NetworkWorld riporta alcuni pensieri di Marten Mickos, ex-CEO del famoso database open source MySQL, a proposito di cloud computing e del suo problematico rapporto con l’open source.
L’argomento potrebbe suscitare un “Ma chi se ne frega. Non vedo nuvole. Andiamo al mare.“, visto che non sempre siamo attenti alle implicazioni insite nel demandare sempre più dati alla invadente nuvoletta che ci sovrasta inesorabile. La questione però è spinosa perché noi tutti lasciamo “in giro” con crescente fiducia (spesso molto mal riposta) la gestione dei nostri dati più o meno sensibili e ad esempio ci avvantaggiamo con disinvoltura della comodità delle Google Apps. Ciò nonostante la scomunica di Richard “ego te scomunico” Stallman, che punta il dito sul fatto che molto di quel che usiamo nel cloud sia codice chiuso.
Marten (ti posso chiamare così?) ribalta tutto ciò e dice che il cloud computing potrebbe essere una risorsa per l’open source con un semplicistico “basta che l’open source entri nel cloud computing”1. Ah beh, chi l’avrebbe detto che bastava così poco… Ad ogni modo, ho paura a chiedermi quanti di voi seguano le indicazioni di Stallman sulla questione. Immagino ben pochi!
Note all'articolo
- In effetti parte fondamentale di questa uscita di Mickos è pubblicizzare una sua startup che ha a che fare con open source e cloud computing… ma a noi lo spunto torna utile per portare l’attenzione sull’argomento [↩]
Io dico che il cloud computing non intaccherà minimamente nè l’opensource nè Microsoft,
i Desktop continueranno a esistere.
Io invece dico di no ;)
Io credo che cambierà il mercato in una minima parte e col tempo. Tuttavia molte mie foto etc. etc. sono online tutt’ora (social network, ad esempio) e non ho possibilità di controllarle, l’unica cosa a preoccuparmi è che la tendenza a mettere online ‘roba di altri’ aumenti. Quanto a MS e al software libero… Esisteranno sì indipendentemente dal cloud ma l’azienda di Redmond con Azure continuerà a perdere colpi IMHO.
Beh se l’azienda di Redmond perderà qualcosa,
altrettanto o molto peggio succederà alle distro, mi sembra ovvio.
Perdonatemi: sono schizofrenico ;) Però si potrebbe configurare anche un cloud in cui l’accesso e la fruizione dei servizi, sia accessibile tanto da windows, quanto da distro linux, nella medesima maniera e qualità, senza alcuna restrizione o handicap significativi per noi linari, per cui l’os usato verrebbe a perdere di importanza e a quel punto non ci sarebbe ragione di preferire windows, ma scegliere un prodotto opensource e gratuito parrebbe a tutti la scelta migliore.
Sto vaneggiando, ok, lo so
Niente affatto , e’ il “‘vaneggiamento” su cui si basa Chrome OS ^_^
Già, da questo punto di vista è una figata.
Steve a proposito parlava di un futuro in cui saremo circondati da device multimediali e tutti ci daranno l’accesso alla cloud con quello che si serve. Si rompe il cellulare? Poco male, ne compri uno nuovo, accedi alla cloud ed è tutto come prima.
Il problema è che noi non abbiamo il controllo sulla cloud..
A meno che non ti crei tu un cloud server privato. Io ad avere soldi da spenderci lo farei volentieri :P (Per altro, se si tratta solo di dati, tra un paio d’anni un muletto ARM potrebbe essere una soluzione ottima: a basso consumo ed economica. Il problema che sollevano FSF e EFF è “ok, noi sapremmo farlo, ma il resto del mondo?” :D)
Il punto è precisamente questo! Non ci serve a nulla vincere la “battaglia” dei sistemi operativi, per perdere la “guerra” della libertà!
Se tutto il codice di tutti i pc del mondo è open source, ma nessuno può fare nulla senza accettare 10 EULA restrittive e sperare che la connessione non faccia scherzi siamo tutti fregati, e tutti daccapo.
Rompere il lock-in = Far perdere utenti a Microsoft. It’s so easy… Se un’applicazione gira via web tanto bene su ChromeOS che su una qualsiasi distro Linux che su Windows perché uno dovrebbe preferire Windows?
Esatto.
