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I piani di GNOME per il futuro

Christian Schaller ha (un po’ tardivamente) scritto alcune interessanti opinioni in risposta all’attacco stupido di cui ho parlato nel post ““Lo sviluppo di GNU/Linux rallenta”, e altre stranezze“, che vi invito a (ri)leggere.

In breve: l’attacco proveniva da due blogger molto seguiti, che hanno cominciato quella che ho definito una “propaganda autolesionista” che sputtanava GNOME, KDE e Linux in generale, sulla base di argomenti futili e, manco a dirlo, infondati.

La risposta di Christian è arrivata (se non puntuale) molto chiara, e rappresenta una buona occasione per discutere dei futuri piani di sviluppo in casa GNOME. Ecco alcuni concetti, ispirati a quelli da lui presentati, che sono per me più importanti:

  • Al momento non c’è alcuna necessità di rompere con GNOME 2. Il fatto che GNOME 3 non esista ancora non significa niente. GNOME 2 è nato per risolvere alcuni problemi con le GTK 1; con il passaggio alle GTK 2 e a nuove librerie si è ritenuto possibile rompere la compatibilità con le vecchie versioni ed è così che è nato GNOME 2. Ossia: prima la necessità, poi le soluzioni.
  • I cambiamenti che avvengono attualmente in GNOME sono “incrementali”. Questo non significa che siano meno importanti: tutte le risorse sono impegnate nel miglioramento delle librerie esistenti, nella correzione di bug, nell’introduzione di dettagli di usabilità e cose simili. GNOME sta ricevendo lo stesso tipo di cure di Aqua di MacOSX, per cui non si capiscono le critiche rivolte a GNOME.

La risposta di Christian prosegue indicando due esempi che potrebbero, qualora adottati come via di sviluppo, dare un senso ad un salto di numero di versione. I due progetti che staccherebbero GNOME dall’attuale modalità di interazione con il desktop sono Lowfat ed Elisa.

Le conclusioni, come al solito, sono: va bene le critiche sensate, ma invece di sparare stronzate, visto che questi sono progetti liberi, aperti e comunitari, perché non contribuire attivamente a farli crescere?

Ecco il post originale di Christian Schaller

6 commenti

  1. EnricoTuxMind

    “Le conclusioni, come al solito, sono: va bene le critiche sensate, ma invece di sparare stronzate, visto che questi sono progetti liberi, aperti e comunitari, perché non contribuire attivamente a farli crescere?”

    parole sante

  2. italyanker

    Ma mi sembra strano che la FSF non stia facendo nulla per supportare lowfat…
    E per quanto riguarda elisa…
    Comunque sono davvero dei gran bei progetti e sarebbe un peccato non vederli prossimamente sul nostro desktop!
    E tu che ne pensi felipe???

  3. Marco P.

    [OT]Non conoscevo questo Elisa.. Ho dato una spulciata nel sito del progetto..

    Voi lo usate?[/OT]

    Da qualche parte avevo letto che il numero di persone occupate a portare avanti GNOME era diminuito e che le GTK erano comunque troppo indietro rispetto alle QT..

    Io non so se questo sia vero o no.. Ma se lo fosse questo non equivale a dire a tutti gli effetti che “GNOME” rallenta?..

  4. vabhe

    mi pare che il tipo che scrisse l’articolo originale in una sua riposta (nella quale si scusa per non essersi spiegato bene) sottolinei soprattutto la mancanza di visione nel lungo periodo.
    mi pare di intendere che lui non sia in disaccordo con l’incrementalità del lavoro ma con la carenza di programmazione “strategica”: non vengono esplicitati sufficentemente quali sono gli obiettivi, i “desiderata”.
    seppure solo in parte vero mi pare una buona provocazione.

  5. Jena Plisskin

    Le “critiche” sono sempre soggettive percui non vedo il problema. Certo ormai si è istigata una guerra Kde-Gnome tra gli utenti e non tra gli sviluppatori, secondo me questa è la cosa più importante. Il futuro sarà una convergenza tra i 2 DE, vedi freedesktop e le sue direttive.
    Io preferisco Kde, ma ho voluto provare Ubuntu con Gnome e devo dire da prova è diventata la distro stabile del mio NB. Mi piace usare entrambi e vorrei che rimanessero con le 2 filosofie differenti, questo darebbe l’idea del senso della frase “alternativa”e a ben vedere quelle critiche minacciano più questo che altro.

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