e dico UNA! licenza di Photoshop se con Gimp posso fare le stesse cose? e anzi dirò di più… Se solo Gimp fosse più sovvenzionato avrebbe un’interfaccia, un mantenimento e un’ usabilità altamente superiore a quella di adesso.
      Stessa cosa per tutti gli altri sw.. se mi chiedessero 100€ per Gimp gle li do volentieri

      • FabioLabianca

        Esattamente quello che volevo esprimere, il tuo esempio calza perfettamente. In bocca al lupo per la tua attività Daniele87! ;-)
        Il problema è anche però che nei progetti open source non c’è quasi mai (o solo in pochi) una direzione che mette assieme le capacità di marketing (e quindi vedi anche la capacità di ottenere fondi) ad una progettualità nella realizzazione del software.
        Ad esempio, se tu per gimp offri 100 euro per il restyle dell’interfaccia e come te anche altri, vorrà dire anche che chi gestisce il progetto dovrà inserirla tra le feauture da implementare in una futura release del sw.
        Penso che questo sia un passo fondamentale per il futuro dell’open source, affinché non diventi semplicemente una moda o un metodo utilizzato dalle grandi aziende (e non solo) per dare visibilità ad un progetto e sfruttarne (in alcuni casi) la comunità per puro marketing.
        Quando avviate un progetto open source vi prego pensate al fatto che non basta essere programmatori ma è necessario anche unirsi a gente esperta anche in altri campi come almeno il design/grafica e il marketing.

  36. Giuseppe Metallo

    Ma fatemi capire: tutto ‘sta caciara perché vengono spostati dei bottoni? Amen, se non piacciono o sono scomodi basta cambiare tema. E visto che è software libero, si può benissimo creare una propria distribuzione uguale in tutto e per tutto a Ubuntu (marchi registrati a parte) ma coi bottoni nella posizione “giusta”.
    Per il resto, la discussione sul “dittatore” Suttleworth non la capisco. Quando mai Shuttleworth è stato eletto? Quando mai ha avuto un mandato che gli imponesse di concordare le sue decisioni con la “community”? Quando sono stati eletti gli organismi decisionali composti da delegati della “community”, con cui essa può decidere la linea, produrre direttive e sottoporle a Shuttleworth e a Canonical? Forse mi sono perso qualcosa, ma non mi risulta che tutto ciò sia mai successo, nè che sia stato mai richiesto o auspicato.
    La verità è che tutti erano contenti del metodo di gestione di Ubuntu, che alla fin fine ricalca quello di tutte le aziende commerciali che fanno business sul software libero. Se qualcuno aveva dubbi in proposito, o aveva capito qualcos’altro… boh, la cosa sinceramente mi pare imbarazzante. E’ come se qualcuno comprasse dei cibi precotti perché in TV sono reclamati con spot e slogan basati su famigliole felici, e poi si lamentasse perché dopo l’aquisto non è arrivata “la felicità a tavola”. Ma per favore!

  37. Guiodic

    Be’ forse al di là della vernice di Mandela – peraltro cancellato dal cd – bisogna guardare la sostanza.
    L’altro giorno Jono Bacon, capo community di Ubuntu, ha scritto questo post: http://www.jonobacon.org/2010/03/19/two-ubuntu-community-team-intern-opportunities-available/
    Il pratica presenta come una “opportunità” lavorare per Canonical con tanto di orari precisi come in ufficio, precisi doveri, lavoro “duro” (lui si vanta di essere un cerbero), telefonate di controllo, ecc. con un piccolo particolare: chi accetterà non verrà pagato.
    Di fronte alle proteste ha saputo solo dire che avrebbe fatto un “doppio controllo” con l’ufficio del lavoro. Come se serve telefonare all’ufficio del lavoro per sapere se è stata abolita la schiavitù, gli ha risposto uno.
    Un altro ha ironizzato spiegando che persino in Algeria dove abita lui ci sono leggi che impediscono di assumere gente senza pagarla.
    Ecco se questa è “umanità verso gli altri”….

