Ho perso il conto di quante volte in questi giorni ho scosso la testa con sconsolata disapprovazione, chiedendomi: perché uno qualunque come me deve avere l’idea di come gestire gli affari italiani più chiara di chi è al potere?
Forse perché tra affitta-Camere, sciogurl, raccomandati e amici degli amici, in Italia chi comanda è gente ancora più qualunque di me? Non so, ma sono tanti i modi in cui mi sento offeso mentre ci fanno gli auguri per questi 150 anni di impunità d’Italia.
Mentre un vecchio piange di fronte alla nazione, nell’inutile vanto di far passare la commozione del momento per redivivo amore patrio, gli italiani vengono traditi e delusi impunemente, giorno dopo giorno. L’ostinazione, anche di fronte alle catastrofi, a voler continuare con un programma nucleare, quando occupiamo una posizione privilegiata per sfruttare il fotovoltaico e altre risorse rinnovabili che faranno il futuro dell’umanità. L’entrata in un conflitto, perché di questo si tratta, senza nemmeno sapere a cosa si va incontro e senza nemmeno porre condizioni alla tracotanza dei fin troppo “volenterosi”. Gli appelli disperati di un’isola ridotta al collasso che cadono nel vuoto o nelle prese in giro del “ce ne occuperemo”. Siamo lasciati soli.
E tutto questo senza nemmeno soffermarsi sulla principale anomalia, etica e morale prima ancora che politica e giudiziaria, di questo paese… Sì, sono consapevole che esternazioni del genere possono essere tacciate di qualunquismo, ma la verità è che il qualunquismo in Italia è saldamente al potere.