Se ti basta un’applicazione Web vincera’ ChromeOS,
il prodotto piu’ minimale mai concepito.
Windows e tutte le distro AL TAPPETO.
Ma non succedera’ questo, vedrete.
Non ragiono per estremi, ragiono per vie di mezzo. Perciò IMHO non tutto sarà disponibile via web e ciò che ci sarà non sostituirà mai del tutto il software locale, e non per tutti. Per me si allargherà un po’ il mercato e si continuerà a spezzare pian piano il lock-in, non credo nei blitzkrieg (eccetto che in Risiko e Civilization, lì vinco le partite così :P).
Vabè ha fatto la scoperta dell’acqua calda :D
Il “Cloud Computing” mi ricorda molto il “Desktop Semantico”.
Nepomuk ha infinite possibilità, ma quando chiedi esempi concreti… BOH?
Il cloud computing ha infinite possibilità, ma quando chiedi esempi concreti
scopri che si tratta del solito modello client/(super)server esistente da migliaia di anni.
Mai provato dolphin, eh?
Per quanto riguarda il cloud computing.. sta crescendo intorno a noi. E ci sono un sacco di esempi.
Ottimo, dimmi un esempio di qualcosa che non si potesse fare prima che venisse coniata la parola “cloud”.
Scrivere codice su un portatile (o su un netbook) mentre sei al parco e farlo compilare da un server negli Stati Uniti (Amazon ti dice niente?). Ciò per un programmatore di professione potrebbe essere comodo. Il costo del servizio per altro è relativamente basso, considerando le spese che altrimenti dovrebbe fare in hardware.
E questa cosa non sarebbe potuta fare 10 anni fa secondo te?
Perche’?
Perché nessuno offriva un servizio del genere (non ad un prezzo così accessibile e non per tutti almeno), perché non tutti avevano la connessione… Il cloud è roba che si può fare da 30-40 anni almeno, la differenza è che ora si può vendere come servizio molto più facilmente (e ce ne è più necessità, dato che ognuno di noi ha decine di device).
> Il cloud è roba che si può fare da 30-40 anni almeno, la differenza è che ora si può vendere come servizio molto più facilmente (e ce ne è più necessità, dato che ognuno di noi ha decine di device).
Ottimo, siamo completamente d’accordo su tutto.
Il cloud non è NIENTE di nuovo, bensì un nuovo termine di MARKETING per indicare un certo tipo di servizi che oggi vanno piu’ di moda di un tempo.
Non so se tutti hanno capito questo concetto.
Come esercizio, visto che tu l’hai citato, ti pongo la domanda “cosa fa Windows Azure?” (devi rispondere senza usare la parola cloud).
Non è che vanno più di moda oggi di un tempo, è semplicemente che oggi hanno senso di esistere perchè ci sono certe condizioni che rendono questo servizio utile per aziende e in parte anche per privati.
Il cloud si poteva magari anche pensare 10-20 anni fà, ma a chi sarebbe stato rivolto visto che l’ADSL non esisteva e le prestazioni erano penose a fronte di un prezzo altissimo?
Tutta l’informatica è una continua evoluzione, non è che il cloud è spuntato dal nulla è semplicemente l’uso intelligente di alcune tecnologie che negli ultimi anni si sono evolute, prima su tutte la virtualizzazione e il grid computing, unite finalmente a un modello commerciale vantaggioso per il cliente.
Chiarito questo non capisco cosa intendi quando chiedi esempi concreti.. il web ne è pieno, e dentro le aziende sta oramai diventando un must che permette di ridurre sensibilmente i costi e la complessità in moltissimi casi.
@paolo
Beh, devo essere onesto, me lo chiedo anch’io. A parte slogan promozionali non ho letto nulla di interessante (o quanto meno di concreto).
PS. Ero tentato di rispondere “schifo” :P
Sono d’accordo con zio Richard, ma tuttavia mi trovo ad avere un account FB, volendo condividere ogni giorno link sul software libero (che diversamente “quella gentaglia” non vedrebbe mai). Probabilmente vengono ignorati, ma c’è sempre una flebile speranza.
