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Recensione di Haiku R1 Alpha 2

Di recente ho immolato un vecchio portatile all’altare della conoscenza e del gaudio retro-geek. Adesso sto realizzando che probabilmente dopo lo stress a cui l’ho sottoposto non ne farò più molto (resisteva con l’anima aggrappata ad un fdisk) ma ne è valsa la pena!
Dopo tanto tempo – ci avevo sperato con ZetaOS, ma non se ne fece nulla – avevo messo da parte la mia curiosità nei confronti di cloni di BeOS. Poi ho finalmente trovato una versione di Haiku, la R1 Alpha 2, che è stata in grado di installarsi, avviarsi e regalarmi un po’ della magia di quel sistema operativo glorioso che rivive grazie ad un progetto interamente open source. Vi regalo qualche passaggio dell’installazione, schermate del sistema installato e alcune considerazioni sul suo fascino.

Premessa: BeOS, OpenBeOS, Haiku

Ok pollycoke è molto ben frequentato: so che alcuni di voi hanno già provato Haiku in varie salse, sia virtualizzato che installato, c’è perfino una bella guida su come “installare Haiku su una partizione fisica usando Qemu” scritta da Amon Paike (che segnala spesso news su Haiku in SocialBox) e anche una “Network printing in Haiku” di Shuren. Per coloro che non l’avessero ancora fatto mi sento di dare un consiglio: intanto mettete l’immagine di Haiku in scaricamento, poi continuate a leggere ;)
Solo una volta appreso cosa era BeOS potrete accostarvi ad Haiku. Solo così ne apprezzerete l’estetica originale (che ha fornito più di una ispirazione a GNOME e KDE) e omogenea, il funzionamento lineare, la semplicità e la razionalità… e quella che io chiamo personalità. La gestione in qualche modo “application based” invece che “windows based” delle applicazioni; le caratteristiche decorazioni delle finestre con funzionalità molto diverse dalle classiche “minimizza, ingrandisci, chiudi”; l’assenza di classici pannelli, sostituiti dalla “Deskbar”; il file manager Tracker, che per certi versi ricorda il Finder di Mac OS Classic ed è pieno di spunti notevoli: banale esempio è il raggruppamento delle barre di progresso per operazioni simultanee, qualcosa che le interfacce “open” stanno finalmente conquistando solo adesso; e molto altro.
Chi ha dimestichezza con più sistemi operativi avrà modo di riconoscere idee e intuizioni anche non esclusive di Haiku/BeOS. In realtà c’è molto di simile a Mac OS. E non a caso: le storie di Apple e Be sono state intrecciate in più punti e per un po’ si è addirittura rischiato che Mac OS X si basasse su BeOS invece che su NeXT OS. Anche Microsoft è entrata a far parte della storia di BeOS, in una maniera tipicamente Microsoft: estromettendo BeOS dalla distribuzione sul mercato con operazioni che sono costate a Microsoft una citazione e il conseguente pagamento di alcune decine di miliardi di dollari…
Successivamente i diritti di BeOS sono stati acquistati da Palm, che ha congelato il progetto, e adesso dovrebbero essere in possesso di HP sono in possesso della giapponese Access Ltd (grazie Dav e andreabask!). Per avere un’idea di cosa è stato e cosa avrebbe potuto essere BeOS se non avesse subito così passivamente le dure leggi di mercato basta visitare i tanti siti che ancora adesso tengono in vita l’interesse. Siti con nomi commoventi come Be OS News :)
Haiku, prima chiamato OpenBeOS, nasce appunto dalla volontà di esplorare quella possibilità, con l’obiettivo di ricreare ed estendere BeOS su basi completamente open source e garantirne la compatibilità a livello sorgenti e binari con BeOS.

