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Migrazione a Linux fallita per il cantone svizzero. Perché?

Il cantone svizzero di Soletta1, in tedesco Solothurn, si è arreso all’evidenza dei fatti e pare abbia decretato l’abbandono della sua migrazione a Linux, iniziata addirittura nel 2001, che procedeva tra mille avversità e difficoltà di vario genere.
Dieci anni e numerosi problemi dopo, si viene a sapere che tra le cause del fallimento annunciato ci sarebbero non solo problemi interni allo staff e forse in generale di comunicazione, ma anche l’immaturità del software scelto per la migrazione.
Sul primo problema saremmo tentati di sorvolare con l’agilità del menefreghista, anche se in realtà sarebbe auspicabile che simili tentativi fossero portati avanti da gruppi ben strutturati e coesi, non fosse altro che per evitare di danneggiare l’immagine non già esattamente chiara di future migrazioni. Il secondo problema, quello dell’immaturità del software open source… beh quello brucia. A leggere bene però, sono forse state le scelte e i tempi il vero scoglio.

Software immaturo

Nel dettaglio, apprendiamo che uno sconosciuto (a me) “Projekt Ambassador” doveva superare le difficoltà che erano sorte nella migrazione dei database esistenti, e connettere OpenOffice.org. Per rimpiazzare la suite Outlook poi era stato scelto il progetto Scalix, che ai tempi dell’implementazione pare che mancasse ancora di alcune funzionalità indispensabili.

Problemi interni allo staff

L’aspetto più importante però, come riportato dalla fonte (in tedesco, via Slashdot) nessuno dei dipendenti stava in realtà usando sistemi Linux e anzi a quanto descritto, avvertiva una certa avversione. Come se non bastasse, il criticismo della stampa locale nei confronti della scelta, che come tutte le scelte amministrative è anche politica, pare non abbia aiutato il processo. A questo punto, durante la scorsa estate2 si è anche dimesso il responsabile in carica e il progetto è definitivamente naufragato.
Tutto questo porterebbe a pensare che uno dei principali problemi sia stato appunto la “gestione del conflitto” che naturalmente si innesca ad ogni cambiamento, se non fosse però che raramente sentiamo storie di successo di migrazioni a Linux.
Ad ogni modo, il risultato è che tutti i desktop saranno convertiti a Windows 7 entro il 2011 e la credibilità di soluzioni basate su Linux accuserà ancora un altro duro colpo. Ora, non voglio assolutamente dare addosso a chi si sia preso l’onere di effettuare tecnicamente la migrazione, che è gente che non conosco e che posso immaginare sia stata costretta in mille modi entro argini di politica, con cui istintivamente simpatizzo, ma secondo me il problema di queste iniziative resta sempre uguale: sono azioni frammetarie e slegate.

Ma pur sempre problemi comuni, quindi…

Sono ancora dell’avviso che – prima che si faccia davvero terreno bruciato – c’è l’opportunità di creare interessanti nicchie professionali per garantire migrazioni seriamente pianificate a partire da “buone pratiche” riconosciute. In questi casi non posso fare a meno di indicare un esempio italiano ma sufficientemente vicino alla realtà svizzera da non generare gelosie: la migrazione al software libero della provincia di Bolzano.

Ho trovato questa interessante presentazione (in tre parti), che voglio riportare:

È un tema che mi sta molto a cuore questo, e ne ho spesso discusso in passato, ad esempio in “Contaminazioni OpenBIZ: Open Source e Pubblica Amministrazione, Sanità, Agricoltura” e “Come fare per promuovere soluzioni libere?“. Ho anche indicato più volte a chi ha orecchie per intendere, che secondo me questo sarebbe un terreno molto fecondo per una start-up economicamente ed eticamente sostenibile.

Note all'articolo

  1. Prometto che non faccio battutacce, prometto! []
  2. Oddio è già quasi Natale, sto male []
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