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Suki Yo Ai Shite ❤ Enterprise OSS

Non mi andava di lasciare il grafico calante di “le cose sono due” in bella vista… per cui mi sono messo a cercare spunti ottimistici.

Il fatto che le nostre parole chiave preferite non siano più degne di Google Trends sembra trovare conferma nel poco entusiasmo che vedo sui siti di riferimento.

Questo non significa che le cose dietro le quinte non si muovano… Basta cambiare parole chiave

ownCloud è al primo rilascio

Scrive Gerlos in SocialBox: “Felipe, ma ti sei perso il recente progetto di Frank Karlitschek (quello di opendesktop.org), di realizzare un servizio Cloud totalmente (server side e client side) libero?
“Di ownCloud si parlato a gennaio al Camp KDE, la notizia era rimbalzata su dot KDE e l’ambizioso progetto era partito, a seguito di questo annuncio . Le ambizioni erano grandi: creare un servizio analogo a Dropbox o Ubuntu One, agnostico nei confronti dell’ambiente grafico (c’è stata qualche reazione anche dal mondo Gnome), accessibile anche da Windows e Mac Os X, con alcune feature specifiche, e, perché no, integrato con socialdesktop.org. Oggi dopo appena 5 mesi è stata rilasciata la prima versione e si pensa che la parte client per KDE possa essere pronta per la prossima release di KDE.”
Beh accidenti sì, me lo ero perso: a gennaio ero “in tutt’altre faccende affaccendato” (cit) ma mi sembra un progetto davvero meritevole, interessante anche per riscattare la cattiva nomina che ormai ha tutto ciò che è cloud (cfr “Mickos: il Cloud Computing non ucciderà l’Open Source“). Credo che lo seguirò!

Mickos: il Cloud Computing non ucciderà l'Open Source

NetworkWorld riporta alcuni pensieri di Marten Mickos, ex-CEO del famoso database open source MySQL, a proposito di cloud computing e del suo problematico rapporto con l’open source.
L’argomento potrebbe suscitare un “Ma chi se ne frega. Non vedo nuvole. Andiamo al mare.“, visto che non sempre siamo attenti alle implicazioni insite nel demandare sempre più dati alla invadente nuvoletta che ci sovrasta inesorabile. La questione però è spinosa perché noi tutti lasciamo “in giro” con crescente fiducia (spesso molto mal riposta) la gestione dei nostri dati più o meno sensibili e ad esempio ci avvantaggiamo con disinvoltura della comodità delle Google Apps. Ciò nonostante la scomunica di Richard “ego te scomunico” Stallman, che punta il dito sul fatto che molto di quel che usiamo nel cloud sia codice chiuso.
Marten (ti posso chiamare così?) ribalta tutto ciò e dice che il cloud computing potrebbe essere una risorsa per l’open source con un semplicistico “basta che l’open source entri nel cloud computing”. Ah beh, chi l’avrebbe detto che bastava così poco… Ad ogni modo, ho paura a chiedermi quanti di voi seguano le indicazioni di Stallman sulla questione. Immagino ben pochi!

I giochi dell’Humble Indie Bundle… Open source!

In “5 ottimi giochi al prezzo di… fate voi!” avevo segnalato l’iniziativa di Wolfire Games di vendere cinque giochi al prezzo che l’acquirente aveva intenzione di fissare.

L’iniziativa ha avuto un successo strepitoso e c’è stata una risposta inaspettata, soprattutto dai pinguini, che sono stati i più generosi. Sono stati raccolti fondi per oltre $1.000.000. A questo punto è arrivato un annuncio molto ben accolto: il codice di quattro dei giochi sarà rilasciato al pubblico, ossia diventano open source!

Vi consiglio di leggere la segnalazione di Emanuele in SocialBox, perché contiene un interessante spunto di Amon Paike sul tema: “ti pago per svilupparmi il software opensource“, con esempi eccellenti come Blender e AmigaOS. È nato un modo creativo di fare soldi sviluppando codice?

Apple, Microsoft: chi è meglio per l’open source?

Credo che sia esattamente allineato con il sentimento della stragrande maggioranza di pinguini e amanti dell’open source, questo articolo di Linux Insider che vi segnalo.

Niente di particolarmente nuovo, ma comunque in qualche modo interessante: mi è sembrato indicativo che vi si parli di Apple e Microsoft indicando di scegliere il peggiore veleno per l’open source… e invitando i blogger ad esprimersi in merito.

Beh io non raccolgo, non in quei termini almeno. Il tema merita un po’ di attenzione, ma personalmente a me ispira una riflessione in tono diametralmente opposto. Vediamo cosa succede se cambiamo prospettiva: chi tra Microsoft e Apple è meglio per l’open source? E se fosse semplicemente l’open source ad essere meglio (per tutti noi)?

Contaminazioni OpenBIZ: Open Source e Pubblica Amministrazione, Sanità, Agricoltura

Da anni associo il mese di maggio agli incontri più interessanti nel panorama opensource . Questo 2010 sembra non essere da meno.
Vi avevo già accennato dell’inaugurazione di uno “Studio di registrazione basato su Linux, a Milano” che si terrà in giorno 15. Chi è già abbonato al  Calendario Eventi di Pollycoke (fatelo!) avrà inoltre ricevuto notifica che in giorno 22 si terrà a Roma il Primo JAMP Day, per discutere appunto di JAMP, un interessante progetto italiano (siciliano!) per un framework CMS opensource.
Oggi voglio segnalarvi in particolare un ciclo di incontri che si terrà a Faenza dall 11 al 13 maggio, a cura di ImoLUG e intitolato “Contaminazioni OpenBIZ“, un modo per fare il punto su un tema da sempre a me molto a cuore: open source e sostenibilità economica. Leggete oltre per i dettagli e qualche mia considerazione preliminare.

L’open-source una religione?

Religione Open Source - Pollycoke :)Emmanuele, la tua riflessione contiene un implicito invito a commentarne l’essenza a cui è praticamente impossibile sottrarmi, anche solo per confermare la bontà delle tue intuizioni.

Lasciando stare etimologie e gravami culturali che la stessa parola religione porta con sé, si può benissimo essere d’accordo nel definire l’open-source anche tramite l’approccio intrinsecamente aperto che caratterizza i suoi processi decisionali e gestionali.

Concordo con te che a questo punto sarebbe forse meglio parlare genericamente di filosofia o più specificamente morale o etica open-source.

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