    • Alessio Treglia

      Prendiamo per buono che Jono si sia sbagliato, poi ha corretto il tiro:
      http://www.jonobacon.org/2010/03/23/ubuntu-community-team-opportunities-second-draft/
      Guido, sul fatto che sia una porcata siamo d’accordo, ma che c’entra con questo discorso? Perché bisogna sempre tirare in mezzo Canonical?
      Per entrare nella Ubuntu Community c’è un percorso da fare (in realtà ce ne sono più di uno), é normale che ci si possa sentire parte del progetto anche solo usando il sistema, ma é chiaro che la realtà non è questa e mai potrebbe essere così.
      Io rimango della mia opinione: che gli scontenti dei cambiamenti urlino forte é evidente, ma che essi rappresentino la maggioranza non me lo ha ancora dimostrato nessuno.

      • rolly

        Perché è necessario essere maggioranza per contestare una scelta e il metodo utilizzato per compierla?

      • rolly

        Dimenticavo…
        Magari poi potremmo pure disquisire sulla differenza tra comunità formale e comunità sostanziale…

      • Giuseppe Metallo

        Purtroppo l'”internship” in aziende informatiche è molto diffusa negli Stati Uniti (e non solo). Dovrebbe essere un modo per introdurre neo-laureati ad una esperienza lavorativa, e fungono di fatto da sistemi (non retribuiti) per selezionare il nuovo personale direttamente “sul campo”. Qui in Italia abbiamo (in teoria) il sistema del “periodo di prova” per le assunzioni a tempo indeterminato, che è regolamentato dai contratti collettivi nazionali, non può superare per legge i 6 mesi, èd è retribuito. Ma nella realtà si diffondono sempre di più i “tirocini” e gli “stage” non retribuiti…

  38. rolly

    Ma si, continuiamo a guardare il dito invece di guardare la luna…
    Non mi interessa se con pochi click posso ristabilire la situazione ex-ante, tanto meno mi interessa decidere.
    A me interessa contare, che è cosa ben diversa. Uso Ubuntu, la faccio usare, ogni tanto aiuto qualcuno, spesso mi faccio aiutare, provo, testo… insomma bene o male “faccio comunità” relativamente alle mie capacità e al tempo che ho a disposizione. Nel mio piccolo mi sento parte del progetto e come tale mi piacerebbe che le mie (leggi quelle della comunità) opinioni venissero considerate. In tanti anni sembrava che grossomodo lo fossero, ma forse si trattava solo di una coincidenza di intenti o forse no.
    Ribadisco il punto non è decidere, il punto è capire che ruolo gioca la comunità.
    Non sono incazzato perché mi ha messo i pulsanti a sinistra, ma per la prepotenza usata nel farlo.
    Il capo ha capito che la comunità stava prendendosi spazio che, secondo la sua visione, non le competevano e l’ha ridimensionata in poche righe.
    Quello che sfugge, secondo me, è il principio di reciprocità che si instaura ogni qualvolta che ci si vuole confrontare costruttivamente col prossimo e che sta alla base di ogni progetto di respiro pubblico: dal blog più comune alla distro di riferimento. Ogni progetto del genere ha senso se e solo se si stabilisce un rapporto (di reciprocità) tra le parti: proprietà e comunità. Questo rapporto è un continuo scambio, anche asimmetrico se volete, tra gli attori, che volente o nolente ritaglia un ruolo imprescindibile alla parte che non ne detiene il controllo formale. In altre parole, per quanto possa non piacere o non rientrare nell’odierno modo di pensare, ogni rapporto simile di scambio presuppone di fatto una piccola perdita di sovranità che non si traduce necessariamente in diritto alla decisione, ma in “diritto” ad essere coinvolto.
    Ogni qualvolta tale equilibrio viene alterato accade che il rapporto finisce o diventa patologico e servile, questo giusto per spiegare l’esistenza di “comunità” che lavorano a gratis per il closed…
    Quindi liberissimo di ribadire che la palla è sua, visto l’andazzo generale continuerà a giocare come vuole lui. Fossimo di un’altra pasta rimarrebbe a palleggiare da solo contro il muro.

