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Oracle America contro Google Android (e tutti gli altri)

Tra uno spritz e l’altro, avrete già sentito qualcosa riguardo a come Oracle stia delineando le sue aggressive strategie di mercato dopo la non più recente acquisizione di Sun Microsystems e con essa gran parte del software libero che usiamo tutti i giorni.
Per dire, pollycoke funziona non solo grazie all’Amore, ma anche MySQL, che adesso è di Oracle esattamente come OpenSolaris, Java, OpenOffice.org e tutta una serie di altri progetti che dipendono in qualche modo dalle sue scelte (perfino parti di GNOME). Insomma mentre voi vi ubriacavate, in SocialBox c’era fermento: qualche giorno fa è stato segnalato da GNAM (e poi anche da ZioVic) che Oracle ha citato Google, per Android. Giusto prima di una segnalazione di Alessandro secondo cui Oracle stia suicidando OpenSolaris… Che succede allora?

Succede che in un’altra segnalazione di GNAM – leggetene l’interessante discussione scaturita, se non lo avete ancora fatto – viene riportata una frase tratta da un articolo intitolato in maniera piuttosto agghiacciante “Oracle aims to destroy open source software industry“:

If proprietary companies like Oracle can buy up open source projects and then take back their open source status, how can an enterprise depend on open source software?
Se aziende come Oracle possono comprare progetti open source e revocare il loro status di open source, come si può dipendere a livello commerciale su software open source? (T.d.felipe)

Affermazione che tra l’altro non mi sento di bollare come avventata. Metto per un attimo da parte OpenSolaris, la cui chiusura non rappresenta nell’immediato una minaccia pratica per la grande maggioranza di noi e c’è sempre Solaris (anche se Oracle ha reso Solaris a pagamento). È abbastanza più inquietante approfondire il fatto che Oracle stia usando toni forti e inequivocabili nei confronti di Google per il suo sistema operativo mobile Android, in larga parte basato su Java.
La lettura serale che mi sento di consigliarvi, Oracle America vs Google, sull’insostituibile Groklaw: è lunga ma molto interessante. Sono otto i capi d’accusa: sette per violazione di brevetti e una per violazione di copyright, non solo per Dalvik, la VM basata su Java, ma anche per l’SDK di Android. E il problema sembra risalire ad accordi commerciali mai finalizzati tra Google e Sun, prima dell’acquisto di Oracle, quindi Google poteva aspettarsi questa mossa di Oracle.
Ovviamente Oracle tenta di giocare tutte le carte per ottenere una fetta del succoso mercato mobile e allo stesso tempo non ritrovarsi con Java superato in popolarità e diffusione da una implementazione di Java (secondo Google in “clean room”). Sempre secondo Groklaw, i termini perentori con cui i legali si sono espressi starebbero ad indicare o una precisa linea d’azione che verrà svelata da Oracle solo in un secondo momento, o il tentativo di fare la voce grossa per arrivare ad un compromesso e avere un po’ dei soldi sfumati con i mancati accordi commerciali tentati in precedenza. In sostanza: che si scannino pure tra loro colossi.
Ma prima che torniate a sorseggiare il vostro drink, riflettete un attimo sul fatto che dopo decenni di critiche preventive a Sun, adesso ci troviamo davvero nella situazione di dover dipendere (a meno di organizzare una massiccia campagna di fork, non sempre facilmente gestibili con progetti così vasti come quelli di cui si parla) da un’azienda che sta mostrando di non avere alcun riguardo o interesse nei confronti della comunità del software libero.
Speriamo almeno che nessuno acquisti mai l’Amore, no? ._.

124 commenti

  1. aemme

    Appena tornato da una settimana a Londra con la mia donna.
    Ho acceso il pc, lanciato Chrome e digitato, senza pensarci, pollycoke.com.
    Tutto questo per dire che no, nessuno potrà mai acquistare l’Amore.

  2. sinn.fein

    Bellissima la citazione nell’immagine, ammenochè io non stia prendendo un grosso abbaglio…
    “All you base are belong to us” :p …

    • David

      Penso sia corretto! ;) (segnalo una medesima citazione nell’istallazione di IpCop >1.9, sulle schermate F3 e F4 del bootloader isolinux… :D)
      Per quanto riguarda oracle, la faccenda è poco rassicurante. Chiedo lumi agli esperti su una questione da utenti/programmatori… dirottare le energie su altri linguaggi/tecnologie oltre java o fidarsi/far parte delle pressioni esercitate su oracle affinchè non “suicidi” i migliori progetti open che detiene? Insomma… cooperare per un rapporto simbiotico con l’oracolo o boicottare e contestare?

    • AnonimoConiglio

      Sai che succede? per alcuni Zio Richard è solo un guru con idee. Così che quando capitano queste cose rimangono sorpresi.
      Per quel che mi riguarda, non ci posso fare niente. Questo post è ottimo perché chiarisce quel che sta succedendo, ma come dice felipe, possiamo solo sorseggiare il nostro Jack Daniels (lo spritz è per fighetti) e vedere come va a finire.

      • michelangelo

        concordo, quantomeno sul jack daniels (io ci correggo pure il caffè).
        L’unica cosa che non capisco è questa.. il kernel è basata su linux e le applicazioni fornite con android non sono fatte in java=>dalvik ma in C, inoltre è stato rilasciato il native sdk che permette di sviluppare in C/C++ (e a dire il vero molto software applicativo in primis giochi sono sviluppati in C++ opengl).
        Alla fine quelli di google al limite potrebbero:
        * utilizzare un altro linguaggio e fargli produrre codice per la dalvik wm
        (anche se più che il linguaggio immagino a google interessava utilizzare il framework java che omnicomprensivo e attrarre sviluppatori java che come numero sono primi al mondo)
        * lasciare perdere l’android sdk e costringere gli sviluppatori ad usare il native sdk.
        ma non ci sono problemi google ha una pila soldi e troverà sicuramente un accordo economico con oracle.
        Solo io da programmatore adesso avrei un brivido a realizzare qualcosa in java sapendo come oracle ha così poco a cuore i propri utenti (vedi faccenda opensolaris) e forse sarebbe pure ora di migrare tutti i miei db da mysql a postgre

  3. GNAM

    Il problema è uno solo: la GPL.
    Infatti, comunque la giriate, Oracle non ha fatto nulla di illegale.
    A mio parere, la GPL non tutela abbastanza la community dalle “acquisizioni”.
    Vero, tutto è forkabile, ma stiamo parlando di programmi giganteschi.
    Pensateci: sostanzialmente la GPL è nata quando i programmi venivano scritti da una persona sola.
    Oggi non è più così, l’idea del fork è molto meno praticabile.

    • Andrea

      esattamente!!!!
      nel momento in cui non c’è una FONDAZIONE a difendere il nostro giocattolino open source (wordpress foundation, Mozilla foundation …) che ci dà una garanzia per il futuro, le comunità open source possono vedere andarsene tutti i loro sogni per colpa di un passaggio di proprietà da parte di dev semplicemente stanchi.
      chiaro con Sun è diverso, si parla di soldi grossi

      • Alessandro

        Non esiste nessuna WordPress Foundation, tutto è gestito da Automattic, compagnia che possiede tra le altre cose Akismet, WordPress.com, Gravatar, Buddypress, e altro, oltre che dirigere lo sviluppo di WordPress.
        Il fatto di ricorrere a fondazioni comunque non risolve il problema, in quanto sono comunque soggette a controlli “indiretti” da privati donatori… basta vedere quanto è immischiato Google nella Mozilla Foundation con i suoi milioni di “search royalties” (in pratica per avere Google come motore di ricerca predefinito in Firefox). Se un bel giorno Google dovesse smettere di “donare” non so che fine farebbe la Mozilla Foundation.

    • Nedanfor

      Il fork è una tutela comunque. Un governo non può *dipendere* da un software non forkabile e un governo ha gli strumenti finanziari per gestire un fork. A livello puramente teorico altre aziende potrebbero diventare la nuova Sun per i progetti abbandonati da Oracle… Ma sì, son parzialmente convinto anch’io che servirebbero delle aziende per portarli avanti. E non aziendine, ma aziende con los cojones :/

    • idl3

      Non e’ cosi’. Java e’ si’ stato messo sotto GPL, ma non totalmente, e la SUN per restare appetibile sul mercato non ha rinunciato ai brevetti su Java e le concessioni dei brevetti che la accompagnavano erano valide solo se gli sviluppatori utilizzavano implementazioni Java pienamente conformi. Tanto che Java non e’ software libero, pur avendo in parte la GPL (sono sotto GPL molte librerie, l’implementazione del compilatore Java elaborata dalla SUN, la JVM). Ci sono ancora problemi con la licenza, si sa da anni questo. Google non puo’ fare la vittima e far finta di cadere dalle nuvole. E secondo me neppure noi.