Prima che diventi la norma per la maggior parte della gente prendere dalla rete potenza di calcolo, applicazioni e storage, credo che passerà molto tempo. Dipende comunque da come si evolverà il cloud computing, dalla qualità e affidabilità con cui verranno elargiti servizi e risorse da remoto e da come il pubblico reagirà all’offerta. Già ora, non avere una connessione attiva, limita molto l’uso che faccio del pc, figuriamoci se dovessi necessariamente prendere dalla rete le applicazioni, i miei dati e addirittura la potenza di calcolo. Se non ho internet che me ne faccio di un notebook, ci uccido gli scarafaggi? (sempre che sia molto resistente, eh) o lo uso come fermacarte? Potrei farlo rivestire con qualche materiale particolarmente resistente e usarlo come tagliere! Volete un po’ di lonza, del prosciutt? un po’ di formaggio??
per non parlare poi della questione sicurezza, su cui ci sarebbe molto da dire. Non credo che la gente sia cosi ricettiva e pronta per una “rivoluzione” del genere nell’uso del pc. Poi sarà all’antica io: devo ancora imparare ad usare il servizio email online tramite il browser. Forse sono uno dei pochi che si scarica la posta sull’HD. Mi dico: ma se mi voglio rileggere una email, ma ti pare che mi devo per forza collegare in rete? ma scherziamo?
Comunque da se sostenitore dell’open source dico, che se nuvola deve essere, che sia una nuvola libera e aperta.
Mah, invece credo che l’affermazione sia sensata.
Una volta che non si paga più il software (tipo pacchetto office), ma il servizio (google apps), che senso ha, per l’azienda, tenersi il codice chiuso? Così finisce che non può sfruttare migliatia di programmatori e programmi a gratis.
Mantenersi il codice per mantenere un vantaggio competitivo, dite. Mah, non saprei proprio. Ci sarebbe da vedere quanto sia realmente possibile creare codice non imitabile e quanto, invece, sia meglio poter innovare velocemente, “regalando” al mercato il proprio codice, tanto chi imita arriva sempre dopo e perde una grossa fetta di consumatori.
Per dire, Chrome mi pare sia open, ma Firefox sta perdendo lo stesso un grosso share del mercato dei browser. Questo succede semplicemente perché Firefox sta innovando troppo poco, non perché quelli di google hanno fatto Chrome con un codice chiuso e di qualità superiore (che forse è pure peggio di Firefox, no?).
Chrome non è libero, Chromium lo è ;-)
Inoltre la fetta grossa del mercato la sta perdendo, come sempre, Explorer.
Firefox perde qualcosina.
Bene, Chronium, ma il concetto credo sia chiaro.
Firefox perde qualcosina… ma Firefox già perde se non guadagna mercato, no?
Comunque, l’esempio regge: per mantenere un ritmo serrato con gli sviluppi, l’open source sembra essere l’unica soluzione. Una sola azienda, pure se è google, non ce la fa a essere iper-innovativa in tutti i programmi che possono girare in un cloud.
Tra l’altro, se (se) il cloud favorisce la standardizzazione del software, non ci saranno più barriere alle filosofie open come adesso, dove anche se il software open è migliore, rimane fuori dai giochi perché non sempre compatibile.
Invece secondo me il cloud non favorisce per nulla la standardizzazione del software…
Adesso posso lavorare con OpenOffice.org esportando i file in formato MS Office e collaborare attraverso quel formato con gente che ha MS Office stesso o iWork.
Se in un domani dovessi, da Google Docs, lavorare con gente che usa MS Docs o Zoho, ho i miei dubbi che riuscirei in modo indolore a gestire le importazioni/esportazioni dei documenti.
Oppure stiamo parlando di cose diverse (possibilissimo) e dovresti spiegarmi cosa intendi esattamente per “standardizzazione”
Sto ancora aspettando che le maggiori distro forniscano servizi “in a cloud”, sì con codice aperto ma sopratutto con una condotta trasparente.
Ciao Felipe, leggo molto ma commento poco, tant’è che questa è la priam volta che scrivo.
In realtà secondo me il cloud potrebbe rappresentare una risorsa in più per l’open source, nel senso che se il cloud si poggiasse su una pila software open-source evolverebbe più velocemente e le persone che guadagnano con il cloud sarebbero più inclini a sponsorizzare l’evoluzione di questo o quell’altro software.
La questione è che forse non ha poi molta utilità avere un Cloud Computing opensource.