    • Diavolo_Rosso

      “visto l’andazzo generale continuerà a giocare come vuole lui”
      E perchè non dovrebbe farlo? La Canonical è un azienda ed è la sua. Sarà ben libero di decidere come portarla avanti no?
      Tu confondi la comunità GNU/Linux con quella di Ubuntu. Puoi continuare a usare Linux, farlo usare, aiutare , farti aiutare e proporre le tue idee alla comunità anche senza utilizzare necessariamente Ubuntu.
      GNU/Linux è una comunità aperta alle idee della comunità. Ubuntu è un prodotto commerciale di un azienda soggetta alle sole idee degli imprenditori che l’hanno fondata. Il fatto che il prodotto venga distribuito gratuitamente non rende Canonical di proprietà della comunità.

    • Giuseppe Metallo

      “Ribadisco il punto non è decidere, il punto è capire che ruolo gioca la comunità.”
      Canonical, come ogni azienda del mondo reale, cerca il profitto attraverso un suo prodotto (Ubuntu) e i servizi accessori ad esso legati. La “community” cerca invece il libero accesso ad una distribuzione molto ben fatta, e la disponibilità di strumenti gratuiti per condividere informazioni, segnalare problemi, avviare nuovi progetti in autonomia. Dall’incontro di questi due opposti nasce l’unità dialettica: l’insieme “Ubuntu + community”.
      La confusione nasce quando si confonde l’insieme “Ubuntu + community” con una sola delle sue componenti (Ubuntu), e di conseguenza si perde la cognizione dell’esistenza di una dialettica tra di esse.

  39. pasovp

    Come si può pretendere che l’opinione del primo che passa e fa qualche segnalazione di bug o qualche proposta, ma che non si prende la briga di svolgere le formalità e il percorso necessario per far parte dei team effettivi abbia effettiva voce in capitolo sulle decisioni importanti? Questa non è democrazia, E’ CAOS!!
    Che poi le motivazioni siano mancaza di tempo o altro, anche se le competenze effettive siano elevate, la sostanza non cambia: se non segui i procedimenti per farmi accertare che sei competente non mi interessa che a casa costruisci astronavi stellari! Non posso farti prendere decisioni su come costruire l’aereo che vendiamo!
    A parte l’esempio cretino di cui sopra, fa ridere lo scudo che si fa degli ideali: forse il bugiardino c’è l’ha anche la cosiddetta comunità che alza la voce, perchè anche se questi sostenitori dell’open-source e freesoftware forse non pretendono denaro (ma alcuni ora lo vorrebbero!) però pretendono potere decisionale che mica è poco (ma di seguire i procedimenti per far parte dei team non se ne parla)! Nemmeno questo comportamento è tanto “UBUNTU” dato che per il proprio apporto si pretende a tutti gli effetti un tornaconto.
    Oltre a queste questioni, si dice che non è la questione look e pulsanti, ma nel modo di imporsi! IMHO non è proprio così, anzi proprio una questione di scarsa importanza mette in luce la cecità e la prepotenza della “comunità” e del SUO modo di imporsi. Se Canonical vuole commissionare uno studio per farsi rinnovare il design (il suo design!) perchè la comunità dovrebbe intromettersi?
    Le parole si Mark erano eloquenti: “non votiamo sulle scelte di design” e le condivido perchè il design non è una scelta comunitaria, è personale! Non vado mica in giro a imporre a Caio di cambiare tema perchè quello del suo desktop fa ca**re! Canonical vende l’assistenza tecnica all’Ubuntu che distribuisce (quello ufficiale) e su esso deve presentare Ubuntu con la faccia che vuole lei di default perchè è la sua faccia, non la mia e non la vostra.