    • guiodic

      La GPL 3.0, per esempio, rende impossibile citare qualcuno per la violazione di brevetti.
      Quindi il problema di cui parla questo post è stato già affrontato.
      Purtroppo l’odio ideologico di Torvalds e parte del movimento open source contro la Free Software Foundation ha rallentato l’adozione della GPLv3.
      Che succederà quando qualcuno porterà il kernel Linux in tribunale per violazione di brevetto?

      • GNAM

        Usa il cervello, non basarti sulle chiacchiere in giro.
        Se un software GPL viola brevetti,
        non potrà scamparla perchè sulla GPL è scritto che può violare i brevetti!
        SVEGLIA!!!

        • Giulio Guzzinati

          Siete entrambi in torto.
          La GPL3 è una licenza, e in quanto tale ha valore solo sui contraenti.
          La GPL3 dice però che tu che distribuisci quel software, non puoi fare a causa a chi lo usa, o ne usa un derivato, per brevetti su quel software.
          Dal momento che tutti distribuiscono il kernel Linux, se Torvalds adottasse la GPL3 nessuno potrebbe fare più causa a sul Kernel. Forse nemmeno Microsoft avrebbe potuto fare quella ridicola causa a Tom Tom sul filesystem FAT.
          E se Java fosse sotto GPL3 ora Oracle, che lo distribuisce, non potrebbe fare causa a chi usa Java (forse solo nel caso di Google, dal momento che Dalvik non è un derivato di JVM).
          Ovviamente finché non distribuiscono il mio programma, possono ancora farmi causa tutti.

      • Giulio Guzzinati

        Lotus Symphony a quanto so io, è un’ottima alternativa a OO.o ma è closed source, quindi da questo punto di vista siamo a piedi.
        In secondo luogo non so se “sotto il cofano” girino pezzi di OO.o, l’interfaccia è tutta basata su Eclipse.

        • dg1974

          dal “?” -> Informazioni:
          Lotus Symphony 3 Beta 3
          Release 3.0.0
          Revisione 20100604.0325
          Basato su Open Office e compatibile ODF
          Materiali su licenza – Proprietà di IBM. © Copyright IBM Corporation e suoi concessori di licenza
          2003, 2010. All Rights Reserved. IBM, il logo IBM, Lotus e Symphony sono
          marchi registrati di IBM Corporation negli Stati Uniti e/o in altri paesi. Altri
          di aziende, prodotti o servizi possono essere marchi o marchi di servizi di altri.
          Questo programma è concesso in licenza in conformità ai termini dell’accordo di licenza che accompagna il
          programma. Detto accordo di licenza può trovarsi in una cartella di directory o libreria del programma identificato come
          “license.txt” oppure viene fornito come documento cartaceo. Leggere attentamente tale contratto
          prima di utilizzare il programma. L’utilizzo del programma equivale all’accettazione dei termini del contratto.
          Libwpd Copyright (c) 2002-2006 William Lachance, Marc Maurer, Fridrich Strba, altri collaboratori.
          Lpsolve Copyright (c) 1991, 2007 Free Software Foundation, Inc.

          • Giulio Guzzinati

            Ottimo, ma rimane proprietario anche se completamente gratuito.
            Utilizza qualche parte di OO.o sotto il cofano, e ci costruisce sopra una applicazione proprietaria (lo possono fare perché OO.o è sotto LGPL)
            Quindi non è in senso stretto una alternativa a OO.o. Almeno non per me.

          • wolvie1986

            Va benissimo il veloce e affidabile gnome office. Per altro c’è Latex e gli altri derivati.

          • Giulio Guzzinati

            Ma infatti io credo che i Word Processor andrebbero aboliti, perchè per qualsivoglia compito esiste sempre uno strumento migliore per realizzarlo, da Inkscape a Scribus, a LaTeX (Lyx per chi non voglia perdere 15 minuti ad imparare LaTeX).
            Quanto a GNOME office, andrebbe benissimo se usassi GNOME, ma ci siamo capiti…

  4. Aldo "xoen" Giambelluca

    Chissà come finirà, so solo che in questi anni chi s’è messo contro il software libero non ne è uscito molto bene, anche se qui il caso è un po’ particolare in quanto Oracle avrà *forse* anche qualche ragione.
    Chissà che questa situazione non giovi a MeeGo i cui primi device dovrebbero uscire per natale. Spero solo una cosa, cioè che non ci vada di mezzo chi ha acquistato cellulari Android (tipo mio fratello che ha un Desire nuovo nuovo :P) come invece vorrebbe Oracle (ho *sentito* che vorrebbe un ritiro dal mercato degli smartphone, fattibile?).
    > Speriamo almeno che nessuno acquisti mai l’Amore, no? ._.
    C’è già chi fa anche questo :P!

  5. idl3

    Piu’ che fork (che secondo me non servirebbe a nulla) si potrebbe fare pressione (dopo che Google avra’ pagato le licenze a Oracle) su Oracle affinche’ rinunci ai brevetti su Java e la renda totalmente libera. Un eventuale fork manterrebbe inalterati i problemi con i brevetti. In pratica quello che molti stanno chiedendo alla Microsoft per C# (ha scritto una sorta di promessa, ma i rischi sono ancora elevati).
    Oppure semplicemente si usano i tanti altri bellissimi linguaggi di programmazione esistenti e liberi, C, C++, Perl, Python.

    • Alessandro

      Fare pressioni su aziende multinazionali come Oracle non porta a niente… che gliene ne frega di un po’ di cattiva pubblicità pur di speculare (difendere, dal loro punto di vista) sui brevetti di loro proprietà?
      > Oppure semplicemente si usano i tanti altri bellissimi linguaggi di programmazione esistenti e liberi, C, C++, Perl, Python.
      Se ti riferisci ad Android sono già tutti supportati, alcuni (C e C++) via una SDK nativa, e altri (Perl, Python, Ruby, BeanShell, …) via lo Scripting Layer for Android (SL4A, nato come ASE).

      • idl3

        Le pressioni funzionano se convengono anche alla societa’ in questione. Oracle una volta che si fa’ i suoi soldini con Google puo’ benissimo essere incline a fare qualche concessione su Java (non che io ne senta personalmente la necessita’, Java non lo uso e lo tengo pure alla larga dalle mie macchine, ma c’e’ chi lo usa, quindi). Inoltre essendo il fork inutile al fine della risoluzione del problema, fare pressioni, ancorche’ improbabili, hanno sempre piu’ probabilita’ di successo di un fork inutile.
        > “Se ti riferisci ad Android sono già tutti supportati”
        Lo so, quando dico “oppure si usano”, intendo “oppure si usano solo”, lo davo per scontato, hai fatto bene a precisare.

        • Alessandro

          Fare i soldini con Google è solo l’inizio… Oracle vuole accaparrarsi una bella fetta del mercato mobile con Java (J2ME) che Google con Dalvik, gli sta sottraendo. E comunque se qualcosa fosse utile ad un’azienda non ci sarebbe bisogno di pressioni…
          Il fork è utile dal momento in cui togli lo sviluppo di un progetto su cui conti dalle mani di soggetti inaffidabili ed è applicabile ovviamente alle sole parti Open Source (Java, senza tenere conto di una parte della libraria standard, è software libero, in quanto è rilasciata sotto GPL, altrimenti cose come Openjdk non esisterebbero).
          Inoltre Java da un certo punto di vista è la scelta ideale per questo tipo di piattaforme in quanto prende ciò che c’è di buono sia dai linguaggi compilati (velocità di esecuzione che su piattaforme poco performanti è abbastanza importante) sia da quelli dinamici (astrazione hardware e quindi portabilità) e non se ne può quindi fare a meno tanto facilmente.

