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150 anni di solitudine

Ho perso il conto di quante volte in questi giorni ho scosso la testa con sconsolata disapprovazione, chiedendomi: perché uno qualunque come me deve avere l’idea di come gestire gli affari italiani più chiara di chi è al potere?
Forse perché tra affitta-Camere, sciogurl, raccomandati e amici degli amici, in Italia chi comanda è gente ancora più qualunque di me? Non so, ma sono tanti i modi in cui mi sento offeso mentre ci fanno gli auguri per questi 150 anni di impunità d’Italia.
Mentre un vecchio piange di fronte alla nazione, nell’inutile vanto di far passare la commozione del momento per redivivo amore patrio, gli italiani vengono traditi e delusi impunemente, giorno dopo giorno. L’ostinazione, anche di fronte alle catastrofi, a voler continuare con un programma nucleare, quando occupiamo una posizione privilegiata per sfruttare il fotovoltaico e altre risorse rinnovabili che faranno il futuro dell’umanità. L’entrata in un conflitto, perché di questo si tratta, senza nemmeno sapere a cosa si va incontro e senza nemmeno porre condizioni alla tracotanza dei fin troppo “volenterosi”. Gli appelli disperati di un’isola ridotta al collasso che cadono nel vuoto o nelle prese in giro del “ce ne occuperemo”. Siamo lasciati soli.
E tutto questo senza nemmeno soffermarsi sulla principale anomalia, etica e morale prima ancora che politica e giudiziaria, di questo paese… Sì, sono consapevole che esternazioni del genere possono essere tacciate di qualunquismo, ma la verità è che il qualunquismo in Italia è saldamente al potere.

Grazie a voi #Algeria #Egitto #Tunisia #Jan25 #Feb12 #MAJ

Una delle tante istantanee che raccontano cosa accadendo in Egitto e in generale in tutto il Nord Africa in questi giorni.
Non è facile descrivere il sentimento di orgoglio che provo nei confronti di questi popoli che stanno trovando la forza di reagire a decennali regimi dittatoriali travestiti da democrazie malate. Mi sento quasi in difetto ad aver partecipato al massimo con qualche retweet… Eppure è proprio questo che passerà alla Storia: la prima grande sollevazione organizzata, condivisa e raccontata in tempo reale grazie anche alla rete.
Oggi le naturali aspirazioni di ogni essere umano sono bene espresse grazie a questo mezzo, troppo spesso visto come spersonalizzante, guardato con sospetto o apertamente ostacolato come pericoloso strumento di potere sociale. Tornando all’immagine , ho anche pensato che in qualche modo il sogno collettivo dell’America buona (o buonista), portare la democrazia nel mondo, in questa occasione potrebbe diventare realtà. Non con l’esercito, non con inciuci tra politici, ma grazie a semplici strumenti di espressione popolare.

Aspettiamo che ci dicano cosa bisogna fare?

Il 14 dicembre 2010 sarà ricordato per tanti aspetti controversi della vita italiana e internazionale.
Dall’estero aspettavamo il responso sul caso Assange, libero su cauzione dall’accusa di aver fatto sesso non protetto con partner che poi lo hanno denunciato, fieramente ricercato per aver ridicolizzato la diplomazia internazionale con l’ormai famoso Wikileaks. Su questo argomento magari scriverò qualcosa un’altra volta, adesso mi preme altro.
In Italia era infatti il gran giorno delle possibilità (poche) e delle speranze (molte) di una sfiducia al governo. Però si è trasformato in tante altre cose: è stato il trionfo di quel gioco stanco e sporco chiamato politica italiana, tra astensioni mirate e inciuci vari; è stato un giorno di grandi manifestazioni pacifiche di gente che ha esercitato la propria libertà di espressione; è stato infine un giorno di violenze e azioni fosche, talvolta apparentemente inspiegabili, che hanno lasciato parecchi interrogativi e nessuna risposta.

Vendola Puglia a Microsoft

Non è solo un bieco gioco di parole. I riferimenti sono nelle interessanti discussioni scaturire dai post di Marco, Amon Paike, Tungsteno, c4rd0, Frafra e anche altri in SocialBox.
Nichi Vendola non è certo uno sprovveduto e se ha pensato di siglare un accordo con Microsoft significa che ha già ponderato tutti i pro, i contro e tutto quel che sposterebbe Microsoft in Puglia, in termini di soldi e dunque in termini di consenso. Poco male se pochi esaltatati estremisti protestano…
Quando leggo in politichese infarcito di parole chiave che la regione Puglia sostiene il software libero ma non dice no ai grandi competitori, e che la scelta di siglare l’accordo con Microsoft deriva dalla volontà di rendere la Puglia e il Sud un polo d’eccellenza mi scappa una risata amarissima come la birra che sto sorseggiando, e allora voglio proprio brindare a Nichi e alla sua personalissima Italia migliore.
È proprio il gioco ad essere bieco.

“No al bavaglio”: se è già difficile dirlo…

No al bavaglio” è lo slogan che in questi giorni e in queste ore sento e leggo più spesso… e non senza fastidio, purtroppo. Immagino succeda anche a voi.

È gravissimo che io stesso senta fastidio per quello che sto per scrivere: significa che siamo tutti fottuti, perché mi ritengo un essere pensante e so che le idee che supporto mi dovrebbero far stare meglio e più in pace con me stesso. Invece mi sento di fare uno sforzo enorme ad affrontare la questione. Di più: mi sembra di percepire anche il vostro fastidio. Deve avere qualcosa a che fare con il fatto che siamo noi tutti già vittime di questo bavaglio, in senso esteso. Queste parole di Silvia Resta (La7) a Maria Luisa Busi (ex TG1), sui bavagli imposti ai telegiornali, esprimono quel che intendo. Atrocemente:

“[…] Non si racconta più il paese vero, quello della crisi che morde, quello dei pendolari che perdono ore sui treni ammassati come acciughe, quello delle scuole a pezzi, quello che frana. Non si raccontano le truffe e gli abusivismi, non si raccontano le facce della corruzione, la mafia, le mafie; le grandi inchieste sul Palazzo che in un paese “normale” avrebbero tenuto occupati per mesi cronisti e reporter […]”

Forse so dare un nome a quel fastidio: è la nostra impotenza.

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