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Aziende farmaceutiche e “approccio Linux”

Questa merita tutta l’attenzione possibile: Glaxo, seconda azienda farmaceutica al mondo, rilascia al pubblico dominio i dettagli della composizione di migliaia di farmaci per la cura della malaria. Una mossa che Wall Street ha definito “approccio Linux”: cosa significherebbe per la ricerca farmaceutica se questo non restasse solo un atto isolato?

Non sono uno di quelli che ai party si presenta con il LiveCD di Ubuntu1, ma ho spesso portato discussioni sulla Sanità al tema della chiusura di informazioni critiche. Una cosa su cui dottori e pazienti sono sempre stati entrambi d’accordo, e se non è già questo è un piccolo miracolo…

Molto spesso noi pinguini indugiamo per diletto su questioni divertenti e leggermente infiammatorie2 tipo la migliore distribuzione o cose del genere, ma tutto ciò non deve mai farci dimenticare quali sono e potrebbero essere le reali conseguenze sulla società di un modo di pensare “open source” e di un “approccio Linux”. Sviluppo collaborativo, strategie aperte, ricerca pura, strumenti condivisi… e magari che ne so, ogni tanto qualche flame “Aspirina vs Vivin C” ;)

Note all'articolo

  1. Non si sa mai un’evenienza improvvisa… []
  2. Tanto per restare in tema farmaceutico []

40 commenti

  1. Marco

    Premetto che ho anche il calendario dell’aspirina e ciò potrebbe influenzare (e poi curare) il mio pensiero.
    Sono strafelice per la scelta di Glaxo che farà del bene a tante persone (ma anche a lei stessa).

  2. bLax

    sarebbe un bel mondo :D
    le possibili diatribe si sposterebbero su un piano paritetico e al contempo piu soggettivo:
    non piu su “questo è mio – quello è tuo” (aka io ho 10 bombe atomiche tu ne hai tre) ma “questo è meglio – per me – quello è pupù….per me” un modo dove la conoscenza non è piu mia o sua, ma di tutti, dipende solo come la si vuole usare, migliorare…..
    ehhh magari un giorno ci arriviamo :D

    comunque strana forte questa mossa, molto “insolita” ma speriamo che prenda piede….d’altronde credo(spero) che anche (non solo loro!!) le aziende oramai stiano iniziando a stufarsi di questa “competizione” alla sopravvivenza che ogni anno alza sempre più i toni dello scontro, una specie di guerra fredda analitica sul consmatore e sulla manodopera, che perde sempre più umanità ad ogni step….

  3. Ciccio

    tutto ciò mi fa venire in mente una recente relazione che ho fatto qualche giorno fa come project-work per un esame di economia sulle commodity. nella relazione analizzavo gli investimenti di aziende importanti come IBM in progetti di software open-source che vengono ditribuiti, il più delle volte, in maniera completamente gratuita, e sul modo in cui si tende a guardare a queste “manovre”. quello che ne è uscito fuori è stata una rivelazione per me. a seguito di ricerche approfondite ho capito come queste aziende gigantesche riescano a fare un mucchio di soldi sfruttando i mercati dei beni complementari. per farla breve investono e si fanno benefattori per mercati in cui si producono beni che vanno solitamente affiancati a quelli prodotti da loro, fino a renderli talmente standard e indifferenziati da non avere senso un prezzo che non sia pari a zero. a questo punto, con l’abbassamento dei prezzi di questi beni, ne consegue direttamente un’aumento di vendite (domanda) del bene da loro prodotto. IBM l’ha fatto prima con l’hardware e ora lo sta facendo con i sistemi operativi per affermarsi nel campo delle consulenze.
    questa manovra delle case farmaceutiche mi sembra calzare a pennello con l’esempio reale di IBM, standardizzano un prodotto (fino a farlo diventare commodity) in modo che chiunque possa ricrearseli in casa e questo gli frutta guadagni, in un certo senso “nascosti” ai consumatori, sui prodotti che producono direttamente, magari anche loro stanno spostando l’asse sulla consulenza…

    • Helios

      non ho capito tantissimo (mea ignoranza), se qualcuno potesse spiegarmelo meglio sarebbe davvero apprezzato, però lo trovo interessante…

      • turycell

        In parole poverissime, i produttori di hardware hanno tutto l’interesse a fare affermare Linux, perché così anziché venderti un PC a 600€, di cui 100 arrivano in tasca a Microsoft, te lo vendono a 550€ che vanno tutti a loro.
        In quest’ottica, loro vincono anche se Microsoft è costretta dall’avanzata di Linux a risuscitare XP per i netbook e darlo via quasi gratis.