          • idl3

            > “e non se ne può quindi fare a meno tanto facilmente.”
            Allora e’ un compromesso, e se scendi a compromessi ti prendi i lati positivi, ma anche quelli negativi, ma non lamentarti di questi ultimi quando qualcuno viene a bussare alla tua porta per avere dei soldi che gli spettano di diritto.
            Oracle ora vede l’opportunta’, sarebbe stupida a non coglierla. Ma noi, perche’ ci lamentiamo? E’ questo che non capisco, perche’ lamentarsi con Oracle se si sapeva benissimo da anni che questo sarebbe potuto succedere? Anzi, che questo sarebbe successo prima o poi (a meno di pensare che una societa’ for profit sia gestita da un incompetente che non cerca il profitto).

          • Alessandro

            Nessuno si sta lamentando (a parte forse il fratello di Aldo “xoen” Giambelluca che ha acquistato uno smartphone Android :D), questa è solo una discussione come un’altra su un argomento che ci sta caro (che riguarda più in generale il comportamento di Oracle nei confronti dell’oss che non solo di Google). Puoi anche vederlo solo come un esercizio mentale, un passatempo, gossip o qualsiasi altra cosa.
            Comunque sul fatto del compromesso hai ragione, Google creando un JVM da zero, ha cercato di minimizzare i lati negativi… quando un giudice arriverà ad una sentenza (a meno di patteggiamenti) sapremo se ha fatto bene.

  6. Alessandro

    Meh, MySQL è già stato forkato in MariaDB quando MySQL AB è stata acquistata da Sun, Java ha la sua implementazione OSS (Openjdk, tra l’altro creata dalla stessa Sun) sebbene manchino diverse parti della libreria originale (non che sia un grosso problema), OpenSolaris ha già il suo erede (IllumOS) che ha raccattato alcuni dei vecchi sviluppatori originali, in questo momento temo un po’ per VirtualBox (anche per la versione closed) ma di alternative oss ce ne sono (anche se di peggiore qualità) e di OpenOffice.org è già stato segnalato il fork di IBM (Lotus Symphony)… Oracle starà anche cercando di distruggere l’Open Source, ma da parte sua l’Open Source si difende bene.

  7. Marco

    Io mi inquieto per altro, i database Oracle sono usati dalle banche, dalle compagnie telefoniche, sono usati in borsa, carte di credito, industrie……
    Con queste mosse si sta pian piano assicurando il monopolio totale.

    • David

      Giusta considerazione. Inoltre può una società permettersi di non sapere (se chiudessero il codice) come si basano la maggior parte dei meccanismi teconlogici con cui ci si auto-gestisce?

      • Giulio Guzzinati

        Se sei un programmatore o un responsabile IT, la cosa probabilmente ti da fastidio. Se sei un manager, un dirigente etc. per te rimane woodoo, e il fatto che i tuoi omini del IT possano studiare come funziona, a te importa circa come di avere dei programmatori che sanno il greco e il portoghese.

  8. LorenzoC

    Stiamo sempre girando intorno alla domanda fondamentale del “software libero” oppure dello “open source” e cioe’: CHI PAGA?
    Il volontariato gratuito evidentemente non basta, subentrano le corporation che però sono motivate dal profitto con ogni mezzo, non dall’ideale socio-politico.
    Da cui direi che nel mondo reale abbiamo la dimostrazione che il “software libero” e’ un concetto minato alla radice.

    • idl3

      Il software libero e quello open source funzionano benissimo anche senza avere dietro una grossa societa’ for profit (Apache e’ l’esempio piu’ famoso, ma ce ne sono altri). Il problema puo’ porsi per quei progetti open source che cominciano a diventare popolari. In quel caso e’ probabile che visto il carico di lavoro venga deciso di affidarlo a chi ha soldi, e vista la diffusione, chi ha soldi ne sia attratto. Ma il software rimarra’ open source anche se dietro c’e’ una grossa societa’ for profit, l’unico modo che cambi e’ cambiare la licenza, e per fare questo serve il consenso di tutti gli sviluppatori. Con Java e’ successo questo. Con altri progetti e’ molto improbabile se non impossibile che questo avvenga.
      Il software libero non e’ minato alla radice di per se, e’ il modo di pensare di molti che credono che siccome e’ software libero deve essere gratis per forza che lo mina alla radice. In tanti Paesi funziona benissimo, piccole imprese scrivono software libero e ci fanno soldi, in Italia sono mosche bianche quelle imprese che ci riescono. Allora forse non e’ colpa del software libero, ma di chi lo usa.

    • Pippo

      L’unico minato alla radice sei tu: fatti una cultura su Open Source e Free Sw e poi vieni a flammar di livello, che ‘ste fesserie non le sostiene più neanche un analfabeta informatico.

  9. LorenzoC

    Secondo me la questione e’ molto semplice: se le corporation contribuiscono al 80% (numero a caso) dello sviluppo del “software libero” e in particolare delle componenti fondamentali, il tarlo nel concetto di “software libero” risulta abbastanza evidente. A parte il caso odierno di Oracle che ha preso il posto di Sun e in sostanza ha fatto capire di non volere piu’ contribuire e di volere indietro la palla, diciamo per ipotesi (non so se sia possibile in realta’) che Nokia domani renda insdisponibili le QT. Certo, non e’ la fine del mondo, ci rimangono le GTK… Non si puo’ ammazzare il “software libero” definitivamente, se anche domani Linus rendesse indisponibile Linux, in teoria rimarrebbe ancora BSD e con un po’ di fantasia anche Hurd. Pero’ ha senso solo se lo consideriamo un passatempo o un gioco.
    Le piccole imprese che scrivono software libero c’entrano come i cavoli a merenda.

    • idl3

      > “ha fatto capire di non volere piu’ contribuire e di volere indietro la palla”
      Oracle contribuisce molto nello sviluppo del kernel Linux (e non solo: http://oss.oracle.com/), non credo abbia intenzione di smettere, perche’ lo pensi?

      • LorenzoC

        Non ho la palla di cristallo. Oracle potrebbe decidere di continuare come prima oppure no. Dal punto di vista di Oracle e’ solo questione di ritorno economico. Appunto dico, se per motivi suoi Oracle decide che non gli conviene contribuire al kernel, non solo ti ritrovi con un (grosso) contribuente in meno ma anche con potenziali rogne legate alle “licenze” che potrebbero essere deleterie se applicate a quel livello. Ora, chiaramente io non conosco i termini legali del contributo di Oracle e che impatto potrebbe avere un eventuale cambio di politica. Ma il concetto non cambia. Secondo me se il “software libero” dipende in maniera sostanziale dal contributo delle corporation significa che il concetto di “software libero” e’ minato alla radice perche’ le corporation funzionano con ben altre logiche e di esempi ne abbiamo a bizzeffe.

        • Giulio Guzzinati

          Oracle potrebbe decidere di non contribuire più al Kernel precisamente perché ora ha il SUO Kernel, e si chiama Solaris.
          Comunque quello che dici tu ha senso solo nel sistema americano dei brevetti, che tutti odiano tranne MS, Oracle ed Apple.
          Il codice si può forkare, ma non puoi farlo girare se qualcuno detiene i brevetti. Almeno negli Stati Uniti.
          Cosa vuol dire “rendere indisponibile”?
          Tu stai mischiando due cose, una è lo sviluppo del codice, sul quale ad esempio non ci sono problemi nemmeno nel caso Google vs Oracle, infatti se anche Oracle ci togliesse la JVM abbiamo 2 alternative in openJDK e Dalvik. Il problema sono appunto i brevetti.
          E molti degli esempi che hai fatto non sono calzanti. Ad esempio Nokia non può chiudere le Qt, perché non chiede le attribuzioni dei diritti sulle patch, quindi chiunque abbia contribuito una patch alle Qt può impedire il cambio di licenza votando contro.
          Nokia può smettere di svilupparle, ma si troverebbe qualcun altro che lo faccia. Già ora le Qt sono troppo usate per poter scomparire.
          Linus rendere indisponibile il Kernel?
          Il massimo che può fare Linus, dato che non ha la proprietà intellettuale su tutto il kernel, è togliere le sue parti ed andarsene. Non esiste al mondo un’azienda che abbia potere sul Kernel, dato che lo sviluppano da Oracle a Red Hat, da Sony ad Intel.
          Ovviamente i tuoi erano solo esempi, ma francamente non mi vengono rapidamente in mente progetti che rischiano di essere “resi indisponibili” così su due piedi, a parte naturalmente OpenOffice.org per cui Oracle ha effettivamente l’attribuzione dei diritti sui contributi esterni, e questo è in effetti un grosso problema, e potrebbe portare ad un fork.
          Altro non mi sovviene.