Mi spiego meglio:
il vero valore del Cloud è nel servizio offerto al cliente che si basa sull’affidabilità del sistema informativo sottostante, su un tempo di uptime garantito al 99.99%, su una sicurezza intrinseca sia degli scambi di informazioni sia dei datacenter su cui i dati vengono stoccati e via dicendo…
Se anche fosse disponibile il codice dell’applicazione e ognuno potesse scaricarlo e provarlo sul proprio serverino di casa o dentro la propria aziendina da 10 persone, mancherebbe proprio quello che il cloud sta rivoluzionando ovvero l'”as a service” offerto, che non sarebbe minimamente paragonabile a quello che possono offrire colossi come Google, Amazon, Salesforce e via dicendo.
Il cloud non è una rivoluzione tecnologica, già oggi io posso installarmi sul mio server svariate applicazioni web opensource, vedi gli esempi di WordPress, Drupal ecc.. ma con esse è estramente difficile creare un’offerta Cloud se non si ha una massa critica di hardware e di competenze per creare una vera e propria infrastruttura flessibile al servizio del cliente.
Il cloud rivoluziona il modo di supportare, di fruire, di offrire, di vendere queste applicazioni.
Certo avendo il codice sorgente so esattamente cosa l’applicazione web fà e sono più conscio dei rischi a cui vado incontro, ma non è che in questo modo metto al sicuro i miei dati che risiederanno sempre sul server di qualcun’altro.
Il problema è anche molto nelle licenze del utilizzo del servizio, oltre che in quelle del codice. Se il codice fosse aperto ma io accetto una licenza del servizio che prevede che loro possono cancellare il mio account senza preavviso se faccio cose che non li convincono, senza diritto a spiegazioni e senza passare dal via, sono fregato.
Sorpresa, una clausola così c’è già nella licenza di Facebook!
Senza contare che loro possono benissimo darmi il codice.. ma chi mi assicura che quel codice è veramente quello che sta girando nel server?
Il grosso problema della nuvola è che se le licenze d’uso del servizio non sono trasparenti, a ben poco vale l’apertura o chiusura del codice.
Personalmente ho un account su più o meno tutti i principali servizi online e social network, ma uso con assiduità solo una parte di essi. Il punto focale, è che non devo mai dipendere in maniera stretta da un servizio che non posso sostituire, devo mantenere il controllo dei miei dati, e devo avere una strategia d’uscita.
Ad esempio uso Dropbox con il suo demone closed source, che è una vera manna specialmente per la collaborazione di più persone anche su sistemi operativi diversi ma se dovesse improvvisamente scomparire come servizio, perdere alcune features di sincronizzazione, non i miei dati. Per le email tutti ci affidiamo d sempre a servizi di terze parti, ma io sono uno dei pochi a tenere ancora su disco una copia di tutte le proprie mail, di tutti i contatti e dei calendari.
Ed ogni volta che nasce un progetto che promette di affrancarci dalla dipendenza dal tal servizio chiuso, lo saluto con il massimo entusiasmo.
Ben vengano
Diaspora (Facebook)
Status.net (Twitter)
Wordpress (Blogger)
GNU FM (Last.fm)
Tanto per citarne alcuni.
L’altro problema è che chi sviluppa nella nuvola, sta dando una certa propulsione al software libero sul desktop, per garantire la fruibilità del proprio servizio senza dipendere da una terza parte fornitrice di software, anche nella convinzione che il software desktop sia destinato all’irrilevanza a lungo termine.
Il movimento del software libero deve sforzarsi di costruire un’alternativa ai servizi chiusi basati sul web, e nel contempo cercare di mantenere viva l’importanza del desktop.
Un compito non certo facile, ma tanto si sta già muovendo, a partire dal progetto Silk per KDE fino all’estensione per OpenOffice.org che permette di usarlo per lavorare suo documenti di Zoho e Google Docs e a tutti i servizi liberi che citavo prima.
Un discorso a parte per Facebook, il cui fondatore è convinto che il mondo sarebbe un posto migliore se le persone non avessero segreti le une per le altre e la privacy non esistesse. Il che ne fa, per quanto mi concerne, un pericoloso fascista, e mi mette una gran voglia di cancellarmi dal suo servizio, cosa che in passato non ho fatto nemmeno con MSN.
Questa è una posizione condivisibile. Ma non so se l’evoluzione futura dipende dal mondo software o da quello hardware.