    • rolly

      1,2,3…50, 51, 52…98, 99, 100. Ohm…
      Fossi in te ci penserei due volte prima di etichettare come cretino un esempio, non tanto per il rispetto che devi verso la persona che l’ha espresso e che non conosci ma, più che altro, per non ridicolizzare il tuo pensiero, considerato che spesso si ricorre all’offesa per mancanza di valide argomentazioni.
      Mi sembra inutile proseguire con queste diatriba. Ormai è evidente che gli “embedded” allineati sostengono che solo i pari grado possono considerarsi comunità e quindi esprimersi. Come è evidente che i non allineati e il resto degli utenti che partecipa a diverso titolo si considera ugualmente comunità e quindi sempre in diritto di esprimersi, che poi non significa imporsi.
      Una cosa è chiara, di certo tira una brutta aria in Ubuntu. Come ha già scritto qualcuno e a riprova del fatto, provate ad andare su http://www.ubuntu.com e fate ctrl+f linux, non dico GNU/Linux che sarebbe troppo sovversiva. Difficilmente la troverete, se non citata di sfuggita a proposito di repository in una sottopagina della sottopagina.
      Tutto regolare?

      • Alessio Treglia

        Secondo me un’altra cosa é chiara: tu non hai capito proprio niente.
        Qui non si discute sulla libertà di critica, della quale ognuno gode, qui si discute sulle pretese tue e delle persone come te.
        Volete sentirvi liberi di criticare: prego, accomodatevi, parlare fa sempre bene.
        Vi si chiede solo di non pretendere di decidere, non è una vostra prerogativa.
        Per decidere bisogna seguire dei percorsi. Se non avete skills, tempo o voglia ci dispiace, ma non possiamo lasciar decidere a voi.
        E qui concludo, risponderò sul mio blog.

        • rolly

          Ma proprio non ti riesce di esprimerti senza offendere, eh?
          Se invece pensassi a leggere con attenzione quello che uno scrive, magari potresti dare anche tu un contributo utile.
          Probabilmente non ti è chiara la differenza concettuale tra pretendere di decidere e voler essere considerati, ma capisco che la cosa per taluni possa risultare complessa.
          D’altronde avrai di sicuro cose ben più importanti da fare che perderti in questi distinguo pretestuosi.
          Come dici tu, è una questione di “skills”. Ognuno ha le proprie…

      • pasovp

        @rolly
        L’esempio cretino era il mio sugli aerei e le astronavi stellari…
        Non voglio offendere nessuno e chiedo scusa se ti ho fatto pensare che mi riferissi al tuo di esempio.
        Non considero il mio pensiero privo di argomentazioni però, pensando al fatto che pensi che ti abbia offeso probabilmente avrai letto tutto quello che ho scritto con pregiudizio.
        In ogni caso ci tengo a precisare che sebbene ai tuoi occhi io sembri un “embedded” allineato penso che tutti, anche quelli che non hanno potere decisionale, fanno parte e debbano sentirsi parte della comunità. Io non ho alcun potere decisionale, ma mi sento parte di essa. Nonostante questo non mi aspetto che se ho un’idea valida che mi passa per la mente (anche nel caso molti utenti fossero concordi) essa debba essere presa necessariamente in considerazione. Se proprio volessi battermi per essa so che dovrei guadagnarmi il diritto di avere il potere decisionale.
        Ora ti chiedo scusa in anticipo, ma ti chiedo se hai letto i primi commenti di Shuttleworth sulla questione: infatti a nessuno è stato detto (inizialmente) “è così e nessuno ha diritto di parlare se non fa parte del gruppo decisionale!”, ma il succo esprimeva che tutti i tipi di feedback sono ben accetti, ma che non necessariamente vengono presi in considerazione. Perciò ben vengano le opinioni di tutta la comunità, anche dei “non allineati”. Ma se poi la decisione finale non è conforme alle proposte non si può farne una tragedia e urlare all’attacco alla democrazia (sopratutto su questioni che con la comunità non hanno a che fare, come ad esempio il tema che Canonical vuole avere in quanto presentazione della società).
        Oltre a questo ora che si è “scoperto” che su alcune questioni la comunità non ha facoltà di decidere, tanti dicono che la comunità non ha mai contato un cavolo. Dato che la comunità non aveva veto effettivo a maggior ragione mi sembra che Canonical abbia in molti casi ascoltato e recepito ciò che le veniva suggerito senza essere tenuta a farlo.
        Mi dispiace se qualcuno si sentirà offeso da quanto ho scritto, in realtà la mia opinione è per la moderazione. In quanto UbuntuUser senza poteri decisionali mi auguro che la comunità di cui mi sento parte e Canonical vadano avanti INSIEME senza perdere di vista i loro ruoli perchè solo insieme potranno arrivare lontano IMHO.