        • Nedanfor

          Oracle contribuisce per circa il 3% del kernel Linux. Oracle vende da sempre soluzioni basate su Linux e, di recente, anche su Solaris (e temo che in pochi anni possa dismetterlo, per altro), abbandonare il mercato così profittevole che si è creata in questi anni sarebbe quasi più stupido che buttare tutto ciò che ha fatto Sun. Oracle contribuisce in GPL (es. Btrfs) e questo tutela la comunità, quindi il problema che poni non sussiste a livello pratico.

        • LorenzoC

          Putroppo non ho modo di verificare i “legalismi” per vedere quali siano effettivamente i margini in senso positivo o negativo. Ammesso che sia possibile definire esattamente i “legalismi” stante il fatto che alla fine in USA c’e’ una legislazione e in EU un’altra.
          Comunque, facciamo due ipotesi:
          1. Chi contribuisce al software “libero” e improvvisamente gli si rivolta contro puo’ fare due cose, smettere di contribuire E ANCHE fare valere dei “brevetti” su parti del software “libero”.
          2. Oppure, nella peggiore delle ipotesi puo’ solo smettere di contribuire.
          Ora, la migliore delle ipotesi si dice “migliore” perche’ in teoria si potrebbe rimediare affidando ad altri lo sviluppo di cui si occupava il “contributore” imbizzarrito. Il problema e’ che non e’ detto che questi “altri” esistano e/o che abbiano le risorse per subentrare.
          Questo secondo me potrebbe invalidare il concetto di software “libero” in funzione di quanto di questo software “libero” in realta’ dipende da entita’ che fanno del portafogli di brevetti la loro ragione d’essere.
          Il caso peggiore, cioe’ che nel software “libero” esistano rischi di potenziali “brevetti”, secondo me e’ considerato dalla Fondazione GNU, infatto vedo che alla voce “Free GNU/Linux distributions” ci sono solo 8 distro di cui forse due o tre effettivamente utilizzabili per un desktop. E non c’e’ NESSUNA delle distro “note”, tipo Fedora o Debian. Vorra’ pur dire qualcosa.
          Poi aggiungo una cosa: i ragionamenti basati sul business che una azienda fa in un determinato modo e/o in un determinato settore sono abbastanza campati per aria visto che non abbiamo accesso ai bilanci delle suddette aziende. Sun in teoria faceva business con Java, pero’ e’ saltata per aria.

          • Giulio Guzzinati

            Il vero problema sono i brevetti.
            Il resto sono problemi che ti inventi tu. Il software è libero proprio perché può essere portato avanti da altri, quando un contributore importante se ne va.
            Se dopodomani la Nokia smettesse di sviluppare le Qt si dovrebbe decidere come proseguire lo sviluppo. Seguirebbe almeno un periodo di stallo in attesa della riorganizzazione. Ma non sparirebbero e non si fermerebbero.
            Per i prodotti ex-Sun il discorso è lo stesso, anche se le politiche poco inclusive che l’azienda ha sempre tenuto fanno si che la comunità attorno ad alcuni dei progetti sia un po’ scarsa, e quindi il periodo di “vuoto” sarebbe probabilmente un po’ più lungo.
            Con il software proprietario se un’azienda decide di dismettere un prodotto si rimane a piedi. Peggio, se un’azienda viene comperata e chiusa.
            Quanto alle distribuzioni supportate da FSF, non c’entra nulla con i brevetti. Se cerchi trovi le motivazioni per l’esclusione delle distribuzioni principali dalla lista.
            Debian e Fedora sono escluse per la presenza di firmware che il produttore dell’hardware rilascia solo in formato binario, e sono inclusi nei kernel come blob esadecimale.
            Peggio del peggio Ubuntu e openSUSE che arrivano addirittura a mostruosità (dal punto di vista FSF) come includere flashplayer o i driver proprietari di NVidia e AMD/ATI.
            E tutte le distribuzioni presenti in lista sono derivate di distro “maggiori” senza le componenti incriminate.

          • LorenzoC

            Secondo me entrambe le questioni, cioe’ delle parti “proprietarie” incluse e della possibilita’ di subentrare ai “contributori” sono un attimo piu’ complesse di come le descrivi.
            Non entro nei dettagli dei brevetti e delle licenze perche’ non ne so abbastanza e ho anche il sospetto che nessuno in realta’ abbia le idee chiare in materia.
            Ma il fatto che se io smetto di sviluppare un progetto X comunque questo progetto sopravvive perche’ qualcun altro subentra, direi che e’ pura teoria. In realta’ se la “corporation” spende X per pagare gente che lavori al progetto, quando viene meno o trovi un’altra corporation disposta a spendere X oppure il progetto semplicemente defunge perche’ non esiste in concreto la possibilita’ di portarlo avanti grazie ai contributi volontari.
            Questo e’ il punto e cioe’ che esiste questa visione romantica per cui il “software libero” appartiene alla comunita’ quando in realta’ magari esiste solo perche’ le “corporation” per motivi loro ci investono un tot di soldi.
            E sono due concetti abbastanza differenti, secondo me.

          • Giulio Guzzinati

            Il mondo del software libero non è un paese dei balocchi.
            Il proseguimento dello sviluppo non è una garanzia, ma è per lo meno una possibilità.
            Al mondo non si ha mai nulla più che possibilità ed opportunità.
            Alcuni software poi non possono fare a meno di aziende (tipicamente software prodotti da un’azienda, liberati per avere il favore della comunità ma senza l’intenzione di lasciar decidere nulla alla comunità) ma non tutti.
            KDE per fare un esempio, è un grande grandissimo progetto sviluppato da tutti e da nessuno, su cui nessuno ora come ora è in grado di tenere il volante come autista unico.
            Gimp è un progetto di gestione non semplice che procede da un decennio almeno con ben poco aiuto esterno.
            Come dici tu la gestione di un progetto ancorché libero è cosa complicata, ma un programma libero offre a chi lo usa le famose 4 libertà, che invece non sono assolutamente tutelate dall’altro software. Il resto non è ne informatica, ne legalese, ma politica, economia, dinamiche di gruppo e collaborazione (o scontri) tra esseri umani. E quelli esistono in tutto, non solo nel FOSS, e non ci si può fare nulla.
            E nel momento in cui chiunque, nel terzo mondo, è legalmente autorizzato a utilizzare tutto il software che uso anche io sul pc per avviare un’attività senza chiedere a nessuno permessi e licenze, o che un ragazzino brasiliano può metterlo sul suo pc per studiare il mondo con il solo confine della sua fantasia e della sua voglia io non dico che il FOSS appartiene alla comunità, ma all’umanità.
            Vedi tu.

          • LorenzoC

            Si certo. Il riscatto del proletariato passa anche attraverso il “software libero”.
            Peccato che quello che succede in realta’ e’ che il bambino brasiliano, che non e’ tanto proletario se ha un computer con cui giocare, fa prima a copiare il software “commerciale” come si e’ sempre fatto dalla notte dei tempi.
            Detto questo, se il “software libero” non e’ libero (causa brevetti) e/o se e’ libero ma non funziona (nel senso che ne manca sempre un pezzo) direi che e’ inutilizzabile in qualsiasi ambito dove bisogna avere delle certezze.
            C’e’ anche il problema “qualitativo”, oltremodo risaputo.

          • xoen (Aldo Giambelluca)

            @LorenzoC
            > Peccato che quello che succede in realta’ e’ che
            > il bambino brasiliano, che non e’ tanto proletario se ha un
            > computer con cui giocare, fa prima a copiare il software
            > “commerciale” come si e’ sempre fatto dalla notte dei tempi.
            Il fatto che molti copino il software proprietario non vuol dire che sia la regola.
            Poi se parli di copiare il software forse non hai capito che si parla di software libero, non si software gratuito.