Per mantenere i dati su piattaforme proprie, quello che sarà importante è lo sviluppo futuro dell’hardware per uso “domestico”. E questo sviluppo dipenderà da come i consumatori guarderanno il cloud computing. Sono i consumatori disposti a buttare i laptop e ad andare su tecnologie tipo i tablet?
Penso che il cloud computing ingloberà soluzioni “tradizionali” come il laptop, non le respingerà. Il concetto di cloud è proprio di includere più unità che si scambiano dati fra di loro, non di mettere tutto su di un singolo server. Se questa sarà la via, i più accorti (e interessati) potranno continuare a mantenere una parte dei propri dati.
«Per le email ci affidiamo da sempre a servizi di terze parti»
Allora sono l’unico ad avere un server SMTP/POP3/IMAP/Squirrelmail in casa? Penso di sì :-)
Da un certo punto di vista ti invidio, perché quella è una soluzione che io non posso ancora permettermi.
Dall’altro anche se potessi non so se lo farei, dal momento che la mail è una di quelle cose che non possono e non devono assolutamente cadere, sotto nessuna condizione, e personalmente non penso che le mie competenze, la qualità della mia connessione, e la stabilità della rete elettrica siano sufficienti a garantire una simile stabilità.
Probabilmente finirò per comperare un mio nome di dominio, e creare una finta mail da usare come alias per quella vera, che cambierà di volta in volta. Così mi renderei più indipendente possibile dal fornitore e avrei ottenuto un’altissima stabilità.
In verità da quando uso questa soluzione (escluso il rodaggio iniziale) ho molti meno problemi di prima: non perdo più allegati grossi/sospettati (ingiustamente) di essere virus, posso configurare l’antispam come voglio e sono al riparo da webmail lente/non compatibili (hai provato quella di virgilio? Con me se non uso Firefox non funziona…). Contro i guasti elettrici uso un UPS. Se appena puoi, te lo consiglio caldamente: basta un computer qualsiasi da tenere sempre acceso e puoi anche evitare di pagare il dominio usando un servizio di DNS dinamico.
Beh, usando Gmail la webmail è davvero ottima, mi danno l’accesso IMAP con cifratura, e non sono attaccato per i testicoli al mio provider.
E questo al solo prezzo di consegnare tutte le mie email (e la mia anima) a Google!
Si, appena finisco gli studi e mi trovo un lavoro cerco di trovare una soluzione!
Ma sono il solo a considerare il Cloud un grosso pericolo per la privacy e qualcosa da evitare come la peste?
Io so che qualsiasi cosa si lanci in pasto alla nuvoletta è destinata a stare in giro da qualche parte per moooolto tempo anche dopo averla cancellata, ciò significa che le foto delle vacanze al mare così come il filmino o il curriculum o le lettere minatorie sono rintracciabili per un periodo più o meno lungo. Dico io ma alla propria privacy non si pensa o siamo così assuefatti alla voglia di successo che ci impartisce la televisione da 30 a questa parte, che abbiamo volontariamente rinunciato alla nostra intimità pur di avere una ridicola visibilità?
Si io ho un account facebook ma mi tengo largo dal postare le mie foto o i miei affari sentimentali e non più che altro lo uso per divulgare informazioni già di per se reperibili dalla rete. Dell’uso forzato della nuvola accetto giusto la casella gmail perchè un compromesso bisogna per forza trovarlo ma da qui a sputtanarsi in rete ce ne di strada.
Oltretutto l’idea che i dati sono miei e li debba tenere non nel mio fido supporto ma li nella nuvoletta mi fa inorridire e scusatemi ma proprio non ne capisco l’esigenza.
Forse per determinati ambiti può avere un senso ma non per l’uso personale e casalingo. Io non credo che sia il futuro ma che semplicemente sia una ulteriore possibilità da avere
Io più che ai social network penso al cloud fatto da Dropbox, Ubuntu One, OVI di Nokia, ecc. File, contatti, note, tutte cose che vanno in software closed source e di cui solo il client (a volte) è open. Eppure le uso perchè ho bisogno di sincronizzare i contatti, mi piace avere alcuni file ovunque io sia. E’ possibile creare una alternativa open source installando tools su un serverino da tenere sempre acceso a casa per avere la propria nuvola personale, ma è decisamente più facile iscriversi ad un servizio (anche se solo in versione ridotta perchè gratuita) e avere già tutto pronto e poter condividere con gli altri pezzi della propria nuvola.