      • Ciccio

        vedo se riesco a spiegarmi meglio con un altro esempio banale. facciamo finta che io sia sposato e abbia un figlio piccolo. abito in un paesino di periferia. i ristoranti della zona decidono di applicare degli sconti irripetibili e io decido di fare una sorpresa a mia moglie e di regalarle una serata a lume di candela. come me pensano la stessa cosa un sacco di altre coppie sposate con figli piccoli. facciamo finta che non ho parenti a cui lasciare mio figlio, quindi devo chiamare la babysitter. le babysitter in quel periodo vedranno crescere notevolemente la richiesta dei loro servizi e quindi, crescendo la domanda, aumentano anche i prezzi per il principio base di equilibrio dei mercati.
        in un certo senso, quindi, i risotranti sono un bene complementare alle babysitter. paradossalmente le babysitter potrebbero pagare i ristoranti affinchè questi applichino degli sconti speciali per vedere incrementare la richiesta dei loro servizi e poter quindi alzare i prezzi.
        è un esempio abbastanza banale che però credo possa servire a capire meglio la strategia.

        • Luca

          Non so che caz.. di discorsi si stiano facendo, ma per quanto mi riguarda, la salute degli esseri umani mi sta più a cuore del narcisismo di chi si pavoneggia mostrando la sua abilità nel creare sillogismi. Il problema è che i paesi poveri non possono curare i loro cittadini perchè non hanno i soldi necessari per comprarsi le medicine, ne possono produrle all’interno perchè dovrebbero sborsare in ogni caso i quattrini che non hanno per pagare le case farmaceutiche proprietarie dei progetti. Ora è evidente che la filosofia free sia la cura migliore per liberarsi dalla cappa che impedisce il progresso della società umana, dalla libertà circolazione delle informazioni, alla cura delle malattie e molte altre cose ancora.

          • luca

            No! Dovremmo chiederci se gli effetti delle azioni producono un miglioramento delle condizioni esistenti.

    • Nedanfor

      Ma è bene, in fin dei conti. Ci sono solo due cose che possono essere vendute, lo dice Stallman, sono servizi e hardware. Il software non ha prezzo. Se me lo vendi mi devi far pagare la distribuzione di esso, non il software in sé (che essendo un mucchio di bit non ha prezzo). Se l’IBM pensa di guadagnare con consulenze come la Sun ben venga, non c’è nulla di sbagliato. Canonical, RedHat e Novell fanno così, RedHat è una delle società maggiormente in crescita nel panorama informatico.

      Quanto alla farmaceutica è diverso. Qui parliamo di conoscenza, la Glaxo ha rilasciato quei composti chimici come PROPRIETÀ DI TUTTI. L’unico interesse che aveva è d’immagine, dato che il farmaco finale, se si riuscirà a crearlo, sarà PROPRIETÀ DI TUTTI e quindi prodotto e venduto col prezzo pari al costo dello stesso, ci sono aziende produttrici di farmaci impegnate in questo. Non ci vedo possibili secondi guadagni, se non appunto quelli relativi alla buona immagine.