          • Giulio Guzzinati

            Guarda, se vuoi delle certezze solide direi che ci vuole il fascismo, si sa che quando c’era lui i treni arrivavano in orario. Diversamente da quello, certezze al mondo non ce ne sono, ma sempre e solo possibilità e opportunità.
            Negli anni in cui ho studiato e lavorato con software libero (da ottobre 2006 ad ora) sento di aver avuto molte più possibilità così.
            E in tutta franchezza non sento tutte queste certezze nell’usare software che è disponibile solo finché un’azienda trova economicamente interessante portarlo avanti (qualcuno ha detto Lotus SmartSuite?) e ti lascia a piedi dopo…

          • LorenzoC

            Io non capisco perche’ qualcuno faccia fatica a distinguere le mele dalle banane.
            Il fatto che si possa lavorare col software “libero” non significa niente, si puo’ lavorare in molti e diversi modi in ogni ambito. Ma il punto, gia’ citato da altri, e’ che se io AZIENDA devo investire per una certa infrastruttura “informatica” non vado di certo ad impelagarmi con situazioni poco chiare o scomode.
            Tenete presente che una azienda “seria” non ne fa tanto una questione di soldi quanto appunto di “certezze”.
            Lasciamo perdere le questioni legali, che comunque rimangono sullo sfondo. Anche il fatto che lo sviluppo di un qualsiasi software/progetto possa cessare o cambiare direzione da un momento all’altro e non si sa mai che piega prenderanno le cose, secondo me e’ un grosso handicap.
            E aggiungo che se io azienda devo dipendere IN TUTTI I CASI da delle corporation come Oracle, allora mi conviene fare un contratto direttamente con Oracle o analogo.
            Il discorso di copiare il software proprietario… anche qui mi sembra che scendiamo dal pero. Non solo per tutta la mia vita ho visto questa essere la pratica prevalente per chi NON VOLEVA o NON POTEVA comprare il suddetto software e non solo e’ anche relativemente comune anche nell’ambito delle piccole aziende ma e’ arcinoto che nei paesi emergenti e’ assolutamente la PRASSI. Voglio dire, se esiste un business di borsette copiate, volete che non esista un business di software copiato?
            Anche qui, il bambino brasiliano non e’ fesso, potendo scegliere tra softwre “libero” scadente e software “proprietario” copiato ma migliore, sceglie quello copiato.

          • Nedanfor

            Da oggi le compagnie che producono software proprietario fanno SOLO software bello, pulito, funzionale e soprattutto non ti fregherebbero mai! E non possono fallire! Io ci ho rinunciato a parlare con chi recita frasi da opuscolo pubblicitario, onestamente.
            PS. Per ragionare è necessario avere un’elasticità mentale e mettere in discussione le proprie posizioni. Per fare i troll basta andare a scrivere ‘Forza Lazio’ in un blog sulla Roma. Nessuno si aspetterà argomentazioni o ragionamenti coerenti e, con metà della fatica, potrebbero darti più pappa di noi… My two cents.

          • xoen (Aldo Giambelluca)

            @LorenzoC
            > Io non capisco perche’ qualcuno faccia fatica
            > a distinguere le mele dalle banane.
            Cioè?
            > Il fatto che si possa lavorare col software “libero”
            > non significa niente, si puo’ lavorare in molti e
            > diversi modi in ogni ambito.
            Si può lavorare in molti e diversi modi in ogni ambito ma non usando software libero?
            > Ma il punto, gia’ citato da altri, e’ che se io AZIENDA devo
            > investire […] non vado di certo ad impelagarmi con >situazioni poco chiare o scomode.
            Giusto.
            > Tenete presente che una azienda “seria” non ne fa tanto
            > una questione di soldi quanto appunto di “certezze”.
            E le certezze quali sarebbero? Formati e protocolli proprietari che ti fanno dipendere da un azienda? In quel caso le aquisizioni non ti spaventerebbero perchè hai pagato ed hai la “certezza”?
            Se qui si parla dei problemi che possono nascere con il software libero che dipende da aziende figuriamoci cosa comporta dipendere da codice/formati/protocolli chiusi che nessuno tranne *una* azienda conosce. Sei completamente alla loro mercè…col software libero hai sempre una via di fuga nei casi d’emergenza.
            > Anche qui, il bambino brasiliano non e’ fesso, potendo
            > scegliere tra softwre “libero” scadente e
            > software “proprietario” copiato ma migliore,
            > sceglie quello copiato.
            Ah beh se è migliore allora…

          • Giulio Guzzinati

            Ritenta, sarai più fortunato! Io sto la prendo persa, perché è come parlare con il muro.
            Ma almeno devi spiegarmi che cosa sarebbe successo nel link che hai mandato.
            Perché io vedo esattamente che lo sviluppatore è sempre quello, ma indovina un po’ ha trovato un finanziamento per lavorare ad Adblock per un paio d’anni. E se io ho installato su 150 postazioni in azienda?
            Applaudo, perché il progetto verrà portato avanti più velocemente, senza cambiare licenza ne sparire. Tra l’altro, Adblock plus è l’esempio esatto di progetto che nel software proprietario non potrebbe esistere, essendo stato portato avanti da molte mani negli anni. Se fosse stato proprietario sarebbe morto e basta.

          • LorenzoC

            Boh, non stavamo parlando di Oracle?
            Quello che e’ successo e’ che Sun e’ saltata per aria e i clienti di Sun adesso sono clienti di Oracle. Nell’ottica aziendale la continuita’ e’ garantita.
            Invece i “utenti-non clienti” di Sun, tipo una ipotetica azienda che avesse adottato OpenSolaris (non se esistano), quando arriva Oracle, che in questo caso non e’ tenuta a subentrare nei contratti, si trova con un sistema che viene “discontinuato”. Si, in teoria c’e’ IllumOS, portato avanti dalla solita velleitaria “community” piu’ Scaccabarozzi e Prendiquaglia.
            Nel caso di ADBlockPlus potrebbe darsi che rimanga tutto cosi. Oppure potrebbe darsi che lo sviluppo del software cosi com’e’ oggi venga interrotto e che nasca per esempio un prodotto commerciale “plus/gold” e uno “free” con funzioni ridotte.
            Una volta ho partecipato al beta testing di un software “libero”. Quando la fase di testing e’ terminata il tizio “padrone” del progetto ha detto una cosa tipo “grazie, adesso se volete usare la versione X costa Y”.

          • LorenzoC

            E certo, si puo’ forkare qualsiasi cosa. Ma l’ultima volta che ADBlock e’ stato forkato c’e’ stato un interregno, cioe’ un periodo durante il quale nessuno sviluppava nulla, di svariati anni, durante i quali si viveva di patch dell’ultima versione rilasciata.

          • Giulio Guzzinati

            Si, stavamo parlando di Oracle, sei te che vai a tirare fuori le estensioni di Firefox come esempio di tragico impatto dei cambi di gestione sul business.
            È abbastanza ovvio che forkare comporti un periodo di interregno, o nella migliore delle ipotesi c’è subito un passaggio di consegne ma il nuovo dev deve prima prendere familiarità con i sorci, ma ricordati che stiamo parlando di una estensione di firefox (hanno di solito compatibilità binaria tra una versione e l’altra, quindi una vecchia può andare bene a lungo) e in epoche in cui Firefox era molto meno diffuso. Oggi non accadrebbe.
            Comunque, visto che ti preoccupano tanto le acquisizioni e cerchi “sicurezze”, dimmi un po’ cosa pensi di Lotus SmartSuite che è morta nel 2002 e di Microsoft Money che è morto l’anno scorso, se no stiamo qui a pettinare le bambole.
            Se tu avessi avuto, nel 2002 alla morte di Lotus, anche solo 50 postazioni con Lotus SS, e ti trovassi d’improvviso con i tuoi documenti in un formato il cui programma non
            La stabilità che ti da il software proprietario è questa.

          • Giulio Guzzinati

            (maledizione, postato per errore, concludo)
            Se tu avessi avuto, nel 2002 alla morte di Lotus, anche solo 50 postazioni con Lotus SS, e ti trovassi d’improvviso con i tuoi documenti in un formato il cui programma non è più in sviluppo, ne in vendita, ti saresti trovato in un bel trappolone!
            Non verrà portato su futuri sistemi operativi, quindi non puoi cambiare il parco macchine. E non puoi acquistare nuove licenze se dovessi averne bisogno.
            La stabilità che ti da il software proprietario è questa.
            Non mi sembra poi tanto meglio dell’alternativa.