Probabilmente il cloud non ucciderà l’open source (da cui tra l’altro attinge in quanto a protocolli), ma mi sa che è solo un altro business model: prima con l’open source si guadagnava sul supporto, ora si guadagna con la nuvola.
Ad esempio l’applicazione più nota per sync di contatti, sms e calendari si chiama Funambol, è libera, e la sviluppa in California un’azienda diretta da un Italiano emigrato…
Io credo e seguo il piu’ possibile quello che dice RMS.
Ricordiamoci sempre che il software libero e’ una sua pensata e che sino ad oggi e’ l’unico che rimane duro e puro e soprattutto non lucra.
Dobbiamo anche accettare che ci sia una guida, non possiamo fare ognuno a cazzo suo. RMS fa benissimo il suo lavoro.
Iscrivetevi alla FSF e potrete avere la coscenza a posto di stare veramente supportando il free software.
No calma, l’informatica non è una religione e non è nel DNA di qualsiasi persona intelligente fidarsi ciecamente di quello che dice un soggetto, per quanto bravo e affidabile si sia dimostrato nel passato.
Il ragionamento critico è una cosa che ci deve essere a qualsiasi livello, anche RMS può dire cazzate a volte (e succede spesso :P)
sono un po’ paranoico e questa mia caratteristica mi porta a guardare al cloud computing con enorme sospetto. attualmente non faccio uso di nessun servizio di google o di altri, e condivido al 100% il pensiero di RMS.
Beh, insomma, alla fine almeno le email credo tu sia costretto a riceverle su un server esterno a casa tua.
E francamente trovo gmail inarrivabile.
Se hai trovato altre caselle ad alta capienza con accesso imap cifrato e indipendenti dal provider internet ti ascolto molto volentieri!
Del resto, come ho spiegato, anche io credo che il cloud computing metta a repentaglio il primo principio e scopo del movimento del software libero: essere indipendenti e padroni del proprio lavoro e dei propri dati!
Il cloud computing non mi interessa. Se sarà il futuro,lo sarà perchè tutti i distributori cesseranno di creare OS desktop. Tra l’altro,non tutto il mondo ha connessioni a disposizione. Ma se ne fregheranno. E l’open source mi salverà.
Cloud che?!
La sincronizzazione esiste da decenni, ben prima che apparissero nuvole all’orizzonte.
E basta con ‘sto Open: Linux non è strettamente Open, è Free.
Quanti bsdari ci sono su sto blog, visto che tutti parlano di Open?!
Che c’entra *BSD nell’Open vs Free?
Secondo me se si continua a negare l’importanza del cloud computing non si arriva da nessuna parte. Non sarà una nuova tecnologia nel senso stretto dell’espressione, ma ha una sua utilità che ormai abbiamo scoperto tutti.
Avere i propri dati e applicazioni raggiungibili dalla rete, è una comodità per chi è costretto dalle circostanze a cambiare macchina. E’ chiaro che poi chi non ha altra postazione che il proprio desktop di casa se ne può fregare, ma relativamente: perché al proprio comp può succedere di tutto, da eventuali danni (purtroppo) a reinstallazioni dell’os.
Si è detto che i distributori non possono permettersi di dare un servizio del genere. E perché mai? Ricordiamoci che RedHat e Novell sono quotate in borsa, avrebbero tutto da guadagnarci.
Giusto un’ultima cosa: non confondiamo il cloud computing con facebook. Nel primo caso non siete tenuti a caricare i vostri dati personali, né tantomeno a condividerli, e nessuno può farlo per voi.
Devo ammettere che quando ho letto nel titolo “Mickos” ho subito pensato ad un sistema operativo,fuorviato dalle maligne o s.
Marten Mickos non è più CEO di MySQL da tempo. Da poche settimane è diventato CEO di Eucalyptus.
aggiunto il prefisso “ex-“, grazie Simo’ :D
io sinceramente seguo il più possibile le direttive di stallman, primo perché è proprio per quelle direttive che mi funziona la stampante con cups (grazie apple grazie… ehehehe :P ) e che esiste GNU. Secondo perché non seguirle lo vedo come un suicidio collettivo!
E se mai riuscissi a essere sicuro che un lato server il cloud è aperto, studiabile e conveniente… lo userò certamente…. :)