      • Ciccio

        in realtà le cose non stanno proprio così… Stallman predica una sorta di filosofia che può essere più o meno condivisibile a seconda di come vi ci si approccia.
        la questione è che per rendere l’hardware qualcosa di standard e indifferenziato basta scrivere qualche riga di codice, un esempio lampante è HAL grazie al quale vengono riconosciute un sacco di componenti differenti per funzionare con lo stesso software.
        per standardizzare il software ci sarebbe bisogno di hardware in grado di adattarsi a esso dinamicamente, il che è ancora fuori da ogni possibile spiraglio di ricerca… ad oggi…
        per quanto riguarda il discorso farmaceutico non c’è nulla di differente rispetto ad altre aziende. si tratta comunque di interessi capitalistici, il fatto che rendano pubbliche delle “specifiche” non significa che stanno facendo beneficenza, bensì che hanno un piano ben preciso. sono aziende con l’unico obiettivo di creare profitto, non produrre benessere.
        prendiamo come esempio la recente questione sui vaccini per l’influenza A. chi è l’unico attore che ne ha tratto beneficio secondo voi? ovviamente le industrie farmaceutiche. non c’era alcun motivo di generare tutto quel terrore per un evento normalissimo come un’influenza ge ogni anno genera migliaia di morti in tutto il mondo, anzi, questa volta erano solo centinaia…
        in ogni caso, per noi consumatori, è piuttosto difficile guardare al di là del nostro naso quando si parla di interessi delle aziende, ci è difficile scovare e capire la strategia che stanno cercando di attuare. l’unica cosa certa è che una strategia c’è sempre! il fatto che non vediamo possibili secondi guadagni significa solo che non conosciamo abbastanza approfonditamente i movimenti di questa azienda o gli eventuali mercati su cui si può guadagnare.
        predi come esempio IBM negli anni ’80, rese disponibili tutte le specifiche dei propri componenti per PC. tutti si chiedevano che razza di mossa fasulla potesse essere, visto che tutti i produttori non fecero altro che copiare quelle specifiche e creare le loro versioni esattamente identiche. però non calcolarono che questo era esattamente ciò che IBM voleva ottenere per poter vendere indisturbata i sui PC preassemblati smettendo di produrre hardware che lasciava produrre agli altri a costi ridotti all’osso. col senno di poi la chiamereste una mossa stupida?

        • Giulio Guzzinati

          No, non la chiamerei una mossa stupida. Ma è stata una mossa che ci ha aiutati tutti.
          Il risultato è che adesso se mi si rompe la scheda video posso comperarne un’altra a prezzi ridicoli alla fiera dell’elettronica senza dover passare per hardware ultraproprietario e centri di assistenza che si fanno 60€ per dirmi che non c’è speranza (anche se succede ancora con Apple).

          Il punto è che il fatto che sia una mossa interessata non esclude che essa possa essere utile e benefica.per la stragrande maggioranza di noi.

          • Ciccio

            infatti è assolutamente quello il punto, a noi consumatori interessa che le azioni delle aziende producano benefici nei nostri confronti, il resto tendiamo a capirlo poco poiché ci interessa poco. però bisogna sempre fare attenzione prima di associare a un’azienda la nome di “benefattrice”.

    • Viandante

      Si, ma il discorso possibile è anche un altro.
      I tempi in cui avvengono le scoperte e le innovazioni stanno diventanto molto stretti, questo aumenta esponenzialmente i costi della ricerca. Di questo passo, la vera capacità (capability) di un’azienda potrebbe non essere più quella di avere un pezzo di conoscenza col brevetto, ma di essere molto flessibile nell’organizzare e creare continuamente nuovi prodotti.

      Le parole chiave sono: open innovation e dynamic capabilities (che nascono da una critica alla resource based view).

      http://levine.sscnet.ucla.edu/general/intellectual/intellectual.htm

  4. TeoLinuX

    A parte che non è “approccio linux”, ma casomai approccio GNU…
    E cmq non si tratta come qualcuno ha scritto sui giornali di farmaci “open source”, piuttosto di farmaci open knowledge…

    • Nedanfor

      Il farmaco si basa su una formula chimica. Hanno rilasciato liberamente 1300 formule chimiche… Se il farmaco finale fosse derivato da una di queste, sarebbe un farmaco opensource e royalty-free.