          • LorenzoC

            Se andiamo alla radice del problema secondo me dobbiamo comunque rispondere alla domanda “chi paga”.
            Ora, ci sono due opzioni, o crediamo che sia possibile avere “software libero” inteso come “software donato all’umanita’ per spirito filantropico”, oppure dobbiamo capire come puo’ funzionare il concetto di “software libero” in un sistema dove se Oracle contribuisce per X euro deve avere un ritorno maggiore o uguale a X. Che ha come corollario: quando Oracle avra’ un ritorno minore di X smettera’ di contribuire oppure ridurra’ il contribito fino ad andare almeno in pari.
            Ho citato l’estensione di Firefox come esempio. Poteva essere “software filantropicamente libero” fintanto che l’autore lo vedeva come un divertimento/passatempo, quando l’autore lo vede come un impegno coatto ecco che gli serve un adeguato ritorno economico.
            Se funziona cosi per le singole persone, tanto piu’ funziona cosi per le multinazionali, che originano da presupposti diametralmente opposti alla filantropia.
            Riguardo la “possibilita’ e opportunita’”, io credo che le aziende tipicamente non vogliano storie quando si tratta di servizi IT. Normalmente lo IT viene visto come la fornitura della energia elettrica e meno “possibilita’ e opportunita’” ci sono, meglio e’. Vogliono sapere quanto costa e chi chiamare quando non va, fine. Se gli dici che il tuo servizio di fornitura costa meno perche’ si basa su una rete di volontari e che c’e’ la “possibilita’” di interruzione del servizio ma se si verifica un guasto c’e’ la “opportunita’” che prima o poi un volontario subentri, secondo me non ti considerano nemmeno.

          • Nedanfor

            MS Money è stato dismesso. Negli anni hanno dismesso varie edizioni localizzate: chi ci doveva lavorare ringrazia. Nessuna traduzione possibile, nessuna continuazione possibile, nessuna modifica possibile e formati proprietari. Un governo avrebbe potuto facilmente continuarlo, se ne avesse avuto bisogno, ma la possibilità non c’è.
            Chiusa questa parentesi, Intel dona molto a Linux poiché gli serve: lo usa anche per testare l’hardware (vedi USB 3.0, tanto per fare un esempio lampante e recente), gli fa risparmiare molti soldi. Google usa Linux per i suoi server in versione pesantemente personalizzata, ma senza Linux avrebbe dovuto ripiegare su altro e sicuramente con costi maggiori. Non tutto ciò che fai e ciò che doni deve avere un rientro a livello monetario, gli investimenti con questa logica fanno salire le azioni e fallire le aziende. Piuttosto gli investimenti devono essere fatti guardando il lungo termine e gli effetti positivi. LINARO nasce da produttori di hardware principalmente: a loro serve qualcosa e si uniscono. Ne guadagnano loro (costo minore per ottenere la stessa cosa), ne guadagniamo tutti (il codice è libero, Linux è più ottimizzato su ARM, etc.).
            Esistono più modelli economici, alcuni sostenibili ed altri no. Tu purtroppo non sembri avere questa visione dell’economia: sei rimasto al pre-Keynes.

          • LorenzoC

            Cosa succede se domani io divento CEO di IBM e decido di non “donare” piu’ una fava a Linux?

          • Nedanfor

            Che continueranno a farlo gli altri (Intel sta anche sviluppando un OS GNU/Linux, tanto per dire)? E poi perdonami per la domanda, ma se un investimento funziona (e funziona, altrimenti non vedresti aziende Fortune 500 investirci capitali) perché mai dovresti chiuderlo? Esempio per IBM: http://www-03.ibm.com/linux/

          • Giulio Guzzinati

            @LorenzoC ho 2 risposte alla tua domanda. La prima coinvolge un netto calo delle vendite di prodotti marchiati IBM, dal momento che la gente usa Linux nei data center e sui server.
            La seconda coinvolge mio nonno e un flipper.

          • LorenzoC

            Scusate ma mi fate un po’ ridere con le vostre previsioni.
            Voi ve la ricordate la storia di IBM con OS2?
            http://en.wikipedia.org/wiki/OS/2
            Parlando di cosa conviene o non conviene, di clienti persi, eccetera.
            Sapete dov’e’ la forza di IBM? Nella enorme mole di ‘hardware legacy e nei contratti capestro che vincolano le aziende-clienti a IBM medesima. E secondo me ci sarebbe da ridere ad andare a vedere i software che girano su questo hardware.

          • Giulio Guzzinati

            Eeeeeehhhh????
            IBM è uno dei migliori serbatoi mondiali di know-how sul mondo dell’elettronica e dell’informatica, il suo settore di ricerca è all’avanguardia assoluta nel mondo, e Intel va a comperare le innovazioni di IBM sui processi produttivi. IBM è forse l’unica azienda al mondo che continua a vendere supercomputer, e a guadagnarci sopra.
            Poi, già che ci sei, mi spieghi anche cosa c’entra OS/2. Era un sistema closed source tra l’altro strutturalmente simile a MS-DOS. Ossia esattamente quello che non vorrei su un server.
            Che c’azzecca l’abbandono di OS/2 con la morte di Linux? Te lo dico io, tra niente e qualcosa di meno. E secondo te, se domani IBM smette di contribuire allo sviluppo di Linux la gente torna ad usare UnixWare di SCO???

  10. Castore

    Per poter crescere davvero, una piattaforma informatica deve attecchire dove c’è da guadagnare, ovvere nel mondo delle aziende.
    Per poter attecchire deve avere due requisiti;
    1) Essere di qualità
    2) Fornire stabilità nel tempo.
    Se, investendo in una piattaforma (non crediamo che passare ad open source sia a costo zero!) ho il serio rischio di dover cambiare tutto perché salta tutto, non lo farò mai!
    L’open source si difende bene?
    Una azienda con 2.000 postazioni con OpenOffice avete una vaga idea di cosa possa costare, ammesso che sia possibile, un passaggio a Lotus Symphony?
    Temo che il problema sia più rilevante di quanto non si percepisca.

    • Nedanfor

      Esistono fork di OO portati avanti da aziende pronti a sostituire OO nel qual caso Sun/Oracle tentasse il colpaccio. Uno su tutti? Quello di Novell, che non è esattamente una piccola azienda :) Io dormo sonni tranquilli per il futuro di OO, VBox etc.
      PS. OpenOffice serve per dare fastidio a MS Office e c’è sempre StarOffice che viene venduto. Chiudere OO sarebbe cattiva pubblicità e favorirebbe la concorrenza (non solo MS, quanto chi prenderà il posto di Oracle nel portare avanti il progetto) IMHO. Perché favorire? Perché quell’azienda (o quelle aziende, un’asse Novell-Canonical-Red Hat lo vedrei bene) si prenderebbe la pubblicità gratis e potrebbe fornire assistenza a pagamento per il nuovo fork, così come ora lo fa Sun/Oracle.

  11. Charlie Pjive

    Secondo la mia modesta opinione, è inutile speculare su oracle e l’open source. L’open source sa come difendersi, e credo che questo lo sappia anche oracle. Secondo me il loro obiettivo è molto più semplice.
    Loro vogliono che se google deve utilizzare le loro tecnologie, lo deve fare in maniera da contribuire a quanto da loro creato in precedenza, mantenendo così la guida e ottenendo un gigantesco contributor.
    Della serie, se vuoi usare le mie cose, non cercare scappatoie per ottenere ciò che vuoi scavalcandomi, ma lavora con me su di un fronte unitario (in modo che anch’io possa trarne profitto).
    Ovviamente questa osservazione si riferisce al fatto che oracle abbia voluto creare una propria vm invece di usare quella già disponibile per il mobile (j2me con licenza gpl).
    Ergo secondo me stiamo parlando di una mossa coercitiva per costringerli a trovare un accordo con loro (o se tutto va male riguadagnare i soldi per lo sfruttamento di quanto creato da sun che ormai dobbiamo vedere come parte di oracle)
    Che ne pensate?

  12. Giuseppe Metallo

    A me sembra che quello di Oracle sia un tentativo di monetizzare su Java attaccando specificamente Google, e non l’intera comunità del software libero. Il metodo è sicuramente discutibile, ma le accuse di violazione di brevetto sono ristrette a Java, e non coinvolgono in alcun modo i progetti Open Source basati su Java.
    Io credo che siano molto più preoccupanti le denunce di violazione di brevetto fatte da Apple a HTC, che riguardano concetti basilari di Android (o di qualunque sistema operativo) e sono molto più generiche e pericolose per il software libero: http://www.engadget.com/2010/03/02/apple-specifically-going-after-android-in-htc-lawsuit/

    • mario

      E’ quello che penso e ritengo ci siano fondati motivi per pensare che l’intera acquisizione di Sun non sembri proprio un’operazione strategica per Oracle ” produttore di software gestionale per banche e grandi corporations ” ma bensì un’operazione per Oracle ” società quotata al NYSE e nei principali mercati internazionali ” … i suoi clienti o potenziali clienti infatti non sembrano godere di buona salute ( sono 114 gli istituti di credito falliti negli USA dall’inizio dell’anno , fonte : http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=144283 ) e le previsioni a breve e medio termine non sembrano dire qualcosa di diverso. Mi sembra chiaro in sostanza che l’unica strategia possibile messa in campo da Oracle sia di spremere a fondo il limone , strategia sicuramente di chi sa di non avere alcun futuro nel lungo termine.
      Ci fosse stato qualcuno che avesse dato la colpa di tutto ciò a quella sanguisuga di LH … ormai mi sono rassegnato a dover interloquire con individui che hanno delle spessissime fette di prosciutto sugli occhi.