Installazione

Avvio di Haiku sul vecchio ASUS

Dovrete trovare una cavia per i vostri esperimenti. La mia scelta è ricaduta su un vecchio portatile ASUS che giaceva inutilizzato, con su Windows XP SP1. Già questa indicazione sulla versione vi farà capire quanta polvere prendesse. Il portatile, mischino1, con la sua lucetta triste e intermittente del led di scrittura sul file di swap sembrava chiedermi da tempo una botta di vita.
E beh, è più forte di me: quando mi si chiede una botta non riesco a tirarmi indietro, per cui ho ammiccato alla lucetta verde e ho riavviato con dentro il CD di Haiku appena masterizzato.
L’installazione del sistema operativo è un’operazione assolutamente indolore, ufficialmente venite avvisati del fatto che non dovreste contate sull’installer di Haiku per partizionare il disco, meglio farlo da voi con un live CD di Linux o con il sistema che preferite, anche se in realtà la funzionalità c’è. Una volta scelta la partizione su cui installare vi verrà chiesto di inizializzare con filesystem BeOS. A questo punto comincerete a saggiare una strana sensazione: comincerete a sentirvi orgogliosi di Haiku :)
L’ulteriore passaggio dell’installer sarà quello della copia dell’immagine su HD. In tutto l’installazione richiede una manciata di click e una decina di minuti. Poi potrete riavviare con il vostro fiammante clone di BeOS!

Uso

Primo avvio di Haiku

Probabilmente la prima cosa che farete appena avviato per la prima emozionante volta Haiku, sarà di rendervi conto che nell’impeto della suddetta botta di vita, durante la formattazione avete perso tutti i dati che avevate sul disco fisso, ma vabbè sarete così emozionati che vi perdonerete l’idiozia :)
Piuttosto… in pochi secondi, ehi ecco il desktop! Ma quanto è pulito? Ma quanto è razionale? Ma quanto è diverso? Ma… ma quanto cazzo è veloce il cursore del mouse? Non riesco a controllarlo da quanto schizza via al minimo movimento -.- A suo tempo lessi che la velocità elevata del mouse era uno stratagemma un po’ furbo usato dagli sviluppatori per far percepire una maggiore velocità del sistema. Cazzate ovviamente, Haiku risulta scattante e veloce nell’apertura di applicazioni, nel passaggio da una finestra all’altra e in genere in tutte le operazioni principali.
Ad ogni modo, diminuire la velocità del mouse, e in genere personalizzare l’aspetto e le funzionalità di Haiku è semplicissimo tramite le sue “preflet”, che sono come le “configlet” o le “capplet” di GNOME; solo che questo è Haiku: continuerete a ripetervi da soli che state usando Haiku giusto per ripeterne mentalmente il nome. Abituatevi a salutare la gente dicendo: “Oh, Haiku!” e cose del genere. Contagiosissimo. Le preflet si trovano cliccando sul logo con la fogliolina nella Deskbar. Da lì si accede anche alle applicazioni e a tutte le altre funzionalità disponibili tramite interfaccia. Nella seconda pagina di questo articolo trovate alcune schermate e il resto della recensione.

Uso (seconda parte)


Se vi state chiedendo: Haiku non si basa su Linux (e per fortuna: fa bene avere un po’ di diversità!), non è (ancora) multiutente anche a riguardo se ci sono discussioni in corso (a me sta benissimo la monoutenza). L’organizzazione del filesystem ricorda vagamente una semplificazione di quella unix, con una /dev che contiene di dispositivi e una /boot che si fa carico del resto. Ma l’uso di Haiku tende a scoraggiare l’esplorazione di tali amenità, e in questo risiede parte della magia, per quanto mi riguarda.
Il desktop è organizzato in maniera piuttosto razionale. Ci sono solo alcune icone predefinite, come link alla documentazione e i volumi montati, dal tipico stile un po’ retro che prima o poi vi conquisterà. Il resto è spazio libero: nessun pannello e nessun menu tradizionale, solo un rettangolo in alto a destra, che svolge tutte le principali funzioni dell’interfaccia: menu, barra delle applicazioni, area di notifica.
Vorrei farvi notare che la schermata “About this system”, che vedete qui sopra all’inizio del paragrafo, dice che l’uso di memoria è un pacifico 80MB su 256MB totali. Niente di sconvolgente considerando la semplicità e la snellezza dell’ambiente, ma decisamente non male.