  5. kaiserxol

    Non per uccidere gli animi, ma è stato fatto sulla malaria…una malattia da cui ormai i vantaggi economici sono ben pochi rispetto ad altre malattie.
    Si tratta solo di strategia di marketing del marchio che credo fino ad oggi nessuno di noi conoscesse…di buone intenzioni io non ne vedo

    • Nedanfor

      Viva il marketing che salva le vite, a morte il marketing che non dà nulla di buono al mondo. Questa è evoluzione, non quella che c’è stata fino ad oggi e che ancora domina il mercato.

      • Ciccio

        il marketing che salva le vite non esiste. del farmaco contro la malaria ne hanno bisogno popolazioni che muoiono di fame e di certo non possono permettersi quel farmaco che, ovviamente, le aziende farmaceutiche non regalano.
        se qualcuno si salva dalla malaria è solo merito di qualche associazione che si prodiga a portare i farmaci in quelle zone come medici senza frontiere. il più delle volte comunque trovo che sia un salvataggio pressochè inutile visto che poi sono comunque destinati a morire di fame o altre malattie per cui è impossibile far arrivare i farmaci resi costosi dagli interessi dalle stesse aziende farmaceutiche che gli hanno venduto il vaccino contro la malaria.
        “marketing che salva vite” è una frase senza senso, un pò come se dicessi “Berlusconi che ruba ai ricchi per dare ai poveri”… il marketing è sciacallo in ogni caso!

    • Gino

      A questo punto mi viene di rispondere ben venga questa strategia di marketing visto che la malaria non è sparita ma vive nei paesi sposata con la fame.
      Se da ora le associazioni di volontariato potranno produrre un farmaco senza passare per le lobby farmaceutiche significa che la miseria di questi paesi non è più un incentivo per la malaria ma può essere combattuta con un’arma in più.
      Se poi l’azienda l’ha fatto per pubblicizzarsi e vendere i prodotti per combattere la cellulite, la piaga del mondo… ben venga che il mondo occidentale divori se stesso e smetta di lucrare sulle altre civiltà.

  6. Akel

    Visto che sono fresco di una conferenza di Stallman(sul mio blog ho messo tutto il riassunto) ci tengo a precisare alcune cose(alcune già state dette in altri commenti).
    – L’approccio di questa scelta è GNU e non Linux.
    – Non si tratterà di farmaci “open source” ma farmaci “free”, inteso come libero e non come gratuito.

    Tornando in topic sono anche io d’accordo che sia una iniziativa lodevole. Sicuramente avranno studiato qualche strategia per comunque continuare a guadagnarci(sia economicamente che di fama) ma fatto sta che reso almeno un servigio alla comunità.

    • dave

      Guarda che ti sbagli. Se fossero solo free questo significherebbe che te vai in farmacia riempi le sporte senza pagare niente (cosa che per alcuni farmaci succede già) e senza sapere cosa contengo, invece qui si tratta di rivelare letteralmente le composizioni chimiche dei farmaci e questo li rende a tutti gli effetti open-source! Questa notizia un po’ mi fa piacere visto che studio farmacia xD

      • Akel

        Guarda che il free che ho usato è quello che intende Stallman e cioè “libero” e non “gratuito”. Se guardi sul sito della fsf(Free Software Foundation) troverai le 4 libertà fondamentali e tra queste c’è anche la possibilità di accedere,modificare e redistribuire il codice sorgente(la formula chimica in questo caso).

        Tra l’altro Stallman evita il termine open source, che gli è stato affibbiato dalla Oracle, in quanto non è comprensivo delle famose libertà. Il termine corretto è proprio “free”(libero). Questo te lo posso assicurare perche giusto 3 settimane fa sono stato ad una sua conferenza ed è stato molto chiaro su questo punto.

        • dave

          Io della 4 libertà non ne ero informato e lo ammetto. Però devi ammettere che chi non bazzica con la FSF associa il termine free al commerciale gratuito e quindi il termine open-source (termine che al giorno d’oggi si sente spesso) è più azzeccato.

