Oggi ho letto un interessante sfogo scritto da Mark “la risposta è dentro di te” Shuttleworth, riportato anche da Barra in SocialBox, in cui Mr Ubuntu risponde alle eterne critiche che gli vengono mosse, ossia di non contribuire abbastanza al kernel Linux e a GNOME, progetti su cui si basa il suo popolare sistema operativo.
La parole da lui scelte per rispondere alle critiche sono abbastanza interessanti, come accade ogni volta che il dittatore benevolente a vita auto-nominato si pronuncia. Tirando fuori grazie ricevute e miracoli, in sostanza reitera quanto Canonical stia insistendo da anni su un investimento in costante perdita e che Ubuntu è un miracolo di generosità, conseguenza diretta di un talento (che si misura in fantastiliardi). Nel suo lungo articolo non manca nemmeno la parabola della famigliola e dell’azienda di 20.000 postazioni (wow) che si affidano con entusiasmo ad Ubuntu.
Queste esternazioni non hanno mancato di fare insospettire alcuni (cfr la discussione in SocialBox), facendo forse perdere di vista il cuore della questione…
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Se fossimo tutti davanti ad una birra in veranda, vi ripeterei esattamente in modo in cui l’ho affettuosamente apostrofato appena appresa questa notizia, ma siccome non è così mi limito a dire che Mark “dammi tempo che ti percio” Shuttleworth è… decisamente avanti.
Nell’ottica del suo tentativo di ridefinire GNOME, cominciato quasi in sordina con il progetto Ayatana, la sua ultima uscita è dedicata alla GNOME Shell, che per sue dichiarazioni (grazie Andrea!) non sarà inclusa in modo predefinito in Ubuntu 10.10 e sarà disponibile solo nel repo “universe”, ufficialmente a causa di rilasci non sincronizzati. Questa decisione farà forse incazzare terribilmente i sostenitori / sviluppatori / finanziatori di GNOME Shell… ma dal canto mio trovo che sia una strategia inattaccabile, razionale e decisamente in linea con l’obiettivo di catalizzare tutta l’attenzione di utenti e sviluppatori GNOME.
Ricordate quando ieri in “I “Windicators” che cambieranno GNOME (forse)” ho buttato con noncuranza il fatto che Mr Ubuntu ha in mente uno GNOME 3 tutto suo? … ;)
Ci crogiolavamo tutti nel nostro essere Debian radical-geek quando notammo modelle nude che ammiccavano “io te la do perché tu me la dai” e ovviamente fu subito amore.
“Una Debian africana con reparto marketing e fantastiliardi per realizzare ogni nostro desiderio?”.
Sembrava la Distro Finale e per molti lo è stata e lo sarà ancora… A patto di mettere a fuoco alcuni dettagli, tipo che le modelle poi devono essersi rivestite. E tipo che prima o poi i fantastiliardi finiscono.
Fabio, ho letto la tua analisi del fatto che Mark Shuttleworth stia finanziando un team di sviluppatori per migliorare ergonomia ed estetica di GNOME e KDE. In sostanza scrivi che prima di pensare a raggiungere la luccicanza di MacOSX, ci si dovrebbe concentrare sulle vere deficienze di Ubuntu: potenziamento del sistema base (supporto hardware), semplificazione dei nomi di versione e maggiore attenzione al mercato enterprise.
Pur trovandola una ricetta piuttosto semplicistica, sono abbastanza concorde sui punti discussi, specialmente per l’augurata semplificazione dei nomi, credo però che il resto sia già nell’agenda di Canonical da un pezzo, a partire dai fruttuosi – per tutti – accordi con aziende come Dell, anche se non credo che un solo distributore GNU/Linux possa farsi carico di intercettare il supporto degli IHV.
Non mi torna invece la tua conclusione: perché negare l’impatto strategico che avrà un tale finanziamento sistematico teso a migliorare l’esperienza d’uso dei nostri dektop? La conquista degli utenti passa anche da lì :)
Su Planet KDE c’è attualmente tutto un gran discutere sui cicli di sviluppo e rilascio di KDE e dei progetti open source in genere.
Ciò sta avvenendo in risposta ad alcune dichiarazioni rese da Mark “Mr Ubuntu” Shuttlewort all’Akademy 2007 (video). La situazione sembra abbastanza ingarbugliata, tanto da richiedere molteplici interventi di sviluppatori che continuano a rincorrersi su reciproche citazioni.
In realtà basta capire di cosa stiamo parlando, e diventa tutto molto semplice, adesso vi spiego…