Abuso

Il kernel panic colorato di Haiku

Ovviamente io essendo felipe e lui essendo Haiku, ci siamo confrontati un po’ su vari fronti dettati dalla mia curiosità e dalla sua discendenza nobile. È vero che non era la prima volta che usavo un clone di BeOS (ho virtualizzato varie volte) ma una volta installato viene spontaneo stressare il sistema a più non posso: abusarne appunto.
Non mi azzardo a generalizzare che Haiku sia più o meno robusto di altri sistemi operativi, dal momento che l’ho utilizzato solo su questo hardware, ma posso dire che in varie situazioni di stress si è comportato egregiamente, mentre mi ha restituito un bel kernel panic quando ho cercato di levargli un pen drive da sotto il culo. Ok “da sotto il culo” potrebbe non essere chiaro per tutti: intendo estrarre fisicamente il pen drive senza prima averlo “smontato”, una specie di sgambetto che provoca appunto la muerte improvvisa di Haiku, ma siamo in fase di Alpha 2 quindi direi che ci sta. Comunque l’obiettivo non era portarlo al crash quanto di trovarne i limiti e auto-convincersi che non è tutt’oro quello che luccica (sì subito tentati di infatuarsene!).
Notare come anche il WSOD del kernel panic di Haiku abbia un certo stile chic :>

Considerazioni su Haiku

Una decina di applicazioni e 110MB di Ram occupata

Mi ero ripromesso di aspettare almeno una beta per provarlo, ma è stato più forte di me. Immagino che allo stesso modo, molti di voi saranno stuzzicati da queste immagini (notare qui di fianco: più di una dozzina di applicazioni in esecuzione e sole 110 MB di Ram occupata). So che vorrete provarlo e per questo motivo metto le mani avanti per evitarvi qualsiasi delusione…
Se pensate di poter utilizzare Haiku R1 Alpha 2 come sistema operativo primario o anche secondario siete completamente fuori strada. Se al contrario vi aspettate che sia il solito accrocchio di stravaganze siete ugualmente fuori strada. Il modo migliore per avvicinarsi ad Haiku è quello rispettoso e consapevole dell’eredità che questo piccolo grande sistema operativo raccoglie: quella di BeOS. Sulla storia dello sfortunato quanto glorioso BeOS non voglio dilungarmi oltre, anche perché sul sito di Haiku e Haiku Italia ci sono approfondimenti molto interessanti che stanno lì proprio per essere letti!
Non c’è grande abbondanza di applicazioni – so che questo è a ragione il cruccio primario di molti di voi – ma non siamo assolutamente ai livelli paragonabili con la scarsezza di risorse che caratterizzava GNU/Linux quando era acerbo come Haiku è adesso2. Oltre alla citata compatibilità con applicazioni scritte per BeOS è infatti disponibile un numero di applicazioni recenti e supportate, una tra tutte il browser WebPositive basato su WebKit, e sappiamo tutti che ultimamente basta un browser a fare un sistema operativo, cosa che va decisamente a favore di Haiku. Inoltre – udite udite – le Qt sono state portate ad Haiku, per cui nel parco software avrete la dispobilità di applicazioni Qt, che, vorrei aggiungere, si sposano alla perfezione con l’estetica di Haiku.
Stabilità, supporto hardware, applicazioni, e discorsi pratici a parte, apprezzerete Haiku soprattutto per la personalità e la razionalità di tutto il sistema e a tutti i livelli. Che siate programmatori, appassionati di interfacce, collezionisti di emozioni o semplici curiosi, amerete il senso di coesione e coerenza, così rari in un progetto open source. Certo si può sempre stare a discutere sulla scelta di mantenere in vita un replicante di un sistema operativo tristemente estinto, ma credo che faccia parte del fascino del progetto.
Prima ancora che clone di un ottimo sistema operativo, Haiku è una specie di patrimonio dell’umanità :)

Risorse

Note all'articolo

  1. Sicilianismo: “poverino” []
  2. Ma ad esempio manca una componente fondamentale per il mio test, che dunque è rimasto un po’ a metà: non c’è ancora supporto a PPPoE! []
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