  7. Sandro

    La manovra non mi torna chiara…la malaria non ha cure efficaci, la prevenzione (specie da punture) resta per ora il metodo più efficacie. E’ anche vero che la GKS produce il malarone, il farmaco da profilassi antimalarica più usato (e più spaccafegato)…profilassi che fra l’altro non può andare oltre il mese (circa)…

    • dave

      Per prima cosa si dice sempre che prevenire è meglio che curare e poi comunque di malattie che non si curano ma che si prevengono e basta sono pieni i fossi. Almeno accontentiamoci di questo piccolissimo passo avanti… e speriamo che la prossiamo la coca cola così mi faccio la cola in casa!

  8. loolee

    sarebbe bello.
    purtroppo le aziende farmaceutiche hanno come unico scopo quello di far soldi, quindi ci credo poco. Ci sarà comunque un tornaconto, per loro (marketing(pubblicità?).
    ma, ripeto, sarebbe veramente bello…

    • luca

      Il conncetto di libertà si fonda sui valori universali, non avrebbe senso parlare di affrancamento dai vincoli propietari dei brevetti, delle informazioni, dei codici e della cultura più in generale, se non condividessimo l’idea che la salute, le conoscenze, l’acqua ecc. sono beni pubblici o per meglio dire di tutta l’umanità.
      È ovvio che se noi non cosideriamo la salute un bene universale, non ci porremo mai il problema di condividere le conoscienze che possono portare alla scoperta o all’utilizzo di tecniche in grado di sconfiggere le malattie. È altrettanto ovvio che gli effetti delle restrizioni prodotte dai vincoli proprietari sono vere e proprie armi di ricatto nei confronti dei più poveri che costituiscono 80% dell’umanità. Vendere medicine come qualsiasi altra tecnologia che soddisfa un bene universale, può diventare un crimine se i voncoli del commercio determinano l’ipossibilità di usuruirne alla maggioranza degli essereri umani.

  9. marco

    >bLax ha detto:
    >ergo dovremmo anche chiederci sempre qual’è il secondo fine?
    ..naturalmente il secondo fine è evidente. fino a ieri tu conoscevi questa casa farmaceutica?
    direi che un primo risultato l’hanno già ottenuto.

    >Nedanfor ha detto:
    >non il software in sé (che essendo un mucchio di bit non ha prezzo).
    piccola correzione di rotta: il “mucchio di bit” ha un prezzo, generalmente calcolato sulle ore di lavoro. quello che non ha prezzo secondo Stallmann è che le IDEE non hanno prezzo.

    a questo proposito continuo a pensare allo spot idiota della coca-cola che passa in questo periodo.
    Quello della famiglia italiana che beve coca-cola a pranzo (…no comment al genio che l’ha pensato…)
    l’assunto dello spot è questo :
    nel milleottocento-e-rotti il farmacista pinco-palla ha scoperto la formula portentosa (=coca cola).
    nel millenovecento-e-rotti una casalinga italiana ha scoperto la formula della felicità (=coca cola a tavola)

    la morale (secondo lo spot) è che grazie a queste idee oggi tutti possono godere della felicità.

    sarò bacato ma il messaggio che a me arriva è :
    grazie ad un idea non brevettata tutti sono liberi di bere bere coca cola a pranzo.
    grazie ad un brevetto solo chi paga può comprare coca cola.

    buffo no?

  10. felipe

    @ma-lo-hanno-fatto-solo-per-immagine:
    Of course lo hanno fatto anche per imporsi all’attenzione del mercato. Il punto però non è questo, e nemmeno quello di fare beneficienza o qualcosa di etico. Il puntò è che comunque vada questa mossa permetterà di esplorare un tipo di sviluppo che potrebbe dimostrarsi sostenibile, anche in virtù delle interessanti considerazioni espresse da Ciccio: http://pollycoke.com/2010/05/27/aziende-farmaceutiche-e-approccio-linux/#comment-21988

    Grazie per esserci e per aver diffuso la notizia, via Facebook, Twitter, passaparola e altro :)

    • luca

      Voi analizzate la questione dal punto di vista delle dinamiche di mercato ma io credo che nessuno sia in grado di spiegare le interazioni umane facendo esclusivamente ricorso a servo- meccanismi (feedback).
      Del resto la anche dietro la parola “sostenibile” si cela un concetto etico.

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