      • idl3

        > “strategia sicuramente di chi sa di non avere alcun futuro nel lungo termine”
        Pessimista, magari invece e’ la strategia di chi sta’ affrontando una momentanea difficolta’. Le banche si riprenderanno prima delle imprese e dei lavoratori sicuramente.
        PS: Chi (o cosa) e’ LH? Ho pure provato a ragionarci, ma nulla.

        • mario

          > Le banche si riprenderanno prima delle imprese e dei lavoratori sicuramente
          La vedo dura con la mancanza di liquidità e con la FED sicuramente non orientata a imettere nuova liquidità ( per via del dollaro già basso )

          • idl3

            In realta’ liquidita’ la FED ne ha immessa, e pure troppa, solo che non circola, vuoi per la paura di investire, vuoi per l’incertezza dei mercati, vuoi perche’ le banche tengono tutto nel mercato interbancario e nelle loro case senza prestare a nessuno. In effetti la FED ha un po’ di paura ad immettere altra liquidita’, anche perche’ c’e’ il pericolo concreto che si cada nella trappola della liquidita’, ossia questa sia ineffiace. E che inoltre cominci la deflazione (situazione alla Giapponese).
            Stiamo un po’ uscendo fuori tema (ma forse neanche tanto) :)

  13. GM

    E restano muti quelli che definiscono “talebano” ed “estremista” chi difende il software libero e mette in guardia sulla possibilità che nascano questi casi.
    Gli stessi che parlano di Stallman come se fosse uno con la testa per aria e di Torvalds come se a lui si dovesse tutto.
    A questo portano i compromessi tanto osannati da alcuni.

    • xoen (Aldo Giambelluca)

      Parole “sante”. Anche se qualche compromesso e un po’ di pragmatismo possono portare vantaggi anche al software libero.
      Comunque è evidente ormai che il software libero e basta non interessa a “nessuno”, serve software figo, funzionale, intelligente E libero. Serve arrivare alla gente comune, e questo non vuol dire necessariamente scrivere software non libero.
      Purtroppo è anche vero che la gente comune spesso è legata a tecnologie proprietarie (Flash, MSN, Skype, file MP3, file di MS Word, etc…) e quindi è logico che si debbano fare alcuni compromessi per raggiungere più gente.
      Come si è però visto se si da alla gente un alternativa libera *valida* piano piano questa verrà presa in considerazione, ma purtroppo non tutti potranno abbandonare ogni tecnologia chiusa da un giorno all’altro.
      Questo tipo di problemi legali dovrebbero farci svegliare tutti, secondo me si deve cominciare a stare molto attenti ai problemi che verranno da :
      – brevetti (Usare GNU/GPL 3.0)
      – protocolli chiusi (Evitarli)
      – formati proprietari (Evitarli come la peste)
      – software come servizio, applicazioni web (usare GNU Affero GPL)
      – hardware chiuso (Soluzioni a breve termine?)
      – applicazioni mobile, dove ancora la situazione è nuova e poco limpida

      • idl3

        > “brevetti (Usare GNU/GPL 3.0)”
        Purtroppo la licenza GPL non mette al riparo dai brevetti, ma solo dal copyright.
        PS: Ne ha parlato anche Eben Moglen al LinuxCon la settimana scorsa. Ho trovato frammeti sparsi della sessione tenuta da lui, sto’ cercando il video ma non lo trovo.

        • Nedanfor

          La GPLv3 serve a ripararsi dai brevetti, è stata scritta appositamente… Altrimenti perché la FSF non si è accontentata della GPLv2? Il punto è che Linux usa ancora GPLv2 per decisione di Linus :/

          • GNAM

            Si’, lo so che hai letto in giro queste chiacchiere,
            ma mi spieghi come la GPL3 possa proteggerti da una denuncia per violazione di brevetto?

          • xoen (Aldo Giambelluca)

            Qui c’è una traduzione della GPL 3 : http://katolaz.homeunix.net/gplv3/gplv3-it-final.html
            Non sono un avvocato e le licenze sono un casino. Da quel che ho capito la GPL3 serve per diminuire il potere dei brevetti software.
            Se violi un brevetto lo violi (ricordo che in Europa non abbiamo brevetti software) ma la GPL3 dovrebbe fare in modo che chi usa il tuo codice GPL3 poi non possa usare i suoi brevetti contro di te.
            Estende la suo viralità anche ai brevetti. Per minare il sistema dei brevetti software insomma la GPL3 si dovrà diffondere di più.

          • GNAM

            L’ho letta e non c’è assolutamente nulla che ti protegga dai brevetti,
            neanche nel paragrafo 11 “brevetti”, dove si continua a parlare di
            “come conseguenza o in connessione con una singola transazione o con un dato accordo”

          • xoen (Aldo Giambelluca)

            > L’ho letta e non c’è assolutamente nulla che ti protegga dai brevetti
            Come ho già detto, se violi un brevetto lo violi, la GPL 3 non è un decreto salva-processi :P, se rilasci il tuo codice sotto GNU/GPL 3 lo rendi libero, però non vuol dire che puoi infrangere la legge.
            Il commento che spiega meglio quali sono i vantaggi relativi ai brevetti della GPL3 è quello di Giulio Guzzinati (22 agosto 2010 @ 04:18).

          • Andrea R

            SPIEGAZIONE:
            Quando il software GPL3 passa per le mani di un detentore di brevetti che lo ridistribuisce, quei brevetti non possono più essere usati contro quel software.
            CAPITO?

    • Pippo

      Infatti tanti bimbiminkia opensorci son scappati con la coda tra le gambe, non avendo compreso ‘na fava del sistema che utilizzavano e sostenendo quel paracubo di Torvalds, il re degli opensorci ipocriti che bistrattano la GPL ma senza sarebbero da anni a cavar patate.
      Quello che deve diffondersi é il pensiero critico nei “consumatori” (che brutto termine..), non la versione per pezzenti di un Windows chiudibile un giorno sì e l’altro pure, come sognano nei loro sogni più umidi le passeggiatrici dell’Open Source, nato apposta come raggiro commerciale al Free, e quei tristi clienti occasionali che rispondono alla categoria di aziende.

    • Andrea R

      Quoto, la libertà del software ha un sacco di gradi e sfumature. Bisogna comprenderle.
      Un programma con licenza GPL e copyright in mano alla FSF o sparso tra gli sviluppatori è veramente libero e sarà libero in futuro. Questo è quello che tiene su la baracca, altrimenti l’open source sarebbe stato smembrato sul nascere. Stallman ha dato all’umanità molto più che Torvalds.
      Software controllati da aziende saranno sempre meno liberi.
      Chiudete sto Chrome.

      • SempreIo

        D’altra parte l’errore é idolatrare l’OpenSource invece che preferirgli il Free Sw.
        A quale interesse risponde il primo rispetto al secondo, alla fantomatica romantica anarchia della libertà?
        Sì, come no.
        L’Anarchia non prevede di vendersi per un tozzo di pane e trasformarsi in regime.

  14. Frafra

    Non sono d’accordo con la considerazione mostrata nell’articolo. Il software libero permette fork, e se il software è *così importante*, sicuramente ci saranno aziende e comunità che supporteranno il fork. Nel software chiuso questi discorsi non si possono nemmeno fare.
    Non capisco questo allarmismo. C’è già da un paio d’anni MariaDB, e tanti altri database alternativi stanno spuntando qua e la come funghi :)

  15. Al3x

    Domanda probabilmente stupida ma noto che nessuno tira mai in ballo PostgreSQL (ovunque si parla solo di MySQL), cos’ha che non va come prodotto?
    Ringrazio per eventuali risposte

  16. BloggerUser23

    comprare un opensource si può? se un software è opensource mettiamo new bsd fino alla versione 2.0 e qualcuno lo compra alla 3.0 facendolo diventare proprietario ,chi ha scricato i sorgenti della 2.0 non può teoricamente farne un progetto derivato e modificarlo come vuole?