        • rolly

          Mi scuso anch’io. In effetti rileggendoti con più attenzione, avevi appena fatto un esempio… galattico, ;). Come hai ragione che questo ha un po’ condizionato la lettura del resto del post.
          Non so quanto valga discuterne ancora, penso che le rispettive opinioni risultino abbastanza chiare. Alla fine penso che alla base ci sia stato un enorme fraintendimento fra le parti. Da parte nostra (la c.d. comunità non allineata) ci siamo illusi e abbiamo pensato che Ubuntu potesse rappresentare la quadratura del cerchio, un mix sapiente di democrazia (come la chiamate voi) e decisionismo che finalmente avrebbe fatto fare il salto di qualità a GNU/Linux. Dall’altra parte, Canonical/Ubuntu ha pensato di poter “sfruttare” il variegato mondo della comunità dando in cambio sì un signor sistema operativo, senza però riconoscerla come parte essenziale del progetto.
          Ognuno di noi poi giudichi se e dove vedere la malafede…
          Saluti

  40. turycell

    Quella risposta di Shuttleworth è stata… semplicemente deliziosa. Troppi progetti liberi sono morti o si sono arenati perché la comunità dietro di loro non riusciva a mettersi d’accordo su niente e, alla fine, implodeva.
    Visti gli innegabili balzi avanti fatti da Linux nella sua interezza grazie all’accento posto da Ubuntu sulla semplicità d’uso, gli auguro davvero di tirarci su dei bei profitti – e a quanto ne so, i CD non saranno più gratuiti, da Lucid in avanti.
    Uso Fedora in ufficio, ho provato Sabayon e Mandriva: la differenza con Ubuntu sta anche in piccoli particolari, ma *si nota* eccome.

  41. stressedmana

    Ho letto in modo molto appassionato tutta la discussione e vorrei esprimere, anche se forse non c’è molto altro da dire, la mia opinione…Parlo da profano, visto che attualmente uso un MAC, ma da ex utente linux non vedo quale sia il problema. Ho scoperto linux nel lontano 1997 con Mandrake e da allora ho provato un’infinità di Distro. Non ho collaborato con le comunità perchè non sono una cima in campo informatico ma ho sempre promosso linux tra tutti i miei amici e a volte sono anche riuscito a convincerli ad usarlo. Quando uscì Ubuntu ero semplicemente entusiasta. Finalmente avevo trovato una distro facile, semplice, funzionale etc. etc. Ancora adesso, se dovessi consigliare una distro a qualcuno che vuole passare a linux, non avrei dubbi nel consigliarli Ubuntu. Se linux ha fatto dei passi avanti in tutto questo tempo lo si deve anche a questo nuovo modo di Ubuntu di affrontare la situazione. Nessuno ha mai scatenato dei problemi se il tema di Windows era brutto…non vedo perchè dovrebbero nascere tanti problemi per quello di Ubuntu. Non ti piace il tema? Lo cambi! Che problema c’è! E’ pure più semplice di Windows!! Ubuntu lo installi e hai molte più probabilità che sul tuo pc funzioni tutto che con altre distro…a me non importa se Ubuntu e Canonical e chi altro c’è dietro cambia i loghi, investe soldi, fa magheggi etc. L’importante, e penso che alla maggior parte della gente questo interessi, è che il tutto funzioni, sia bello da vedere e sia un’alternativa valida. Sono tante le persone che rimangono sbalordite dalle meraviglie che può fare linux ma poi si tirano indietro perchè dicono che è difficile. Se una distro cerca di colmare questo buco che male c’è? Purtroppo il mondo funziona così. Non si può sperare di mantenere libero al 100% un sistema e al tempo stesso sfidare avversari del calibro di Windows o OSX sperando di vincere…I soldi servono sempre e, anche se questo può fare male, fanno la differenza. E anche nel caso di Ubuntu questo è vero. La comunità di ubuntu non credo soffrirà per questi cambiamenti. Tutte le volte che ho chiesto aiuto mi è stato dato, in modo tempestivo e professionale. Ancora oggi, credo che la comunità di ubuntu sia uno dei motivi per cui questa distro ha fatto così successo. Tutti coloro che ci sono dietro, ci sono perchè credo siano spinti soprattutto dalla passione di fare ciò che fanno e non sarà un logo disegnato in maniera differente o due pulsanti spostati a sinistra a demoralizzarli e a farli cambiare idea. Io spero davvero che Ubuntu rimanga una distro viva, perchè nel panorama linux, è stata quella ha contribuito di più a dare a linux la speranza di diventare un’alternativa valida ma soprattutto reale ad altri OS commerciali.

