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Suki Yo Ai Shite ❤ Enterprise OSS

Non mi andava di lasciare il grafico calante di “le cose sono due” in bella vista… per cui mi sono messo a cercare spunti ottimistici.

Il fatto che le nostre parole chiave preferite non siano più degne di Google Trends sembra trovare conferma nel poco entusiasmo che vedo sui siti di riferimento.

Questo non significa che le cose dietro le quinte non si muovano… Basta cambiare parole chiave

Non sarà sbrilluccichio euforico, entusiasmo di quelli che allargano la base utente o ruffianeria da marketing, ma in ambito enterprise l’opensource spacca1 e ne trovo dimostrazione in vari contesti meno direttamente accessibili all’utente finale.

Mamma Red Hat, che come forse sapete è stata acquisita da IBM per una cifra spropositata, ha finanziato una pubblicazione intitolata “The State of Enterprise Open Source“, con grafici di grande ottimismo, che se non ricordo male è il sale della vita. Vi do 10 minuti di tempo per leggere.

Bossa nova giapponese mentre aspetto che leggiate. Il titolo significa “Ti Amo”

Bello, no? Non mi riferisco alla Mari Atsumi (che pure meritava, qualche decade fa), ma alla strada fatta dal movimento open source in ambito enterprise, ossia fuori dai circoli hippie in cui lo si voleva relegare fino a pochi anni fa.

Il 95% di quel migliaio di leader nel mondo IT intervistati conferma l’importanza dell’open source, con un trend positivo e per di più controbilanciato da un calo nell’equivalente proprietario. PDF della pubblicazione da scaricare e assaporare con gusto.

Pubblicazioni a parte, è sotto gli occhi di tutti il fatto che aziende note per precedenti prese di posizione antagonistiche si sono progressivamente riscaldate nei confronti delle tecnologie aperte e come predetto da gente più saggia di me, dapprima hanno ignorato, poi deriso2… poi non so esattamente quel cavolo che è successo in questi anni in cui io non ho proprio seguito le notizie, ma mi sembra che quelle idee stiano vincendo.

SaaS, terza via (una delle tante)

Tutto molto bello dunque, ancora di più se si considera che su questa solida base non si può che continuare a costruire, specialmente vendendo servizi come fanno https://www.elastic.co/, https://www.mongodb.com/, https://www.confluent.io/, ma ci sono tante declinazioni che mescolano risorse aperte in varia misura.

Voglio fare un esempio a me particolarmente caro. WordPress è il software che ha accompagnato pollycoke fin dall’inizio e che quando era ancora l’embrione di ciò che è adesso, già permetteva a molti di noi di esprimerci usando tecnologie open source e allo stesso tempo all’azienda di monetizzare – che non è una parolaccia.

Quel che è più importante: WordPress è molto conosciuto anche in ambiti per nulla legati al software libero. La mia donna è una traduttrice freelance e quando di recente ha voluto creare un sito per estendere la sua potenziale utenza è stata lei a chiedermi se avessi un’opinione su quella piattaforma3

WordPress non è un esempio di SaaS, ma come piattaforma di web publishing può essere usata come un tassello fondamentale per creare tali soluzioni. Con pochi strumenti e le giuste conoscenze, chiunque può creare servizi sfruttando una piattaforma popolare e un ecosistema open source.

D’accordo ma… la pornografia™®?

Ah già, lo sbrilluccichio euforico? Beh dopo averlo felipizzato, scrivo dal laptop aziendale… per cui non escludo di condividere qualcuno dei miei vaneggiamenti molto presto 😉

Note

[1] Termine tecnico
[2] Comunque quella citazione non è di Gandhi
[3] I know, right? 😁

7 commenti

  1. Pingback:Microsoft Teams per Linux 😲 – pollycoke :)

  2. Pingback:Distrowatch… yatalkin’about? – pollycoke :)

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