  17. Raffaele

    Tecnicaglie: i bilanci di Sun e Oracle sono pubblici (per es. http://www.oracle.com/corporate/investor_relations/earnings/10k-2009.pdf e http://www.faqs.org/sec-filings/091106/SUN-MICROSYSTEMS-INC_8-K/dex991.htm ), Sun era molto indebitata ma tutt’altro che morta, e produce macchine (Java in termini relativi non fa business), mentre Oracle fa SW (ecco perchè se l’è comprata)
    Questo articolo è inutile e sbagliato
    La GPL è un argomento tecnico (legale) e se ne può parlare solo avendo le basi, altrimenti si fa i troll come negli argomenti tecnici di altro tipo (ho detto Qt vs GTK?). La citazione in articolo “If proprietary companies […] open source software?” è semplicemente retorica perchè dipinge un pericolo che non esiste (e con termini inappropriati).
    Notizie come questa fanno eco solo perchè molti “opensorci” sono emotivamente coinvolti con i loro sw, i loro sistemi operativi, i loro DE, e così via. Qua si tratta solo di due firms che in America si scannano per vie legali sui brevetti software, ed è la prassi. Google ha provato una mandrakata e ci rimetterà qualcosa.
    L’articolo fa confusione perchè non chiarisce una cosa fondamentale: Android NON E’ Java, e l’attacco è contro Android, cioè Google. Chi si preoccupa per Java (o per C#, Mono, ecc) e vuole cogliere l’occasione per seguire quel gran vate di Stallman nei suoi “Ve l’avevo detto io!” semplicemente non ha le conoscenze necessarie per esprimersi.
    Dopo la condanna a morte di openSolaris (citata anche qui) molti temono per OOo e MySQL, ma io dico che, mentre openSolaris era davvero un’inutile spreco, MySQL è leader di mercato, genera profitti e non fa concorrenza ai DB di Oracle, quindi non ha nulla da temere; e la diffusione di OOo non ha nulla a che vedere con quella di OpenSolaris, senza considerare che è l’unica vera suite antagonista di MS Office, pur non potendo competere con quest’ultima se non sul prezzo.
    Giusto un’ultima considerazione: si sente spesso parlare di “fork, tanto il sorgente è libero” e non si fa mai nessun accenno a quanto sarebbe costoso e difficile realizzarne uno per progetti così vasti e articolati

  18. drake762001

    Scusa Raffaele, ma dovresti dare qulche informazione e spiegazione a questo punto. Sono il primo a dire di non avere conoscenze sufficienti, se tu le hai dacci qualche informazione utile in più a capire meglio la questione. Grazie in anticipo!

    • Raffaele

      Blog serio e approfondito http://blog.headius.com/2010/08/my-thoughts-on-oracle-v-google.html
      In sostanza, drake, quello che è successo accade tutti i giorni -è la guerra dei brevetti- e in questo caso coinvolge Android per un uso improprio (secondo Oracle e anche secondo me) di Java. Nella peggiore delle ipotesi Google sarà costretta a pagare le licenze a Oracle, quindi è fondamentale chiarire che non cambia niente nè per chi usa Java, nè per chi usa Android, nè per chi sviluppa per l’uno o per l’altro, nè per chi scrive codice libero basato su altro codice GPL’d nè per gli allevatori di anguille e capitoni. So che Felipe non è nè bugiardo nè superficiale, però alcune frasi del post, unite ad alcuni rimandi (come la vicenda opensolaris), uniti al pubblico tipico del blog con le sue fisse e le sue paure più recondite, hanno generato mille post che riguardano argomenti inesistenti e preoccupazioni ingiustificate.
      So che questo non è un blog prettamente tecnico e riconosco che Felipe può scrivere quello che gli pare come gli pare, ma la riflessione che viene spontanea dopo aver appreso di questo scontro è “Ma quanto sono sceme la patenti sul software?” e non “Oracle contro tutti/aims to destroy free software”. Tra l’altro mi è appena giunta notizia che Oracle ha liberato, dopo 25 anni, la parte di GlibC che Sun distribuiva con una sua licenza.
      Insomma a me non importa niente se qualcuno ama/odia Oracle, Sun, Java, Mono, ecc. ma ragionare nell’ottica buono/cattivo quando si parla di queste cose è assolutamente improprio

      • Giulio Guzzinati

        Beh, è giusto quel che dici (ma i tuoi calci fanno male, cit.) ma non è nemmeno tutto così semplice.
        Quello che molti temono in relazione ad Android, e qui stanno un sacco di casini e il motivo stesso per cui siamo arrivati a questa causa, è che la conclusione del processo tra Oracle e Google non tuteli alla fine tutti gli installatori di Android (HTC, Motorola, Samsung).
        Il motivo per cui Google ha creato il suo formato di bytecode e la sua VM, era che SUN non voleva stabilire un accordo con Google sui brevetti relativi a Java che coprisse una volta per tutte Android e tutti gli utenti ed installatori. Sun voleva, da quanto ho capito, andare a mungere tutte i produttori di telefoni uno per uno. E Google non ci stava, quindi ha tentato di creare la sua implementazione che aggirasse molto artificiosamente il problema (cosa che evidentemente forse non gli è riuscita).
        Ora Oracle ha deciso che la Mandrakata di Google non gli sta bene, e vogliono arrivare in fondo alla cosa, ma che Google possa decidere di pagare per i brevetti per TUTTI gli altri (e che Oracle sia a favore di un simile accordo), è vista come ipotesi remota (ad esempio dallo staff di Arc Technica).
        Non so su che basi si affermi questo, ma si tratta di gente molto più qualificata di me, quindi per una volta posso fingere di fidarmi.
        Quindi in definitiva per chi sviluppa su Android questo processo potrebbe cambiare qualcosa, eccome!
        In compenso la liberazione definitiva della GlibC è davvero una bella notizia!
        Quanto all’ottica con cui si guardano queste cose, è ovvio che venga voglia di classificare le società che lavorano con le cose che usiamo, se non in buono/cattivo, concetti evidentemente inappropriati, almeno in amici/nemici. Non potendo consultare un pool di avvocati tutte le volte che si muove una foglia, si cerca di capire se quella compagnia cerca di fregarti oppure no.

      • Raffaele

        Ma sai, Oracle non ha motivi per affossare Android, vuole solo la sua parte. Ritengo verosimile che tutto si concluderà con una multa e un accordo di licenza (eventualmente una modifica del codice) perchè la sentenza arriverà quando Android sarà tanto affermato che non si potrà tornare indietro. Non ricordo alcun parere sfavorevole del giudice che abbia ammazzato un software (pensa alla maxi multa a MS nel caso i4i), ecco perchè affermo che non cambierà nulla per chiunque sia interessato a vario titolo ad Android (ad eccezione, ovvio, di Google). Più interessante sarebbe stato mostrare i brevetti incriminati perchè fosse evidente la facilità con cui vengono concessi e quindi la loro totale mancanza di una ragion d’essere. Ma purtroppo in US le patenti esistono, e trovo difficile che le sette in questione vengano dichiarate tutte invalide. E poichè sono brevetti di una generalità e di una semplicità disarmanti, Google ne ha sicuramente infranto qualcuno

        • Giulio Guzzinati

          Il punto è che in caso di condanna, sono automaticamente responsabili di infrazione anche tutti coloro che hanno prodotto sinora terminali Android. E Oracle potrebbe volere la sua parte anche da loro.
          Quanto ai brevetti troppo generali, è un’arma a doppio taglio, perché vengono tipicamente invalidati in tribunale. E proprio il blog che avevi linkato tu propende per l’ultima ipotesi, anche considerato che Dalvik differisce, per soluzioni tecniche, molto dall’implementazione di Oracle.
          Sono comunque d’accordo nel dire che la piattaforma Android non è in pericolo, ma si rischia di stabilire un precedente fastidioso.
          E sono il primo ad ammettere di stare parlando di aria fritta non avendo le competenze per entrare nel merito del legalese della questione.

  19. Michele

    ma oracle ha appena rilasciato gpl btrfs e un altro file system ex-sun che per ora mi sfugge…
    Stento a capire le critiche mosse a Oracle. Fa solo la sua parte di azienda, cerca il guadagno.
    Ciao Michele.

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