    • pasovp

      Capisco il tuo punto di vista, ma esso appare fortemente influenzato dal tuo essere solo-user. Sappi che tanti la pensano come te, sebbene questa visione forse sia apparentemente limitata dato che coloro che si sono sentiti colpiti sul vivo sono proprio i collaboratori attivi ed è importante comprenderli (sebbene non condivida la loro apprensione sulla questione).
      In qualsiasi caso è evidente come ci siano stati degli errori nei modi di comunicazione fra le parti.

  42. rizlox

    Per me si sta davvero esagerando, chi ha sempre criticato ubuntu non vedeva l’ora che Shuttleworth dicesse qualcosa del genere per scatenare una guerra di religione… Non penso affatto che ubuntu sia la distro migliore di tutte ne penso che sia fedele alla filosofia del free software, ma vedere così tanti attacchi alla distro partiti da una cosa così futile come la decisione sulla posizione dei bottoni… Mi fa schifo questo atteggiamento pretestuoso.

  43. Mattia

    Ci voleva un articolo del genere per inaugurare il nuovo sito! :D
    Detto questo, qualsiasi barca senza un comandante va alla deriva, e Ubuntu sta diventando una crociera a 10 piani, non si può lasciare tutto nelle mani degli utenti, altrimenti si rimane sempre nella stessa situazione invece di andare avanti.
    Ubuntu si trova nella situazione di dover fare un grande passo avanti, che lo costringe a decidere se rimanere solo una piccola (seppur la più usata) distribuzione linux, o la vera concorrente di Microsoft.
    Ogni scelta porta a delle conseguenze, ed è naturale che a non tutti possano piacere, ma come ho detto prima, a mio avviso ubuntu, se vuole davvero diventare qualcosa di grande, qualche compromesso lo deve pur fare, è il mondo che va così, e nessuno può farci niente.
    Notte.

  44. Akula

    Mi fa impressione tutto lo sdegno che a volte “stupidamente” si alza dalla comunità open, quando qualcuno prende una decisione ferma e non divaga nel più blando e noto dispendio di risorse precursore demoniaco del Fork.
    Ma poi siamo seri, il mondo Linux ha già il BENEVOLO DITTATORE, Linus Torvald vi dice nulla? Se il principale mantenitore del Kernel fa pesare i suoi orientamenti, magari in maniera velata non vedo quale distribuzione Linux si chiami Gentoo, Arch, Debian, CentOS che possa dirsi esente da qualsiasi influenza.
    Ubuntu non ciò che di più puro o originale esista, forse è solo un coacervo di cose già viste e provate messe insieme in un package “elegante” ma è proprio grazie a questo pacchetto che oggi molti non considerano folle passare a qualcosa di diverso da Windows.
    E scusate se è poco!

  45. Framp

    Esattamente come Steve, Mark è un dittatore
    Solo con una visione unica si riesce a fare qualcosa..
    Che poi questo qualcosa piaccia o meno è un fattore soggettivo
    A me non piace ne mac os x, ne ubuntu (gnome) :P
    però sono senza ombra di dubbio dei successi

  46. Pingback:Inizia la caccia all’avvistamento di #ubuntu 10.04 | pollycoke :)

  47. Pingback:I “Windicators” che cambieranno GNOME (forse) | pollycoke :)

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